SALVIAMO LA SALA PETRARCA

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SALVIAMO LA SALA PETRARCA

di Marco Menato

Con un finanziamento straordinario di 300 mila euro, assegnato nel 2011 dal Ministero beni culturali alla Biblioteca statale isontina, si è concluso il primo lotto di lavori edilizi relativi alla ristrutturazione e all’adeguamento funzionale della Sala Petrarca, piccolo teatro collocato all’interno del Trgovski Dom, eretto a Gorizia dall’architetto Max Fabiani all’inizio del Novecento e destinato ad accogliere le attività culturali e commerciali della comunità di lingua slovena, allora molto fiorente.

Dopo un primo intervento di studio curato dalla Facoltà di Architettura dell’Università di Trieste, allora diretta dal prof. Giovanni Fraziano, i lavori sono effettivamente iniziati nel giugno 2016.

Il progetto dello studio Di Dato & Meninno (Gorizia), in particolare dall’arch. Luigi Di Dato, è stato portato a termine entro il termine prescritto dall’impresa Di Betta di Nimis (Udine), vincitrice della gara d’appalto.

Nella progettazione di questo primo lotto sono stati perseguiti tre obiettivi: 1. arrestare il degrado degli ambienti interni dovuti alla mancanza di tenuta dello strato di chiusura orizzontale superiore, 2. garantire un livello minimo di fruibilità degli ambienti in termini di isolamento dagli agenti atmosferici, 3. predisporre i luoghi ai successivi interventi orientati a costituire il quadro funzionale aderente a quanto indicato nel Protocollo di Intesa, firmato nel 2012 dalla Biblioteca, dalla Facoltà di Architettura e dalla Direzione regionale del Ministero beni culturali (tutti i documenti sono visibili sull’apposita pagina del sito www.isontina.beniculturali.it).

Sia per gli interventi edili che per gli impianti tecnici, è stato rispettato il principio di attento recupero delle condizioni originarie dell’edificio, senza però rinunciare ad una serie di integrazioni tecnologiche e all’ampliamento delle funzionalità, nel rispetto dei caratteri storici del bene.

Dal punto di vista architettonico si è intervenuto sugli elementi in cattivo stato di conservazione (copertura della terrezza e serramenti esterni), provvedendo alla loro sostituzione o integrazione e ripristinando le finiture delle murature interne e del soffitto della Sala. Si è inoltre provveduto ad individuare le prime opere di demolizione e rimozione propedeutiche alle successive opere di rifunzionalizzazione.

Sgomberata la Sala da ruderi e materiali obsoleti o in disuso abbandonati all’interno, questi sono stati gli interventi più importanti:

  • solaio di copertura: è stata rimossa la copertura non originale in lastre di cemento e rifatto l’isolamento alle intemperie con doppia guaina ardesiata, compreso il rifacimento delle lattonerie e del sistema di scarico delle acque piovane (canali di gronda e pluviali);
  • serramenti esterni e interni: sostituzione completa, verso corte, con serramenti analoghi agli originali, compreso il recupero e restauro di parte delle maniglie e della ferramenta originali;
  • restauro di tutte le porte interne (di cui un domani non si è già prevista la sostituzione), con la tinteggiatura ad una mano e la sostituzione delle ferramente mancanti o in cattivo stato;
  • risanamento delle pareti: ossia reintegro delle murature ove necessario, demolizione degli intonaci ammalorati e loro ripresa nelle aree di degrado, raschiatura delle pareti, stesura di un fissativo all’acqua consolidante ed esecuzione di uno strato di idropittura lavabile antimuffa a base di resine acriliche in dispersione acquosa;
  • recupero delle parti lignee originali del palcoscenico ed integrazione di alcuni elementi funzionali mancanti. Rimosso il sipario di nessun pregio artistico, il restauro tecnico della macchina scenica sarà oggetto di futuro intervento, come anche la realizzazione degli impianti tecnici;
  • restauro conservativo dei due portoni d’ingresso, a doppio battente, su via Petrarca (della sala e del seminterrato), compresa la raschiatura delle superfici e la tinteggiatura interna ed esterna;
  • negli ambienti di servizio sono state eseguite delle semplici predisposizioni impiantistiche, ciò riguarda l’ingresso, la scala che porta al soppalco e la pregevole scala ellittica (interna alla Sala), dove si è anche operato un primo intervento di recupero del parapetto metallico e della pavimentazione originale in pietra.

Tutte le lavorazioni sono state ovviamente condivise con la Soprintendenza archeologia belle arti e paesaggio di Trieste. Sono state inoltre svolte una serie di complesse indagini strutturali, anche per valutare il rischio sismico, affidate al prof. ing. Nicolino Gattesco dell’Università di Trieste.

