PEN Trieste…what’s it all about?

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Probabilmente ai non anglofoni – a coloro che odiano I termini itangliani – questo interrogativo può suonare ostico, ma è pur sempre meno riduttivo del triestinissimo “Ma xé più PEN Trieste o Sardon Day? “

 

Per la verità, a Trieste – topos di cultura e di buone letture – un buon numero di persone dovrebbe già essere acutamente conscio del fatto che dal 2003 esiste una “cosa” che risponde al criptico nome di PEN Trieste, anzi di Trieste PEN Centre of PEN International.

 

Ma non è così, e ciò probabilmente spiega il pochissimo interesse che la città manifesta nei confronti di tale “cosa”.

 

Mi sono detto che forse valeva la pena di presentare questa realtà in un articolo meno convenzionale, ed eccomi a voi, nell’intento di non annoiarvi – perché il mio fine non sono i vostri sbadigli, ma una presa di coscienza e, spero, una vostra partecipazione.

 

Nel lontano 1921 Catharine Amy Dawson-Scott – udite, udite, una donna! – fondò a Londra una associazione di scrittori chiamata PEN (acronimo per Poets, Essayists, Novelists) che nel giro di pochi anni contava Centri in molti Paesi.

 

Il primo presidente fu però un uomo, John Galsworthy. Il PEN Italia fu fondato nel 1922, e tre italiani sono stati presidenti del PEN International, Ignazio Silone (1946/47), Benedetto Croce (1949/52) e Alberto Moravia (1959/62).

 

Il PEN International si regge su di una Carta dei Principi che tutti i Soci devono firmare per esplicitare la loro adesione a quei valori. In questo senso è un’associazione apartitica, ma non apolitica.

 

Attualmente ci sono 140 Centri in più di 100 Paesi del mondo, e dal 2015 la Presidente è – per la prima volta – una donna, la scrittrice Jennifer Clement.

 

 

 

 

 

 

 

Nel non tanto lontano 2003, in considerazione di tutte quelle multi-cose che tutti citano quando si parla di Trieste, il PEN International accettò la candidatura del PEN Trieste, che da quel momento divenne un Centro autonomo.

 

Vi potrà sembrare strano, ma nel mondo del PEN sembra che TUTTI sapessero che esisteva Trieste, e comunque dal 2003 abbiamo fatto in modo che lo sappiano anche quelli che lo ignoravano. Non è infatti casuale che chi scrive faccia parte da 4 anni del Board of Directors del PEN International.

 

Il PEN Trieste ha avuto sinora tre Presidenti, da destra Juan Octavio Prenz, il compianto Claudio Martelli ed il sottoscritto (in versione skinhead J )

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Siamo oggi più di una trentina, alcuni del nucleo originario sono mancati, altri dopo un entusiasmo iniziale hanno lasciato.

 

Ritengo opportuno chiarire fin dall’inizio cosa il PEN Trieste NON È – a scanso di equivoci che forse spiegano alcune defezioni.

 

Il PEN Trieste NON È un’associazione di mutuo soccorso tra scrittori che si compiacciono del reciproco apprezzamento e del conferimento di premi all’interno di un gruppo di persone. NON È un club ad appartenenza ristretta in cui ritrovarsi a cena tra amici per parlare male del mondo esterno. NON È un luogo di scambio di favori. NON È un ente preposto all’organizzazione di presentazioni, di letture, di conferenze. NON È – e non vuole essere – autoreferenziale.

 

Intendiamoci, tutte queste attività non sono inutili, spiacevoli o dannose: una certa convivialità e un senso di appartenenza hanno dei lati positivi che tutti apprezziamo, ma NON SONO il core business (passatemi il termine) del PEN Trieste.

 

Il PEN Trieste è invece l’antenna di una Organizzazione molto più grande. Come tale ha degli obiettivi di grande rilievo, che si possono sintetizzare in due direttrici: la promozione della letteratura e la difesa della libertà di espressione.

