Raffaello 500: ritratto di Leone X

| | |

Dopo aver ritratto Giulio II Della Rovere, a Raffaello viene commissionato il ritratto di Leone X de’ Medici

di Nadia Danelon

 

Firenze, settembre 1518. A palazzo Medici si festeggia il matrimonio di Lorenzo de’ Medici (duca di Urbino) con Madeleine de La Tour d’Auvergne. Lo sposo è il figlio di Piero de’ Medici, detto il Fatuo o lo Sfortunato, primogenito di Lorenzo il Magnifico e morto circa quindici anni prima. La sposa, invece, è una parente del re di Francia Francesco I. Il loro futuro non sarà sereno: Lorenzo morirà, per sifilide, neppure un anno dopo. Farà appena in tempo ad assistere alla nascita della loro figlia Caterina, futura regina consorte di Francia, venuta alla luce solo ventuno giorni prima della morte del padre. Anche Madeleine ha avuto una vita breve: le fonti, infatti, documentano la morte della sposa di Lorenzo il 28 aprile 1519 (quindici giorni dopo la nascita della figlia) per febbre puerperale. La tomba di Lorenzo duca di Urbino, capolavoro di Michelangelo, si trova nella Sagrestia Nuova della basilica di San Lorenzo a Firenze: il sontuoso monumento, realizzato tra il 1524 e il 1534, include la figura centrale di Lorenzo accompagnato dalle personificazioni dell’Aurora e del Crepuscolo adagiate sul sarcofago.

Questa triste vicenda costituisce l’opportuna introduzione utile per contestualizzare storicamente un altro episodio, particolarmente interessante e importante da ricordare nella ricorrenza del cinquecentesimo anniversario della morte di Raffaello Sanzio da Urbino (1483-1520). Con riferimento a quanto già raccontato, è bene ricordare che lo zio di quel poco fortunato sposo del settembre 1518, è il papa regnante dell’epoca: Leone X, al secolo Giovanni de’ Medici (1475-1521), figlio secondogenito di Lorenzo il Magnifico e Clarice Orsini. Appassionato collezionista, mecenate e conoscitore delle belle arti: il papa Medici è dotato di un carattere generalmente moderato ed orientato a una politica di pacificazione, l’esatto contrario del suo predecessore Giulio II. Nel corso del suo pontificato adotta una politica legata al compromesso. Il suo “modus operandi”, però, non riuscirà affatto a contenere la profonda crisi dovuta all’avvento di Lutero.

Leone X nutre una profonda ammirazione per il talento di Raffaello, che non esita a ricoprire d’incarichi. In quegli anni, gli ultimi della vita di Raffaello (morto ancora prima di compiere quarant’anni, il venerdì santo del 1520), la bottega del “divin pittore” dà prova della sua affidabilità, sostituendo il Maestro nelle varie esecuzioni minori, sulla base dei suoi cartoni.

Invitato alle nozze del nipote Lorenzo, Leone X deve purtroppo rifiutare la proposta perché impossibilitato a recarsi nella sua città natale. Tuttavia, la famiglia Medici ci tiene (giustamente) a mettere in bella mostra il suo componente più illustre: avviene così che, il 1° settembre 1518, Alfonsina Orsini (cognata del papa e madre dello sposo) si vede recapitare un prestigioso ritratto di Leone X dipinto da Raffaello.

Non è chiaro se vi compaiano già anche i cardinali Giulio de’ Medici e Luigi de’ Rossi: un restauro effettuato alcuni anni fa ha evidenziato la presenza di un disegno preparatorio solo in corrispondenza della figura del pontefice. Grazie a questa scoperta, gli studiosi sono oggi propensi a confermare l’intervento sull’opera di un collaboratore di Raffaello, forse Giulio Romano (come già ricordato da Vasari). Inoltre, sullo sfondo della scena sono emerse anche delle tracce di colore verde che hanno fatto ipotizzare la presenza originale di un drappo simile a quello del ritratto di papa Giulio II dipinto dallo stesso Raffaello. Di sicuro, i ritratti dei due pontefici (Della Rovere e Medici), sono caratterizzati da un’impostazione innovativa che influenzerà la successiva ritrattistica ufficiale legata ai papi: il “divin pittore” riesce a riprodurre alla perfezione tanto le caratteristiche fisiche, quanto quelle emotive. Giulio II appare teso, vecchio e stanco; Leone X è invece sereno e attento.

L’atmosfera silenziosa di quest’ultimo ritratto è però chiaramente percepibile: come ha scritto Garofalo (2017), forse il ritratto rievoca gli effetti di un pericolo appena scongiurato, la cospirazione ai danni di Leone X che ha visto protagonista il cardinal Petrucci, giustiziato proprio l’anno precedente.

