Memorie di un sopravvissuto

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La pietra di identificazione di Fulvio Janovitz

di Silva Bon

Un’antica poesia istriana recita: Cità xè in questa tera/ col Domo e col Lion/ e drio de lori ognidun/ gà la sua piera de/ identificazion.

La pietra di identificazione di Fulvio Janovitz è il suo essere ebreo “per tre quarti”: tre nonni ebrei, quindi perseguitabile e discriminabile, secondo le leggi razziali del 1938, nonostante fosse cattolico, per volere del nonno.

Vive l’infanzia sospeso tra due fedi: le domeniche col nonno in chiesa… e il sabato […] in sinagoga. Janovitz, autore a 86 anni delle memorie focalizzate sugli anni terribili delle persecuzioni fasciste e naziste in Italia, confessa: Avevo un po’ di confusione in testa con due Pasque, ma pregavo sinceramente due volte lo stesso Dio. E così ho sempre, sino ad oggi, continuato a fare.

Situazione non unica la sua, perché a Trieste, negli anni tra le due guerre, i matrimoni interreligiosi, tra ebrei e cattolici, erano molto diffusi, segno evidente di una integrazione totale, al limite dell’assimilazione della minoranza ebraica. Al momento della promulgazione delle leggi razziali di Mussolini, la posizione dei misti e dei loro figli era oltremodo incerta, non definita con chiarezza dalla normativa: le persone colpite erano abbandonate al caso. Durante l’occupazione tedesca, poi, le leggi di Norimberga, estese indiscriminatamente a Trieste come nell’Italia in mano ai nazisti, non prendevano in considerazione la fede religiosa delle persone, ma la loro appartenenza o meno a una “razza inferiore”, quella ebraica, definita con indicatori biologici di sangue.

Così Janovitz, imparentato con le famiglie più affluenti della Comunità ebraica, è assolutamente perseguibile, e deve fuggire da Trieste, con i genitori e la nonna, riparando prima a San Daniele del Friuli, poi più lontano, a Milano e Genova, dove scomparire assieme a tanti altri. Anche il reticolo familiare è una via di salvezza, o almeno di sostegno morale allo sradicamento, alla perdita della casa, degli oggetti più cari, dei riferimenti di vita quotidiana che nella iterazione dei gesti che danno sicurezza e salute.

Fulvio vive il passaggio dall’infanzia all’adolescenza nella deprivazione fisica e morale: la povertà assoluta, la fame ossessiva, il freddo e l’umido di stagioni inclementi, insinuato nelle stanze abitate con sofferenza, la mancanza di amici coetanei… Ma ogni difficoltà è lenita dalla presenza costante di genitori esemplari nel dare calore affettivo al figlio; da amici e parenti che non fanno mancare le relazioni interpersonali; e anche da piccoli, umili animali domestici cari come fratelli. Sono anche altre figure di riferimento, insegnanti in primo luogo, che aiutano a vivere e a crescere, nonostante tutto. Anche da un punto di vista intellettuale: e la scoperta della filosofia, di Croce soprattutto, diventa un veicolo, un puntello per attraversare le fasi dolorose della vita.

Fulvio sfugge per due volte, in modo del tutto fortuito a morte certa, i bombardamenti di Genova, le razzie, i rastrellamenti delle SS, e anche per questo la sua forte fede nella vita lo fa partecipare attivamente alla fine della seconda guerra mondiale alla ricostruzione, lavorando prima a Genova, poi a Bologna, infine a Firenze e in tutta la Toscana e l’Umbria, nel campo della comunicazione; si impegna inoltre nel sociale, nello scoutismo in particolare, nel mondo rotariano, intrecciando solide amicizie anche nell’ambiente intellettuale degli studi crociani.

Le sue memorie sono scritte in modo leggero, senza poggiare mai sui lati tragici e indelebili della sua vita. La narrazione si sofferma spesso sul quotidiano, sull’armarcòrd del come eravamo, di come la gente pensava e strutturava la propria esistenza negli anni Trenta e Quaranta. E getta uno sguardo sorprendente anche sull’aspetto ludico del divertimento cinematografico, aspetto del resto molto serio per lui, dato che suo padre era direttore del cinema Odeon a Trieste, uno dei tanti cinema frequentati dai divoratori, consumatori di sogni… e accanto a tanti film, Janovitz nomina con amore anche tanti libri di formazione giovanile, partendo dalle enciclopedie per ragazzi, com’era nel costume di allora.

 

Copertina:

Fulvio Janovitz

La pietra d’identificazione

Memorie e ricordi (1938-1945)

Giuntina, Firenze 2017

  1. 91, euro 10