 

Nel concreto, il PEN International con i quattro Comitati permanenti – Scrittori in prigione, Traduzione e Diritti Linguistici, Scrittori per la Pace e Donne Scrittrici – si occupa di molte cose, sia tramite il Segretariato, com’è definito l’ufficio di Londra, sia tramite i singoli Centri, che hanno notevole autonomia nel perseguimento di obiettivi particolari.

 

La difesa di singoli letterati oggetto di persecuzione e/o discriminazione, la diffusione dell’alfabetizzazione in specifici Paesi, la difesa di lingue, popolazioni e categorie discriminate, la ricerca di azioni di pace, l’affermazione dell’eguaglianza dei diritti delle persone, sono quindi solo un ristretto elenco degli ambiziosi compiti che il PEN International persegue con la collaborazione di tutti i Centri, nella misura della loro influenza, visibilità e disponibilità di risorse.

 

La ragione ci dice che ognuno può fare ciò che le sue risorse economiche gli consentono. Il PEN international – e il PEN Trieste di conseguenza – si basa moltissimo sull’impegno non retribuito dei Soci e delle persone che ricoprono incarichi direttivi. Non uso il termine volontariato, perché lo considero un’attività meritoria, ma il cui senso si è parzialmente perduto in un contesto di tipo assistenziale.

 

Impegno non retribuito vuol dire anche pagare un canone sociale annuo piuttosto modesto, di cui il 25% va devoluto alle casse del PEN International. Vuol dire sostenere di tasca propria, a volte, dei costi (non indifferenti) per spostamenti e/o altre attività. Vuol dire consacrare una parte non banale del proprio tempo a seguire le iniziative del PEN International e ad interagire con esse. Vuol dire immaginarsi delle attività che consentano al colto e all’inclita di rendersi conto della nostra esistenza, in sintonia con i principi del PEN International.

 

Alcuni esempi? Abbiamo organizzato delle Conferenze tra Centri PEN di diversi Paesi, abbiamo ospitato scrittori e poeti di varie parti del mondo, abbiamo pubblicato tre antologie che abbiamo battezzato InterPENbook in collaborazione tra il PEN Trieste e i PEN di Slovenia, Croazia e della Repubblica Ceca per la distribuzione gratuita nelle scuole e nelle biblioteche, abbiamo favorito la pubblicazione di un Dizionario degli Autori di Trieste, dell’Isontino, dell’Istria e della Dalmazia con oltre 1400 voci, abbiamo dato il via alla collana di poesia IL NUOVO TIMAVO che ha ad oggi una trentina di titoli, abbiamo lanciato una collana dedicata alle opere dei Soci che abbiamo chiamato I LIBRI DEL PEN TRIESTE e che conta ad oggi 6 titoli.

 

Dell’altro? Ma certo, abbiamo cercato contatti a tutti i livelli, con i soci di tutto il mondo, individualmente e/o tramite gli altri Centri. Abbiamo tradotto tutti i Manifesti del PEN International in italiano, per il PEN Trieste abbiamo aperto un blog e una pagina Facebook, più un’altra pagina Facebook che si chiama PEN International on Facebook e che ha preceduto di due anni la pagina Facebook “ufficiale”. Oggi conta più di 1000 membri.

 

Abbiamo frequentato l’incontro annuale di Bled, organizzato dal PEN Sloveno, dal 2006 in poi. Abbiamo assistito ai Congressi, a partire da quello del Messico del 2003 fino a quello di Ourense (Spagna) del 2016, con una sola assenza (e dal 2010 pubblichiamo un resoconto su Facebook e sul blog), siamo stati in una dozzina di altri posti in Europa e fuori, abbiamo portato a Trieste nel 2014 il Segretario Internazionale Takeaki Hori. Abbiamo assegnato 5 volte il Premio PEN Trieste nell’ambito di manifestazioni di Altamarea – ma mai a membri del nostro Centro – e 4 volte un premio al Premio Scrittura al femminile – a scrittrici terze.

