Nuove poesie di Gabriella Valera Gruber

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di Enzo Santese

 

La nuova raccolta di poesie di Gabriella Valera, Scendevamo giù per la collina, presenta in copertina un’incisione di Ottavio Gruber, una finestra aperta su una molteplicità di sollecitazioni dell’anima.

Lo scorrere del tempo impegna l’autrice in fulminee notazioni sul senso del “qui-ora” e del suo contrasto con l’“altrove-sempre”, come dire il determinato e l’infinito. Anche nella precedente silloge, Le molte case dei miei ritorni, era l’idea di un andirivieni nei tempi dell’esistenza e nei luoghi del vissuto a intrecciarsi nella forza della parola che narra, evoca, avvolge e disvela. Qui poi la poesia si fa carne viva e pulsa di vibrazioni molteplici secondo il ritmo di ciò che il mondo sollecita e l’animo fa urgere. Nei titoli delle due prime raccolte inoltre i possessivi (mia vita, miei ritorni) rimandano all’idea centrale di un io, che è motore primario di segnali accesi a illuminare il tracciato della vita; ora la prima persona plurale (Scendevamo) allude a un cammino in compagnia, una discesa che è metafora di una spinta facilitata dalla direzione del movimento: Scendevamo giù per la collina / nella luce che veniva incontro, / presagio di futuro andare.

L’attitudine a registrare fatti della contemporaneità per disporli nell’ordito della storia la spinge verso scenari del mondo in cui sono in gioco i valori di umanità, e così, rispetto alle coste dei Balcani in guerra: Un tramonto così / tenne a lungo in ostaggio / la mia anima / e chiusi gli occhi / per non vedere / tanta bellezza / fra i lampi / del fuoco e della morte, dove la sensorialità visiva è il rischio di essere imprigionata nei viluppi di drammatiche distruzioni. Pianto e dolore scaturiscono dalle vicende più diverse, accomunate dall’approdo finale alla morte: come deriva dalle vittime dell’atroce attentato al mercato di Gerusalemme nel 1997, dall’immagine straziante del bambino siriano Alan Kurdi esanime sulla battigia nel 2015, dalla tragedia sul lavoro all’Ilva di Taranto nel 2018, dalla bambina deceduta dopo una marcia estenuante al confine del Messico nel 2018, dai “bambini martoriati di tutti i confini”, emblemi di un’interruzione dei circuiti non solo di umanità, ma anche di semplice ragionevolezza dell’uomo capace di sfidare in troppe zone del mondo la logica del buon senso, per esasperare le diversità.

Il desiderio di vita che sopravanza le leggi della natura permea il rapporto con la realtà, complice nel costruire le coordinate di un itinerario che pone in rilievo il contrasto fra brevità esistenziale e immensità eterna; la morte è spartiacque fra percepito e immaginato, è rivelazione di un nuovo, misterico silenzio. L’assenza di luce e voce nella notte amplifica vibrazioni interiori, “auscultate” con la cura atta a registrare fedelmente la temperatura del pensiero in cui viene proiettato il processo di restituzione tonale dello stato d’animo. Scendevamo giù per la collina è un testo decisamente duale: da una parte l’esperienza del vissuto che si codifica nella rete dei ricordi riportati alla superficie del presente, in una poesia che è anche persistente disponibilità a sorprendersi dei segnali provenienti dal mondo; da un’altra parte è il disegno di un tempo dilatato, dove i rituali delle varie modalità di vita hanno il fascino di un affastellamento di lingue e tradizioni, collante vero di una seducente complessità.

Nella poetica della Gruber non ci sono dichiarate sperimentazioni, perché il nuovo in lei germina continuamente nella scrittura iscrivendosi con nitore nella sua coscienza che poesia è vita solo quando ha l’onestà “sabiana” di rappresentare il vero, i fremiti di un pensiero che nel silenzio trova l’energia per tradursi in un verso dal calore mutevole secondo la temperatura dell’emozione trasmessa al lettore. E il ritmo dei versi nel loro adattarsi alle sollecitazioni interiori esprime di volta in volta un timbro elegiaco, oppure analitico-riflessivo, o ancora intimistico, affidandosi a una fonte generatrice che è quella dell’amore per le persone, per le cose, per la natura, dove rintraccia le motivazioni del suo stare nel mondo come in un intreccio di convinte adesioni alla concretezza del quotidiano e di speranze vive per la realizzazione di progetti confinanti anche con il sogno.

 

Copertina

 

Gabriella Valera

Scendevamo giù per la collina

Battello stampatore, Trieste 2019

  1. 223, euro 16,00