8 MARZO Trotula, la medica salernitana

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Dall’esegesi medievalista alla fiction contemporanea
di Laura Ricci

 

Amo il Medioevo, forse perché è in una città medievale che sono nata, ed è in una città medievale che da diversi anni vivo. O forse perché non amo quello che è lineare e prediligo la linea curva. E di diritto, il Medioevo, a causa della scarsa capacità a girare in modo retto del cavallo, non aveva neanche le strade. E del Medievo amo, naturalmente, esplorare e ricostruire le figure femminili.
Un volume collettaneo curato diversi anni fa dal medievalista Ferruccio Bertini, Medioevo al femminile (Laterza, 1996, ultima ristampa 2018), assembla figure più o meno note di donne autorevoli vissute nell’età medievale per smentire il trito luogo comune secondo il quale sarebbe stata l’epoca in cui la donna fu maggiormente svilita e oppressa, e per mostrare invece che «contrariamente a quanto si crede fu la prima epoca storica in cui le donne raggiunsero un notevole grado di emancipazione sociale e culturale e cominciarono a porre le basi di quelle rivendicazioni di parità e uguaglianza che sono ancor oggi oggetto dall’esito tutt’altro che scontato». Assieme a quelle figure che invito a riscoprire – Egeria, Dhuoda, Rosvita, Radegonda e la sua biografa Baudonivia, Eloisa, Ildegarda, Caterina – mi riaffiora alla mente Trotula de Ruggiero, la medica salernitana: tra tutte la più controversa e quella di più ardua ricostruzione, ma ricca di interesse per il fatto che il suo ambito non attiene a quelli più facilmente concessi alle donne quali la religione, la mistica e la scrittura, ma al sapere scientifico. E riaffiora perché, nel 2020, sono stati pubblicati due libri su di lei: uno per l’infanzia, (Trotula e il giardino incantato, Talea), e ad aprile un volume di Pietro Greco (Trotula. La prima donna medico d’Europa, L’Asino d’Oro), saggista e giornalista scientifico venuto a mancare in dicembre.
Ma chi era veramente Trotula? Ammesso che, non facile questione, si riesca a risalire a una sua identità certa. La ricostruzione della sua figura e l’attribuzione delle sue opere sono infatti legate a una complessa querelle storico-filologica di cui rendono conto sia Pietro Greco che Ferruccio Bertini, autore del saggio a lei dedicato in Medioevo al femminile, senza che con ciò si possa arrivare a stabilire una parola definitiva: e forse è proprio quest’aura di incertezza, che la situa tra storia e mito, a rendere stimolante la sua figura e ad autorizzare tanto esegesi storiche e letterarie quanto operazioni editoriali fantastiche.
Nata a Salerno dalla nobile famiglia de Ruggiero, attiva e famosa intorno al 1050, Trotula avrebbe sposato il celebre medico Giovanni Plateario il vecchio, generando due figli, Giovanni il giovane e Matteo, i noti Magistri Platearii della Scuola Medica Salernitana. Si scrisse anche, sul versante del favoloso, che fu una delle donne più belle e affascinanti del suo tempo, e che nel 1097 il corteo che seguiva il suo funerale era lungo tre chilometri.
La Trotula più verificabile e reale può essere considerata, in ogni caso, la prima donna medico della Scuola Salernitana e d’Europa, la prima ad aver coltivato una medicina per le donne, ossia la ginecologia, e a essersi occupata del loro benessere in termini di erboristeria e cosmetica, e l’unica a cui fu riconosciuto, all’interno della celebre scuola medica, il titolo di magistra.
Secondo gli antichi cronisti, alle origini leggendarie della Scuola Medica Salernitana vi furono quattro maestri: Elino, Ponto, Adela e Salerno, che insegnavano la scienza medica rispettivamente in ebraico, greco, arabo e latino. Nei secoli la Scuola Salernitana fu l’illustre punto di riferimento nel quale convogliarono tutte le grandi correnti del pensiero medico antico, ed è in questa realtà culturale così aperta e vivace che si collocano la presenza e l’attività, impensabili altrove, di un nutrito numero di donne. Trotula fu la prima, ma a lei seguirono quelle mulieres Salernitanae, generalmente nominate dai cronisti come gruppo indistinto, tra le quali alcune assunsero tra il XIII e il XV secolo fama individuale: Albella, che scrisse due trattati in versi Sulla bile nera e Sulla natura del seme umano; Rebecca Guarna, autrice di opere Sulle febbri, Sulle urine e Sull’embrione; Mercuriade, a cui vengono attribuiti scritti Sulle crisi, Sulla peste, Sulla cura delle ferite e Sugli unguenti; Francesca Romana, alla quale il duca Carlo di Calabria consentì nel 1321 di esercitare la chirurgia; Costanza Calenda, che si addottorò in medicina all’Università di Napoli nella prima metà del XV secolo.
