Scritture tra “andati” e “rimasti”

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Un libro sugli autori italiani dell’Istria, di Fiume e della Dalmazia

di Diego Zandel

 

È un libro che mancava, Dove andare, dove tornare, titolo mutuato dal romanzo di Tomizza (Dove tornare), dal significativo sottotitolo Autori italiani dell’Istria, di Fiume e della Dalmazia dal Novecento al nuovo millennio, scritto da due studiose di origine giuliana, Giusy Criscione e Patrizia C. Hansen. La prima, oltre che esimia studiosa, è nipote di Giani Stuparich, curatrice di due epistolari della nonna Elody Oblath, moglie di Giani, e di altri testi del nonno, e inoltre autrice di altri saggi, tra i quali quello su La donna in Istria e Dalmazia nelle immagini e nelle storie. Patrizia C. Hansen è autrice di importanti saggi su scrittori giuliani, quali il fiumano Enrico Morovich, l’istriano P.A. Quarantotti Gambini, della curatela del libro del fiumano Franco Vegliani La città provvisoria e di un altro saggio sul poeta, sempre fiumano, Valentino Zeichen, studi che tradiscono le origini fiumane della studiosa, per molti anni anche direttrice di Difesa Adriatica, il periodico dell’ANVGD. Il libro è edito da Carta Adriatica con il patrocinio di due Comuni, quello di Bologna e di San Lazzaro di Savena e dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia di Bologna.

Dico un libro che mancava, perché mi pare che di raccolte organiche sulla letteratura dell’esodo e dei rimasti non ce ne siano molte e, quelle che ci sono, tutte validissime, di taglio piuttosto diverso, come Parole lontane di Cristina Benussi, Marina Petronio e Graziella Semacchi che affronta il tema di opere che hanno l’Istria al centro delle storie e nel ricordo degli autori esuli; Scrittori giuliani di Sergio Campailla, i diversi studi di Elvio Guagnini sugli autori e cultura giuliana con i densi volumi di Minerva nel regno di Mercurio, i testi critici di Bruno Maier.

Di diverso, il libro della Criscione e della Hansen, ha il merito di essere un libro che organicamente mette insieme tutti gli autori che traggono origine e ispirazione dal territorio della Venezia Giulia nel suo complesso, oggi non unitario da un punto di vista geopolitico, caratterizzato com’è dalla presenza di tre confini, lo sloveno e il croato, oltre all’italiano, ragione per cui le autrici hanno inteso mettere in un unico sguardo tutti gli autori, esuli e rimasti, seppur gli uni e gli altri, testimoni di esperienze molto diverse sul piano storico, politico in senso lato ed esistenziale. Pregio ulteriore del libro, e suo valore aggiunto, è l’accompagnamento ai testi critici di brani antologici delle più significative opere degli scrittori trattati, che sono ben ventisette, riuscendo così a dare il senso di un discorso che viene da lontano e che riguarda la letteratura in lingua italiana riconducibile ai territori dell’Istria, di Fiume e della Dalmazia anche e soprattutto, appunto, allo stato attuale, con un significativo esodo alle spalle. Situazione che, alla tradizionale letteratura giuliana nata sul territorio, ha dato nuova materia di ispirazione letteraria a una generazione di scrittori che di quel territorio sono originari, seppur andati a vivere lontano o fuori.

È indubbio che questo tipo di scrittori rientri nella tradizione di quella che viene chiamata letteratura triestina, naturalmente nella sua accezione più larga, di letteratura giuliana. Faccio mio in questo caso quanto espresso da Claudio Magris in un elzeviro apparso sul Corriere della sera nel 2002, scritto in occasione dell’uscita di un libro del triestino Renzo Rosso, dal quale Magris è partito per dire cos’è oggi la letteratura triestina, mettendoci dentro non solo gli autori prettamente triestini, ma anche altri scrittori giuliani, dell’esodo come Tomizza ovviamente, ma anche Nelida Milani, Octavio Prenz e il sottoscritto.

Diciamo che quella che viene chiamata letteratura triestina, quella originaria di Svevo, Slataper, Saba, Stuparich rappresenta un po’ il nucleo fondante di quella che negli anni è uscita da Trieste, prendendo le strade dell’Istria e di Fiume per i rimasti e dell’esodo per quanti se ne sono andati.

