Saba: un bilancio del 1946

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di Fulvio Senardi

 

Mercurio, rivista dalla breve vita al pari di tante cresciute come funghi sul terreno della ritrovata libertà, conclude l’annata del 1946 (chiuderà i battenti due anni dopo, nel cruciale 1948) con una carrellata di preziose effemeridi, bilanci per l’anno in corso e progetti di prossima realizzazione, in cui scoprono le carte, una specola di sogni e di buoni propositi, alcuni fra i più illustri collaboratori. Ungaretti, Moravia, Quasimodo, Piovene, Giani Stuparich, Gianna Manzini, Sibilla Aleramo, ecc. ecc. Non manca Alba de Céspedes, colei cui va il merito di aver fondato la rivista e, nel ricchissimo numero (novembre-dicembre, poco meno di 300 pagine complessive), Umberto Saba. Il brevissimo contributo non è compreso nel volume mondadoriano di Tutte le prose e, se non ponesse il problema dei diritti che impedisce la libera pubblicazioni di testi sabiani, sarebbe bello riproporlo qui per intero. Nell’impossibilità di farlo (non vorremmo vedere il nostro direttore responsabile mettere mano al portafoglio), ci limiteremo a evidenziare i punti cruciali del discorso, come sempre in Saba, sapido ed incisivo. Per prima cosa il fatto che vi si annunci la prossima uscita di Storia e cronistoria del Canzoniere: «dal giorno nel quale il libro sarà pubblicato» spiega Saba, «nessuno potrà più parlare ‘seriamente’ della mia poesia senza averlo consultato. Esso fornisce ad un mio critico futuro (se verrà, perché i grandi critici sono più grandi ancora dei grandi poeti) un materiale prezioso, la base – positiva o negativa non importa – per un giudizio illuminato sull’opera mia». Chi conosce Saba non rimarrà stupito dal piglio grintoso di queste frasi: di sfacciato narcisismo («jeder Dichter ist ein Narzisus» ammette candidamente in Poesia e psicoanalisi) pretende di condizionare le linee interpretative della critica, e per chi non sta al gioco la scomunica, come nel caso di Alfredo Gargiulo che in Storia e cronistoria del Canzoniere viene preso a esempio di sordità alla sua poesia. Il poeta rivela poi di avere in cantiere un’Antologia del Canzoniere, e divulga il nome del prefatore: «sarà preceduta da uno studio del mio caro amico Giacomo Debenedetti, intitolato Umberto Saba e il grembo della poesia, nel quale l’illustre critico e saggista dice molte verità e alcune bugie. Ma il breve saggio è, in sé stesso considerato, così bello, così vivo di spiritualità e di amore, che ho pregato Einaudi di preferirlo ad altri, più, per me, lusinghieri (forse anche più veritieri), e di pubblicarlo come fosse tutto oro colato». Le cose andarono diversamente, come si sa. L’antologia vide la luce soltanto dopo la morte del poeta e a curarla fu Carlo Muscetta, un nome sul quale Saba ebbe non poche perplessità («sento che Muscetta non va per quel lavoro», scrive a Carlo Levi nel 1951, «e poi sto in apprensione per la sua estrema lentezza, […] vorrei che l’Antologia uscisse presto»). Nell’interpretazione di Debenedetti – uno dei punti, evidentemente, dove, secondo Saba, non è proprio «oro colato» – vengono indicati tre “maestri” di «spregiudicatezza e di coraggio»: «Saba ha vegliato intere notti su Weininger, campione di una rivolta contro se stesso, finita in uno scacco. È vissuto sotto il segno di Nietzsche, nostalgia di salute, ebbrezza di presunte guarigioni, che incensano la malattia, […] ha incontrato Freud, lo specialista per guarire colpa e paura, il liberatore dalla dipendenza, non che paterna, anche materna». Ironizza Saba: «dei tre “maestri” che egli nomina, il primo (Weininger) non è mai stato per me un maestro, né buono né cattivo gli altri due (Nietzsche e Freud) un uomo come Giacomo Debenedetti non può, in buona fede, chiamarli “cattivi maestri”. Se tali essi sono stati per me, vorrebbe dire semplicemente che io sono stato un cattivo scolaro». Come il solito, l’ultima parola è sua. Lo sarà di nuovo, platealmente, in Storia e cronistoria del Canzoniere.

 

Bibliografia: Mercurio anno III, n° 27-28, nov. – dic. 1946 (si legge on line, emeroteca digitale della Biblioteca Gino Bianco. Giacomo Debenedetti, Il grembo della poesia, 1946, in Id.,Intermezzo, Milano, Mondadori, 1963. F. Senardi, Saba, il Mulino, Bologna 2012.