Come già ricordato, nel ritratto Leone X è affiancato da due cardinali (figure paragonate a due cappelle ai lati dell’abside a pianta centrale, in una scheda di Monti del 1968): si tratta di due componenti della famiglia del pontefice. La loro presenza, perciò, trasforma il ritratto in una sorta di celebrazione dinastica.

A sinistra, troviamo Giulio de’ Medici: è il figlio illegittimo del famoso Giuliano, fratello di Lorenzo il Magnifico, assassinato nella cattedrale di Santa Maria del Fiore a Firenze il 26 aprile 1478, nella circostanza della Congiura dei Pazzi. Nato un mese esatto dopo la prematura morte di suo padre, cresce sotto la protezione dello zio Lorenzo. Così come il cugino Giovanni, anche lui viene poi eletto papa: sarà Clemente VII, famoso (suo malgrado) per essere stato il pontefice in carica al tempo del Sacco di Roma (maggio 1527).

L’altro cardinale, raffigurato invece a destra, è Luigi de’ Rossi. SI tratta del figlio di Maria di Piero de’ Medici, nipote di Cosimo il Vecchio e sorella maggiore di Lorenzo e Giuliano: leggenda vuole che l’angelo che abbraccia i due bambini nella Madonna del Magnificat di Botticelli (1481) abbia le sue sembianze da fanciulla, forse ispirate al suo presunto ritratto incluso nella decorazione della Cappella dei Magi realizzata nel 1459 da Benozzo Gozzoli a palazzo Medici. La vita di Luigi de’ Rossi, nato a Firenze nel 1474, non sarà purtroppo lunga: morirà a Roma il 20 agosto 1519, due anni dopo essere diventato cardinale. Con riferimento al periodo della sua giovinezza, Cardella lo ha così descritto: “… [dimostrò] maturo giudizio e rara prudenza nel maneggio degli affari…”.

Legatissimo al cugino Giovanni (Leone X) fin dall’infanzia, così come dimostrato dal gesto affettuoso delle mani aggrappate alla sedia camerale del ritratto in esame, il periodo in cui ha vissuto da porporato costituisce uno dei dati fondamentali per la collocazione cronologica del ritratto (intorno al 1518, appunto).

Per la qualità stilistica, l’opera è stata descritta con entusiasmo già dal Vasari: l’aretino, in particolare, ha ricordato “… i lumi delle finestre, le spalle del papa e il rigirare delle stanze”. Tutto ciò costituisce un’effettiva descrizione di quanto è riflesso nel pomello della sedia di Leone X. Altri elementi architettonici (oltre alle finestre), ovvero le poche tracce che testimoniano l’aspetto della stanza buia, si possono osservare in alto.

In realtà, l’opera è caratterizzata principalmente dalla notevole varietà di elementi di colore rosso. Risaltano gli indumenti indossati dai tre uomini (il papa, naturalmente, si distingue dai cugini anche per la mozzetta – corta mantella – e il camauro – copricapo – in velluto) e contribuiscono a valorizzare l’ambiente anche il drappo rosso che copre lo scrittoio e il rivestimento della sedia.

Il papa è colto in un momento particolare: si è concesso una pausa dalla lettura, probabilmente per riflettere sul messaggio contenuto nelle pagine del volume che sta esaminando. Wascher, nel 1931, vi ha riconosciuto la Bibbia Hamilton, oggi conservata nella Kupferstichkabinett di Berlino. Di Teodoro (2020) ha fornito l’interpretazione più verosimile per questo gesto. Leone X ha iniziato a sfogliare la Bibbia dal fondo e in quel momento sta sollevando la pagina di sinistra che corrisponde all’incipit del Vangelo di Giovanni. Ciò significa che sta per scoprire l’ultima parte del Vangelo di Luca, dove si parla della predicazione della penitenza, del potere legato alla remissione dei peccati che Cristo ha conferito agli Apostoli e della preghiera nel Tempio. Un’autentica dichiarazione legata al suo ruolo di successore di san Pietro e vicario di Cristo sulla terra: un messaggio fondamentale che, secondo Di Teodoro, sembra voler giustificare l’incresciosa vendita delle indulgenze per raccogliere il denaro utile per la costruzione della nuova basilica di San Pietro.

La bellezza delle miniature dai colori sgargianti della Bibbia Hamilton risalta nel ritratto, accompagnata dalla campanella in argento cesellato e dall’altrettanto elegante lente d’ingrandimento. Faranno bella mostra nel ritratto appeso a palazzo Medici, nella sala dove si svolgerà il banchetto per il matrimonio di Lorenzo e Madaleine, in corrispondenza del tavolo della duchessa (un elemento “che veramente rallegrava ogni cosa”). Glorioso e raffinato regalo per due sposi sfortunati.

 

 

Raffaello e Giulio Romano

Ritratto di Leone X con i cardinali

Giulio de’ Medici e Luigi de’ Rossi

1518 circa

Olio su tavola

Galleria degli Uffizi

Firenze