Ma per tornare a Trotula, che a questo nucleo muliebre aprì la strada, a lei sono attribuite tre opere: il De ornatu mulierum, che è un trattato di cosmesi e di cura delle malattie della pelle, il De passionibus mulierum ante, in et post partum, manuale scientifico di ostetricia, ginecologia e puericultura, e la Practica secundum Trotam, manuale generico di medicina. Secondo Ferruccio Bertini, che si basa su diversi studi filologici, è probabile che proprio i due trattati più celebri e tradotti – il De ornatu e il De passionibus – non siano stati scritti da Trotula direttamente, mentre lo fu la Practica, che tra i posteri ebbe poco riscontro. È tuttavia certo, aggiunge lo studioso, che se anche furono redatti da altri si basarono su appunti e documenti scritti da lei, da cui si evince il suo approccio tipicamente femminile alla medicina.
In un’epoca in cui natura e morale entravano talvolta in conflitto, il discorso di Trotula si mantiene su un piano rigorosamente medico, sottraendosi al tentativo di inquadramento moralistico della teologia scolastica. Nei trattati a lei attribuiti sono apprezzabili l’acutezza dell’osservazione e la precisione dell’analisi, unite a una sensibilità e a una partecipazione che vanno oltre la semplice professionalità. I capitoli dedicati alla gravidanza e al parto, e quelli delicatissimi sulle attenzioni ai neonati, rivelano l’esperienza di una donna sposa e madre, ma certo fornita di una cultura medica superiore che non esita a impartire istruzioni a levatrici e balie, professionalmente intese come sue subordinate. Bene informata anche sulla sterilità e su altre affezioni ginecologiche, sa curarle senza lo sbrigativo ricorso alla chirurgia dei colleghi uomini, per il vantaggio di poter visitare direttamente le malate e instaurare con loro un rapporto di confidenza, aspetti che le donne dell’epoca, pudoris causa, non consentivano a un medico maschio. L’essere donna le conferiva la fiducia delle sue consimili, mentre l’appartenenza alla Scuola Medica Salernitana era garanzia della validità delle sue terapie.
Come molte testimonianze mostrano – tra le altre quelle di Rutebeuf e Geoffrey Chaucer – la fama di Trotula si diffuse rapidamente anche fuori Salerno e fuori d’Italia, tant’è che nel tardo Medioevo, quando si parlava di malattie femminili o di dermatologia e cosmesi, si faceva riferimento a lei come a un’autorità indiscussa.
Se nel libro di Pietro Greco molti interrogativi su Trotula vengono ripresi e discussi, cercando di distinguere i fatti certi da quelli verosimili o falsi per arrivare a un ritratto il più preciso possibile, nella fiaba illustrata di Trotula e il giardino incantato la medica esistita circa mille anni fa, con la scienza e non con la magia riesce a riportare a bambini e bambine il sorriso strappato loro da un incantesimo. Il libro contiene una versione audio, pagine da colorare e l’esortazione a impegnarsi per un mondo migliore, invita inoltre a scrivere l’inizio di una nuova storia dell’eroina. Parte del ricavato sarà devoluto a Trame Africane Onlus per finanziare borse di studio per giovani studentesse in Kenya. Ulteriore evoluzione della Trotula della fiaba, è che compare, come protagonista di una storia a puntate settimanali, su un sito internet in cui figura come una bambina innamorata della scienza e della medicina.

 

  1. Bertini, F. Cardini, C. Leonardi,
    M.T. Fumagalli Beonio Brocchieri
    Medioevo al femminile

Laterza, Bari, 2018

  1. 193, euro 12,00