OMAGGIO DI MILO MANARA A CARAVAGGIO

Caravaggio1-La-tavolozza-e-la-spadaOMAGGIO DI MILO MANARA A CARAVAGGIO

di Nadia Danelon

Una turbolenta città di Roma a cavallo tra XVI e XVII secolo è descritta con fedeltà storica nel fumetto Caravaggio. La tavolozza e la spada di Milo Manara (nuova edizione), il primo della collana “Artist Collection”, in edicola con il Corriere della Sera e la Gazzetta dello Sport. Michelangelo Merisi da Caravaggio, eccellente pittore e personaggio oscuro e rancoroso, è il protagonista di un fumetto intrigante che ripercorre attentamente la sua permanenza nell’Urbe. Manara ci restituisce una Roma lontana dallo splendore della Santa Sede: l’unico porporato che vi appare è il cardinal Del Monte, mecenate e protettore dell’irrequieto Caravaggio, che mette in guardia il pittore lombardo dai rischi che corre inserendo elementi “poco convenzionali” nei suoi dipinti. Ricordiamo che l’epoca di Caravaggio è quella della Controriforma: un periodo in cui l’accusa di eresia, opprimente spada di Damocle per intellettuali e artisti, viene punita con la morte. Come si è detto, Manara racconta la città degli umili, disprezzati dalla “buona società”, condannati a una vita di stenti a malapena accettabile: è la Roma dei poveri, popolata da prostitute e mendicanti. Una città lugubre e cenciosa: Caravaggio ne è un testimone e attraverso i dipinti ci mostra l’umile condizione della povera gente. Modelle per le sue Madonne sono le prostitute, che cercano di riscattarsi nel vestire i panni della Madre di Dio: tenere ed affascinanti nei dipinti del Merisi, ricalcano l’ideale della madre popolana che si occupa del proprio pargolo. Per questo motivo sono realistiche, lontane dalle Madonne innaturali di altri pittori coevi e più vicine a quanto Caravaggio può osservare nelle strade. Ma attraverso il disegno Manara delinea anche altri personaggi. Troviamo un castrato, la cui voce angelica lo destina a sacrificare la propria virilità per una promettente carriera. Troviamo gli artisti, tra cui Caravaggio stesso, inizialmente alla ricerca di una bottega di cui entrar a far parte e poi di un mecenate a cui appoggiarsi per garantirsi un futuro glorioso. Ma soprattutto, nel ruolo di antagonisti in questa vicenda, Manara descrive con minuziosa cura gli scagnozzi delle famiglie benestanti: individui senza scrupoli, pronti a sporcarsi le mani al posto dei loro padroni, sadici nei confronti delle prostitute che sfruttano con crudeltà. In tale ambito si delinea la storia di Annuccia, che vende il suo corpo negli Ortacci: il suo padrone è Ranuccio Tomassoni, scagnozzo dei Farnese, l’uomo che Caravaggio uccide al termine del fumetto mandando in fumo la sua carriera a Roma e trovandosi costretto a scappare con la pesante accusa di omicidio. Annuccia dalla rossa chioma fa da modella al Merisi per le figure della Vergine e di una santa: è così che Manara interpreta l’esecuzione di alcune celebri opere di Caravaggio. La rielaborazione grafica della Morte della Vergine, oggi al Louvre, appare la più toccante e significativa. Merisi, dopo aver recuperato il corpo di Annuccia dalle acque del Tevere, sceglie come astanti gli uomini del popolo accorsi al letto di morte della prostituta: con fedeltà storica vediamo poi sopraggiungere Rubens, che porta via da Roma questo capolavoro dello scandalo. Il linguaggio utilizzato nel fumetto non è quello dell’epoca, a parte qualche rara eccezione, ma il realismo dei dialoghi contribuisce a delineare la personalità dei personaggi. Neppure l’immagine di copertina è frutto di scelte casuali: accanto al ritratto dell’artista, Manara rappresenta la testa mozzata di Medusa, celebre dipinto del pittore maledetto. Ed ecco rappresentato allegoricamente il titolo del volume. La tavolozza e la spada: un capolavoro pittorico e insieme un omicidio, una testa mozzata perfettamente verosimile, che si può anche idealmente ricollegare all’episodio dell’esecuzione di Beatrice Cenci rappresentato nel fumetto, dove una piccola Artemisia Gentileschi assiste allo spettacolo seduta sulle spalle del padre Orazio. Caravaggio e Artemisia, che Manara fa incontrare in una vignetta: pittori attivi in periodi diversi, certo, ma dotati ambedue di un grande talento accompagnato da tumultuose vicende personali.