In questo senso, stride, nel libro della Criscione e della Hansen, la mancanza di Marisa Madieri, autrice di Verde acqua che parla dell’esodo e che con altri testi di estremo valore letterario si rifà alla sua condizione di profuga e di giuliana. Ma è un’assenza, della quale le autrici sono molto consapevoli e rammaricate, spiegata con il fatto che il libro, essendo antologico, necessitava della liberatoria dei diritti per la pubblicazione dei testi. Questa liberatoria, affidata a un’agenzia letteraria internazionale, con sede a Londra, che detiene i diritti della Madieri, non c’è stata. O, meglio, ci sarebbe stata, però non gratuita, bensì a fronte di costi eccessivi rispetto al budget previsto dai patrocinatori della pubblicazione. Un atteggiamento comprensibile pertanto quello delle autrici che giustifica l’assenza dall’antologia della scrittrice, assenza in questo caso del tutto forzata.

D’altra parte va detto che il libro è uno studio, non un dizionario degli autori come quello in due volumi di notevole mole, Le parole rimaste di Nelida Milani e Roberto Dobran, oppure Città di carta/Papirnati graddi Aljoša Pužar, sugli autori fiumani o il più recente Dizionario degli Autori di Trieste, dell’Isontino, dell’Istria e della Dalmazia di Walter Chiereghin e Claudio H. Martelli.

Certo Dove andare, dove tornare è un lavoro molto utile per gli studiosi a venire, e un primo approccio per chi desidera saperne di più e in maniera più organica sul mondo letterario giuliano e dalmata alla luce degli avvenimenti seguiti alla seconda guerra mondiale. Direi di più: di tutto quello che è accaduto negli ultimi travolgenti cent’anni di storia sul confine nordorientale. Perché se andiamo a vedere la struttura dell’opera scopriamo che il primo capitolo è riservato agli Autori del primo Novecento, con note storiche interessanti come quelle su Le riviste letterarie a Fiume della Hansen e la Trieste multietnica, città di frontiera. Scipio Slataper. Giani Stuparich della Criscione. Segue uno straordinario panorama sugli scrittori emersi tra le due guerre, ovvero Lina Galli, Enrico Morovich, Osvaldo Ramous, Paolo Santarcangeli, Pierantonio Quarantotti Gambini, Franco Vegliani. Il terzo capitolo è incentrato su La letteratura dell’esodo e della memoria, mentre il quarto su La Letteratura al femminile. Le ‘andate’ e le ‘rimaste’: Elsa Bragato, Anna Maria Mori, Nelida Milani, Anita Forlani, Ester Sardoz Barlessi, Vlada (Lada) Acquaviva, Gianna Dallemulle Ausenak, Isabella Flego, e in altri capitoli ancora sempre sulle autrici donne che guardano alla particolarità della scrittura, vuoi quella innovativa di Adelia Biasiol e Laura Marchig, vuoi quella più identitaria e dialettale di Lidia Delton e Loredana Bogliun. L’ultimo capitolo, Essere qui e altrove, è dedicato agli scrittori dell’esodo, Enzo Bettiza, Fulvio Tomizza, Valenino Zeichen, Maria Grazia Ciani, Diego Zandel e Silvia Cuttin.

Un’opera che merita di essere letta, non di mera consultazione, perché ai testi critici e biografici degli autori si accompagnano brani antologici che offrono un primo approccio alla conoscenza di una letteratura di lingua italiana, e quindi ascrivibile al contesto più ampio della letteratura nazionale, ma segnata da una storia di frontiera che la rende unica, originale.

Un’ultima nota sul capitolo che mi riguarda. Devo dire che per un autore è sempre interessante conoscere come è vista dagli altri la propria opera, i collegamenti con gli altri autori, i nessi tra vita e opera letteraria, che solitamente sfuggono all’autore nell’esercizio della scrittura, rivolta com’è l’ispirazione al risultato del testo. Le ampie pagine critiche che anticipano quelle antologiche di alcune mie opere costituiscono pertanto una scoperta anche per me, anche se, per dire, sono a conoscenza di quanto e cosa ho scritto. Ma la capacità del critico, in questo caso di Patrizia Hansen, di fare i raccordi tra le mie opere, trovare il filo che le unisce e che costituiscono la loro originalità in un contesto più grande, di cui mi onoro di far parte, mi hanno riempito l’animo di orgoglio e, aggiungo, stupore.

 

 

Giusy Criscione, Patrizia Hansen

Dove andare, dove tornare

Carta Adriatica, Roma 2019

  1. 224, euro