 

Se non bastasse, ogni anno rispondiamo all’Accademia di Svezia che ci chiede una candidatura al Nobel per la Letteratura. Siamo tenuti al segreto, e non lo infrangeremo, dicendo solo che non abbiamo responsabilità nell’attribuzione a Bob Dylan…

 

E non è finita. Un paio d’anni fa abbiamo lanciato un esperimento del tutto nuovo per il PEN International: la costituzione del Comparto PEN Trieste Lettori, nella coscienza che gli scrittori senza lettori si troverebbero a mal partito, e con l’intento di promuovere la letteratura tramite i Gruppi di lettura.

 

La peculiarità che contraddistingue il PEN Trieste Lettori da iniziative similari consiste nel fatto che vi si privilegia l’interazione tra Lettori e Lettrici su di un testo scelto in comune, anziché il “tradizionale” incontro quasi cattedratico con l’Autore con successivo, limitato dibattito. L’esperimento non è ormai più tale, e per il momento funziona su quattro direttrici. Nel 2015 abbiamo concluso la sperimentazione con una performance pubblica e contiamo molto sullo sviluppo di questa iniziativa. Nel 2016/17 l’attività si è ulteriormente allargata, con delle interessanti collaborazioni con il Teatro Sloveno di Trieste e con la Mediateca.

 

Ma non basta. Come diceva un vecchio capomastro, l’opera non è mai colma.

 

Per la parte economica dobbiamo fare conto su noi stessi – forse anche aumentando i canoni, altri Centri europei hanno quote astronomiche rispetto alle nostre – e su nuove forme di sponsorizzazione, che le regole del PEN International vogliono siano scelte con molta cura.

 

Non vi voglio tediare con lamentazioni sul come gli Enti pubblici sembrino voler rendere sempre più difficile l’accesso a fondi probabilmente già “impegnati” a fini elettoralistici.

 

Si potrebbe anche discutere lungamente sul ruolo delle intellighentsie locali, abituate a navigare in piccoli, confortevoli stagni, in acque note e a circolazione limitata, e non in quelle procellose e infide del mondo esterno in cui il PEN International – e di conserva il PEN Trieste – ha il cattivo gusto di inoltrarsi.

 

In entrambi i casi sarebbe fiato sprecato. Il vero problema è la platea alla quale ci rivolgiamo.

 

Per essere Soci del PEN occorre sentirsi cittadini del mondo, aver voglia di muoversi – anche solo telematicamente – e di confrontarsi, così com’è necessario padroneggiare almeno un paio delle principali lingue a un livello che travalichi la frequentazione delle pur care osmize.

 

Dobbiamo avere più Soci e simpatizzanti, e soprattutto l’età media dei Soci “storici” è troppo alta. È un cane che si morde la coda, anziani chiamano anziani e giovani chiamano giovani. Lo sforzo che dobbiamo fare è trovare Soci più giovani, interessati ai nostri fini ultimi, volonterosi e possibilmente numerosi. E li dobbiamo trovare soprattutto qui, a Trieste, perché per correttezza interna non vogliamo fare proselitismo in casa altrui.

 

Chissà, forse il crowdfunding (quella strana cosa giovanilistica con cui si chiama la gente a contribuire con pochi soldi – anche pochissimi, ma in tanti – al realizzarsi di un’idea) potrebbe aiutarci finanziariamente, ma ci occorre chi sa, può e vuole maneggiare questi nuovi strumenti.

 

Non mi ci vedo nelle vesti dello Zio Sam col cilindro a stelle e strisce che punta il dito sulla gente uscendo dal manifesto e dicendo “ I want YOU !”, ma in realtà è quello che dovrei fare.

 

Vogliamo tutti quelli di voi che hanno la passione della scrittura, in cartaceo o in digitale, e che vogliono combattere per delle cose in cui bisogna credere, come la libertà di espressione.

 

Se ci siete, battete un colpo. Chiedeteci l’amicizia su Facebook, scriveteci una mail all’indirizzo pen.trieste@yahoo.com o pentsgruppolettura@yahoo.com, scriveteci una lettera col francobollo all’indirizzo PEN Trieste, Via Udine 3, 34132 Trieste, …fate un po’ voi: noi vi aspettiamo.