RIFLESSIONI AEREE

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di Ariella Reggio

 

Qualche tempo fa ero sull’aereo che mi portava a Roma per lavoro, e mi accingevo a leggere Il Piccolo, quando ho sentito la voce di una signora seduta dietro a me (ovviamente triestina) esclamare: “Ariella, come xe con la Contrada, ghe la farè? Mi gò firmado, la sa!”

Evidentemente lei aveva già letto, quel giorno, il nostro quotidiano, in cui una pagina intera sulla sorte dei teatri cittadini era intitolata “La Contrada a rischio” o qualcosa del genere. Una pagina che trapelava pessimismo e soprattutto per la Compagnia cui sento di appartenere, se non altro per averla fondata. – “Ma certo che ghe la faremo!”- ho risposto senza esitazione – “finché le nostre amiche e amici spettatori ci staranno vicini, ce la faremo! E grazie per le migliaia di firme! Forse non avranno l’effetto sperato, ma per noi è stata una dimostrazione di affetto come solo Trieste,a volte,sa dare!!”

Poi l’aereo era in decollo e io mi sono immersa nei miei pensieri.

Durante il volo ho ripensato a quella mia risposta e mi sono chiesta il perché di tanta sincera convinzione: “certo che ghe la faremo!”

Sono anni che non mi occupo di amministrazione, e quindi, onestamente, non sono in grado di fare i “conti” con la dura realtà: cerco di dare il mio contributo alla Contrada soprattutto nel campo artistico, e quindi forse non avrei il diritto di essere così sicura e ottimista, ma evidentemente il passato mi dà una forza che oltrepassa ogni problema reale.

Ho cominciato a ripensare agli inizi, a noi quattro “Fondatori”, tre attori e un regista, ai due importantissimi, Orazio e Francesco, che ci hanno lasciato per strada, alla nostra incoscienza, alle fatiche, ai furgoni che non partivano, alla difficoltà di comunicazione senza IPhone o computer, al terremoto del ’76, alle delusioni e anche allo scherno di qualche maligno… Ai tempi duri alle volte durissimi, ma soprattutto alle sfide vinte… ai giorni e giorni di fatica così pieni di entusiasmo e caparbietà, ai tanti anni vissuti insieme ad amici e colleghi, alcuni dei quali mancano purtroppo all’appello, a una gran parte della mia vita insomma!

La mia vita si è intrecciata col teatro a tal punto che forse non posso più scindere le due cose: emozioni, dolori, momenti gioiosi e drammatici, piaceri e delusioni, riversati nelle interpretazioni di spettacoli, nel lavoro assiduo, non solo fisico, che un’impresa come la nostra richiedeva.

Già! Nell’aprile del 2016 La Contrada compirà quarant’anni!

E quarant’anni di vita vissuti sono tanti e pieni di tante cose, ma pochi se si pensa a progetti futuri. ed è a quelli che bisogna rivolgere l’attenzione!

Eppure è proprio ripensando al passato che attingo energia per il futuro. Quante cose fatte, quanta gente attorno a noi e vicina a noi, tra colleghi amici e spettatori… una città, si può dire: la mia città.

Ogni tanto, quando mi vedono in qualche film o alla TV, qualcuno mi dice : “peccato che non sia venuta prima questa piccola celebrità, vero?” E allora mi arrabbio davvero. Prima quando? Quando ero impegnata con tutta la mia passione a creare qualcosa nella mia città? abbiamo fatto una compagnia, aperto un teatro che dura tuttora… vi sembra poco? Altro che particine al cinema o alla televisione! L’impresa era davvero difficile e noi ce l’abbiamo fatta!

Quanto lavoro: spettacoli in dialetto, in lingua, per ragazzi, per adulti, una scuola di recitazione, teatro a leggio, spettacoli ospiti, nomi illustri di autori ed attori privilegiando quelli di casa nostra, dal 1976 la Compagnia e dal 1983 il teatro allora chiamato Cristallo!!! E dopo un po’ , con grandi spese anche il teatrino dei Fabbri, voluto da Orazio è inaugurato da Livia Amabilino , oggi presidente della Contrada. Teatrino dove si svolgono festival di teatro per ragazzi e di film davvero speciali!

Abbiamo girato la regione, la bellissima Istria, ma anche tutta l’Italia, con i nostri spettacoli, alle volte con grandi difficoltà … ma vi pare poco? Altro che cinema e televisione. Chi non ha provato non può capire forse, ma … come si può pensare che tutto ciò sia nato solo per caso, o da frustrazioni di attori disoccupati? Noi allora, nel ’76, avevamo il nostro bel lavoro allo Stabile, ma l’indipendenza ci allettava, e abbiamo sudato e sbuffato e pagato, ma mai, mai desiderato di tornare indietro.

Quindi quella piccola celebrità che mi ritrovo oggi è un regalino di cui sono ben contenta,certo, soprattutto alla mia età, ma non vale un giorno di quelle fatiche passate!

Perciò posso dire con orgoglio: sì, ce l’abbiamo fatta!!!

“Eh no, non ancora!” mi dice una voce nel cervello e nell’anima: alla fine della fiera la battaglia non è finita, eccoci qua a combattere di nuovo! Insomma come diceva il grande Eduardo, in teatro (e nella vita) gli esami non finiscono mai.

Mi verrebbe da dire: Che stanchezza! – ma mi riprendo subito: macché stanchezza!

Non esiste! Ora per fortuna, oltre a gran parte della città, abbiamo vicini altri colleghi, più giovani e appassionati proprio come eravamo noi allora.

Mi tranquillizzo, ce la faremo un’altra volta e poi il teatro è vivo, anche quello che non piace, ed è perciò che sopravvive.

Francesco Macedonio diceva spesso: l’importante è che sia onesto, e non parlava solo di denaro, ma di onestà intellettuale, di rispetto verso noi stessi e verso il pubblico senza finti intellettualismi e senza facili volgarità. Insomma, ecco: sono fiduciosa…sì! sono di nuovo fiduciosa che… ma ecco, sento la pressione che tappa gli orecchi e mi accorgo che siamo quasi all’atterraggio. Mi concentro come se dovessi pilotare io l’aereo… il carrello esce, e infine tocchiamo terra!

Bene! Sono arrivata! È andata bene anche stavolta! Al prossimo volo!