Per caute sopravvivenze

Un piccolo dizionario

di Malagigio

 

EMIMENZA GRIGIA

 

Dai giornali – le tv sono più caciarone e naif – si apprende che l’attuale governo italiano ha, come tutti i governi, la sua eminenza grigia. Eminenza grigia è un sintagma interessante: viene dal francese Éminence grise e dal Seicento dei Tre moschettieri: quando il frate minore François Leclerc du Tremblay era il potente segretario del potentissimo cardinale Richelieu. Richelieu era l’Éminence rouge e Tremblay, per il colore del suo saio, quella grigia. I colori sono simboli. Il rosso si adatta, come sanno tutti i pittori, a figure che devono attrarre l’attenzione, il grigio a chi resta sullo sfondo.

L’eminenza grigia è riottosa a parlare, i blablà sono per lei una caduta dal luogo empireo e celato dove esercita le sue funzioni: crede che il vero potere sia umbratile. Questo tipo d’uomo, segreto e fedele – direbbe Machiavelli: tutto volpe e niente leone – non solo rende reali gli ordini quasi mai esatti del suo capo, ma sa cancellarne le tracce. Spesso sono più intelligenti e lucidi dei loro padroni, ma di un ingegno servile e quindi innocuo per chi li comanda. L’eminenza grigia è un secondo che però sa, o almeno crede, che è da quel suo scalino inferiore che si governa il mondo. L’eminenza grigia coltiva una memoria che non dovrà poi essere ricordata da nessuno.

Quando l’eminenza grigia parla, è per non dire niente, se non in modo cifrato. Il suo modo di non dire nulla è prestigioso: come di una sibilla che nega i responsi. Le rare volte che dirà qualcosa, sarà dunque un evento.

Secondo i giornali, l’eminenza grigia dell’attuale governo è Alfredo Mantovano: è il Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, ruolo in apparenza di seconda fila ma cruciale.

Recentemente, alla festa di Tempi a Caorle, Alfredo Mantovano ha parlato, e in modo tutt’altro che vago. A un certo punto ha detto che gli italiani devono «vivere come se Dio esistesse».

Ora, anche supponendo un popolo di volenterosi che, malgrado le ferie e i 40 gradi, siano disposti a questa «scommessa» (così la chiamò Pascal), resta angosciosamente complicato capire quale Dio si dovrebbe fingere (fare «come se») esista. Apprendiamo dall’Enciclopedia delle religioni in Italia» che nel nostro Paese si praticano 836 religioni. Nel sito storiografia leggiamo che nel mondo, tra religiosi, sette, culti tribali, ecc., ci sono 30.547 religioni: 30.547 modi di intendere Dio. Mantovano dirà che il mondo è bello perché è vario? La situazione è disperante per qualunque crociato.

 

TURISTA

 

Turisti sono sempre gli altri e, ci autorizza a dirlo Jean-Paul Sartre (A porte chiuse, 1944), gli altri sono l’inferno. L’io che viaggia, poniamo, per andare a Venezia perché crede di poter vedere il Paradiso del Tintoretto a Palazzo Ducale, s’imbestialisce trovandosi in una bolgia infera di turisti. Lui, e cioè sempre l’io ipotetico che si ritrova rabbioso e indistinguibile nell’orda degli altri, non si sentirà mai un turista: si riterrà piuttosto un viaggiatore, un pellegrino, un intellettuale geografico, un esploratore avventuroso di luoghi fatti apposta per nutrire il suo coltivato mondo mentale. Sempre questo narciso ferito dal ritrovarsi indistinguibile dal branco degli altri, quando – se sopravvivrà – tornerà a casa, non si reputerà mai il reduce di una vacanza, ma di un’odissea iniziatica, che la promiscuità coi turisti avrà imbrattato. Non per niente ha fatto contorsioni da maestro yoga per fotografare gli unici angoli deserti di piazze e musei gremiti di turisti intenti allo stesso esercizio.

Quell’io inferocito nella sua utilitaria per la coda chilometrica in autostrada, vorrebbe avere il potere del Dio del Diluvio, o almeno di Erode che sa come gestire una strage d’innocenti.

Quell’io però intravede che lo stesso lampo omicida balugina negli sguardi di tutti i suoi vicini. I turisti si odiano tra loro. Già per un posto agli Uffizi vale il mors tua vita mea. Non si scannano a vicenda solo perché ci sono i carabinieri.