Salvore tra nostalgia e degrado

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di Silva Bon

 

Abbandonare l’Istria per molti esuli ha costituito uno strappo violento, un sacrificio concreto rispetto a tutto un mondo, uno stile di vita “perfetto”, protetto dal benessere costruito da generazioni di imprenditori. I “beni abbandonati” sono non solo le cose, case, campagne, automobili, arredamenti, macchinari, utensili agricoli, bestiame, eccetera; bensì sono quei beni materiali, legati a valori immateriali, al lavoro produttivo di genitori, nonni, bisnonni, zii, di tutta la parentela allargata: questi uomini e donne hanno segnato della loro impronta i luoghi vissuti, li hanno marcati con gesti avventurosi e personali, in modo indelebile.

I luoghi amati, gli ampi spazi curati, le ville eleganti, i giardini ombrosi e fioriti, le campagne fruttuose, coltivate in una terra rossa fonda e produttiva, parlano ai discendenti in termini forti di rimpianto per una possibile pienezza di felicità perduta: la Stanzia Grande di Salvore è un paradiso, grondante di Storia e di storie, di vicende epiche ed umane, di cui gli angeli caduti serbano un ricordo intatto, doloroso, pieno di nostalgia e di amarezza.

Marina Petronio rivisita la narrazione emozionata dell’ultimo discendente di una grande Famiglia, i Cesare: è il cardiologo dott. Gianni Slavich, che ha ricostruire il filo della memoria, in un amarcord implementato, arricchito da una folta documentazione di notizie, di documenti, di testimonianze fotografiche, che rendono avvincente tutto il racconto, tanto da renderlo simile a un romanzo.

Certamente l’Autrice si è avvalsa del cospicuo apporto dato dalla metodologia storiografica; si è basata sul riscontro della letteratura edita, sulle fonti costruite da altri storici e letterati, per tessere una tela ricca di spunti e di trame collaterali, rispetto al nucleo centrale: così le fortune del bisnonno da parte materna, Carlo Cesare, ad Alessandria d’Egitto, sono contestualizzate in numerose pagine che parlano della necessità di emigrazione da Trieste; della storia dei pascià egiziani; dei modi di vita legati all’esotismo; del coraggio imprenditoriale affiancato dal duro impegno lavorativo di anni di sacrificio.

Leggendo questo agile libro impariamo tante cose, anche sulla storia sociale ed economica di Trieste, legata alle possibilità offerte dal mare, così, ad esempio, l’Autrice descrive dettagliatamente gli stabilimenti balneari della Diga, di fronte a piazza Unità, dell’Excelsior e del “castelletto” di Barcola, i trasporti marittimi, le società di navigazione … tutto un mondo complesso in cui i figli di Carlo Cesare, Alessandro e Alfredo Cesare, si producono in modo vincente.

Ma sono i possedimenti di Salvore, proprio in prossimità del faro, sull’estremità del promontorio, ad essere riproposti nei minimi particolari, con una ricostruzione mnemonica filologica, nello scorrere delle stanze, dei corridoi, delle scale, delle torrette, fin delle colombaie…

Una rivisitazione esatta e amorevole di Villa Cesare, immersa nel verde e a pochi passi dal mare, definita dalle guide rosse del Touring Club Italiano “la più bella villa di tutta l’Istria”. Siamo a metà degli anni Trenta del Novecento. Un decennio dopo il trauma non risolto dell’Esodo spazza via un Sogno, una possibilità di vita.

 

 

Marina Petronio

Stanzia Grande di Salvore

Le fortune di Carlo Cesare in Egitto,

a Trieste e in Istria

Luglio Editore, Trieste 2017

  1. 133