ODORE DI SALSEDINE

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Un romanzo di Giorgio Micheli

di Graziella Atzori

Amore e Morte sono gemelli, in apparenza opposti e invece complementari. Giorgio Micheli in Odore di salsedine crea una danza conturbante tra Eros e Thanatos. La protagonista Emma Cressi, che lentamente si spegne, s’incontra già all’inizio e ricorda la figura di Ecate, dea lunare trivia, immagine mitologica con tre volti, per rappresentare la signoria della divinità nel cielo, sulla terra e nell’aldilà o, in altri termini, signoria sulle tre fasi del ciclo vitale: crescita, decadenza e morte, in un eterno ritorno.

Emma, triestina, orfana di madre, è una ragazza utopica, anarchica, alla ricerca di un mondo più giusto e migliore. Diviene chirurgo di alta professionalità. Presta servizio in Africa con ‘Medici senza frontiere’ ed è coinvolta nelle situazioni estreme di guerre atroci, dove l’odore della morte ti si attacca addosso, la vista di mutilazioni e agonie e corpi deturpati non ti lascia più. Con lucidità la donna sa di voler lenire il dolore altrui per sfuggire al suo intimo macerarsi, per evitare o attutire la sua lenta morte psichica dopo la perdita dell’amore grande, quello, omosessuale, per Paola, corrisposto, taciuto, fuggito, negato, ripreso, vissuto gloriosamente, ucciso, resuscitato.

Accanto a tale legame, nucleo e cuore del libro, vediamo sfilare come in un filmato gli avvenimenti storici e politici salienti: dalle stragi di stato a quelle mafiose. Assistiamo all’allunaggio, all’avvicendarsi dei papi sul soglio di Pietro, all’assassinio di Moro, con uno stato cinico e/o codardo che lo abbandona. Viviamo la caduta del Muro, la Alpi e Hrovatin essi pure vittime sacrificali di oscure trame e traffici illeciti, in Somalia, Hutu e Tutsi votati all’autodistruzione in un conflitto insensato ma utile ai grandi profitti internazionali.

Paola lascerà Emma per vivere un’esistenza semplice e oscura, da cameriera, immersa nella fatica degli umili.

La temperatura delle passioni costituisce l’humus in cui cresce la vicenda. Le passioni creano autocoscienza, per far prevalere quella luce interiore imperitura che trionfa su ogni tenebra e contingenza. Scrive Micheli: ‘Siamo una torcia che non si spegne mai, eterna. Cambiamo più volte il vestito, o meglio il nostro corpo, per incarnarci sulla terra, ma l’anima cosciente è sempre la stessa. È fiamma cosmica’.

La stanza di Ecate-Emma nell’incipit del racconto, è una camera d’ospedale. Qui, in compagnia dei robot insensibili ma anche di un infermiere pietoso, nell’anno 2040, in un futuro meccanizzato e anaffettivo, nel giorno dell’atterraggio umano su Marte, l’anziana ripercorre le tappe della sua esistenza, inserite nel panorama storico-sociale. Emma ricorda e la sua ‘ricerca del tempo perduto’ di sapore proustiano la conduce alla comprensione che pacifica. Nelle pieghe del tempo ritrova quanto veramente le appartiene, anche il dono lontano della poesia, i versi che germogliarono dal suo dolore. Rivive soprattutto un’esperienza di premorte accadutale decenni prima e rimossa, per mezzo della quale era passata, durante un coma lungo una settimana seguito a un incidente stradale, attraverso la porta che si apre sull’infinito.

Nella stanza solitaria, in cattività fisica, da morente, Emma riceve l’illuminazione e la certezza del ‘dopo’, della vita oltre la vita.

Micheli consegna al lettore il senso elusivo delle cose, ma ammonisce, per bocca di un medico intuitivo, in un dialogo cruciale con la protagonista: ‘Sta a lei scoprirlo.’ È un monito a non dimenticare, soprattutto a ritornare nella propria interiorità. Soltanto lì i valori svelano la loro consistenza e la materia esteriore tridimensionale svolge il suo ruolo appunto di ‘vestito’ e maschera. Lì nell’anima, parola usata con dubbio creativo, pudore, estrema moderazione e cautela dall’autore, nell’anima siamo e saremo, reali figure che l’amore forgia senza soluzione di continuità, con il contributo ineliminabile della ‘signora beffarda’ ma sicura artefice del rinnovamento.

Nella memoria da portare nell’oltre resta un odore di salsedine: quello dei capelli di Paola d’estate. Un particolare divenuto simbolo di totalità.

 

Giorgio Micheli, Odore di salsedine, Talos Edizioni, Cosenza 2015, pp. 180, Euro 15