Premio trio di Trieste 2022

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di Luigi Cataldi

 

Con il concerto del gruppo vincitore, il 14 settembre scorso al Teatro Miela, si è conclusa la 21a edizione del Premio Trio di Trieste. Il premio è eredità del trio da cui prende il nome, gloria dello scorso secolo (fu attivo dal 1933 al 2003) e tuttora modello per ogni formazione da camera. Ideato nel 1996 e ancora oggi diretto da Fedra Florit il premio è rivolto a giovani gruppi da camera (dal duo al quintetto con pianoforte, con età media dei componenti non superiore ai 32 anni) che si ispirino all’esempio della storica formazione triestina.

All’edizione di quest’anno, sono state ammesse 31 formazioni appartenenti a 20 paesi che, dopo una prima fase eliminatoria, condotta su ascolti in DVD, si sono ridotte a 13, poi a 11, a causa del covid. La Giuria, multinazionale (Israele, Italia, Repubblica Ceca, Russia, Ucraina, Uruguay), composta da artisti affermati nella musica da camera di diverse età (alcuni vincitori delle edizioni passate del premio), presieduta da Giuseppe Ettorre, primo contrabbasso della Scala, designato come consuetudine dall’Accademia Chigiana di Siena, dopo le eliminatorie dal vivo (10 e 11 settembre) al Conservatorio Tartini e la prova finale al Teatro Miela (12 settembre), ha assegnato il primo premio, il connesso premio speciale e il sostegno della direzione artistica per 10 concerti nelle principali associazioni di musica da camera italiane, al Trio Pantoum (Francia, Sud-Corea. Piano: Vigil Roche; vl: Hugo Meder; vc: Bo-Geun Park). Il secondo premio è andato al Trio Orelon (Italia, Germania, Spagna. vl: Judith Stapf; vc: Arnau Rovira i Bascompte; piano: Marco Sanna). Il terzo premio è stato assegnato al Duo Okada-Quennesson (Francia. Piano: Kojiro Okada; vc: Maxime Quennesson). Al Trio Gaia (USA-GB. Vc: Yi-Mei Templeman; vl: Grant Houston; piano: Andrew Barnwell) è andato inoltre il premio speciale Fernanda Selvaggio.

Pare che Béla Bartók abbia detto: «Le competizioni sono fatte per i cavalli, non per gli artisti». La realtà odierna è ben diversa. Centinaia, forse migliaia, sono i concorsi musicali che si tengono ogni anno nel mondo e non c’è concertista che non abbia nel proprio curriculum qualche importante trofeo. Anche la competizione triestina è servita a questo scopo per molti dei vincitori delle passate edizioni. Forse proprio per questo la preoccupazione di Bartók di veder prevalere la competizione e l’agonismo anche nella musica può essere condivisa.

Ma il Premio Trio di Trieste, non è stato solo competizione. Il presidente della giuria, Giuseppe Ettorre, annunciando il verdetto finale, ha usato parole da condividere. In primo luogo per la carriera di ogni musicista da camera. Chi sceglie questa strada, ha detto, rinuncia ad essere un solista per diventare parte di un gruppo, in cui l’integrazione con gli altri, l’ascolto reciproco, la voce comune anziché la propria, sono determinanti. Non la competizione, dunque, ma la condivisione. È ciò che nei concorrenti ha cercato la giuria. Le decisioni sono state difficili, ha detto Ettorre, per l’alto livello tecnico di tutti i gruppi, ma piacevoli da prendere, perché è stato così possibile concentrarsi sul carattere proprio di ciascun gruppo.

Sul canale YouTube di Chamber Music (associazione che ha organizzato il concorso) si possono ascoltare le prove di tutti gli ammessi alla fase finale e in particolare dei premiati: la leggerezza e la vivacità del Trio Gaia, le forti individualità del Duo Okada-Quennesson, l’intensità nelle musiche di autrici novecentesche del Trio Orelon, il dinamismo e l’ampia sonorità del Trio Pantoum. Vale la pena di ascoltarli.

 

1:

Trio Pantoum

(Francia, Sud-Corea)

Piano: Vigil Roche;

violino: Hugo Meder;

violoncello: Bo-Geun Park