Gli interventi successivi dovranno riguardare i rinforzi strutturali previsti dalle indagini eseguite dall’ing. Gattesco, il completamento del sistema di isolamento termico del manufatto e delle dotazioni impiantistiche con particolare riferimento agli impianti termici e speciali (per es. teatrali), la realizzazione nel seminterrato del magazzino librario a scaffalatura compatta, il recupero funzionale della Sala principale (con un arredo che si presti sia alle manifestazioni che alla lettura) e degli ulteriori spazi di servizio disponibili, fra cui si spera, nel soppalco, l’ampia sala inizialmente adibita a bar, che in anni imprecisati fu murata ed assegnata ad uffici statali ora non più presenti (le arbitrarie chiusure di spazi, sulle quali non è stata reperita alcuna testimonianza scritta, hanno interessato non poche parti del palazzo, contribuendo ad alterare l’originale progetto di Max Fabiani).

Ma per rendere fruibile la Sala occorrono altri 600 mila euro e non si può certo lasciare i lavori così come sono stati imbastiti: in capo a qualche anno tutto cadrebbe in un nuovo e definitivo abbandono. E perfino l’apertura, nel 2018, della Biblioteca Feigel, che occuperà gli spazi sottostanti alla Sala, potrebbe essere preclusa a causa, per esempio, della totale rimozione del pavimento della medesima Sala e del loggiato (è rimasta soltanto la struttura a vista che ovviamente non può garantire, tra l’altro, la piena sicurezza antisismica!)

E’ stata percorsa, per ben tre volte, la via dei finanziamenti dell’otto per mille e straordinari, ma fino ad ora nulla è successo da parte ministeriale. La Regione ha invece stanziato oltre un milione di euro per la ristrutturazione del piano terra e dell’interrato, che diventerà la sede definitiva della Biblioteca Feigel, sezione goriziana della Biblioteca Nazionale Slovena e degli Studi di Trieste. La medesima Regione, che per effetto della legge statale n. 38/2001 (Norme a tutela della minoranza linguistica slovena del FVG) ha il compito di gestire il Palazzo non appena sia lasciato da uffici ministeriali, deve decidersi a prendere in mano il problema e risolverlo nella sua completezza, non c’è più tempo…

Senza il restauro della Sala teatrale e degli ambienti annessi, anche il progetto di fondare un polo bibliotecario e culturale italiano e sloveno rimarrà confinato nei desideri, perpetuando il nascondimento della vera missione del Trgovski Dom. E Gorizia avrà in cambio un altro palazzo abbandonato e continuerà a non avere una biblioteca pubblica degna di questo nome (andate a vedere le biblioteche di pubblica lettura di Pordenone, Bologna, Pesaro, Pistoia, Verona, Treviso…). Qualcuno potrebbe dire che la Biblioteca statale isontina è pur sempre una biblioteca. Dal punto di vista nominalistico è vero, ma da quello della biblioteconomia non è la stessa cosa: oramai da molti anni la Bsi (e con essa tutte le biblioteche “statali”, forse con l’unica eccezione della Biblioteca Statale e Civica di Cremona) – per motivi logistici, di personale e di storia – non svolge e non può svolgere le funzioni di una moderna biblioteca per tutti, dai bambini agli adulti. Con il tempo è diventata una “biblioteca archiviale”, cioè raccoglie e conserva il patrimonio documentario prodotto nell’area di riferimento (che con i secoli si è ovviamente notevolmente ristretta), ed è rivolta quindi a un consultatore molto particolare, che tra l’altro è in continua decrescita. La Biblioteca Feigel, incarnando invece la tipologia bibliotecaria opposta, potrebbe offrire quello che Gorizia non ha, a meno che non si sostenga che la Biblioteca Bevk di Nova Gorica sia in effetti la vera biblioteca pubblica delle due Gorizie, la vecchia e la nuova (ma questa è un’altra storia!).

P. S. L’articolo è illustrato dalla fotografia della installazione progettata e realizzata da Paolo Figar e Franco Spanò all’interno della Sala Petrarca (utilizzando solo materiale rinvenuto al suo interno), in occasione dell’ottavo festival èStoria (18-20 maggio 2012). L’opuscolo di presentazione spiegava: “Nella platea della Sala Petrarca l’immagine di un’imbarcazione al centro ci regala la visione di un’arca, elemento scultoreo che solca il pavimento come un vascello sul mare, il suo fasciame sono i posti a sedere dove hanno viaggiato innumerevoli spettatori, trasportati dall’arte del teatro e del cinema”. Con la speranza che l’arca non si abbatta sugli scogli della sciatteria amministrativa e politica! (Foto Thomas Lenardi, Gorizia).