Sirene e gorgoni nella Grecia d’oggi

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Da Omero ai giorni nostri il mito delle sirene non cessa di adescare scrittori ed artisti

di Maria Caracausi

 

Sirene e Gorgoni: perché due nomi, che differenza c’è? Effettivamente nel Liber monstrorum de diversis generibus (VIII secolo d. C.) appaiono nettamente distinti (De Sirenis e De Gorgonibus) i capitoli ad esse dedicati.

Le Sirene (Σειρῆνες) menzionate da Omero − creature dalla testa di donna su corpo di uccello − stregavano i naviganti con la loro voce melodiosa, impedendo loro il ritorno; poiché non riuscirono ad avere la meglio su Odisseo, furiose per lo smacco subìto, precipitarono in mare. A partire dal Medioevo, poi, le sirene persero il corpo di uccello, per assumere il busto di donna con la “classica” coda di pesce al posto delle gambe. Nate in epoca mitica, forse scaturite da un passato ancestrale, queste versatili creature si sono adattate ai mutamenti della storia dell’umanità, fino ad arrivare nel tempo presente: dalla celeberrima Sirenetta di Hans Christian Andersen (1837), alla sirena maliarda di Oscar Wilde (Il pescatore e la sua anima, 1891), fino alla Lighea di Giuseppe Tomasi di Lampedusa (1958), per non ricordare che alcuni momenti di questo viaggio.

Quanto alle Gòrgoni antiche, erano tre sorelle piuttosto inquietanti (figlie dei mostri marini Forco e Ceto): Steno, Euriale e Medusa. Quest’ultima era appunto la celebre Medusa (Γοργώ in Omero) vinta e uccisa da Perseo, che ne offrì a Pallade Atena la testa irta di serpenti, perché la dea se ne ornasse lo scudo.

In greco moderno, il termine γοργόνα designa semplicemente la sirena (che compare con unica coda di pesce o talora con coda bicaudata). La più famosa di esse, nella tradizione popolare greca, è la sorella di Alessandro Magno (divenuta immortale quasi per caso), che terrorizza i marinai chiedendo loro notizie del fratello: se rispondono che vive e regna ne protegge la navigazione, altrimenti li fa naufragare senza pietà.

Nel volume bilingue Storie di sirene e gorgoni, curato dalla poliedrica Alexandra Zambà − poetessa, regista, nonché traduttrice di tutti i testi che vi sono compresi − la scelta di alternare (mi sembra indifferentemente) i due termini risponde forse all’esigenza di indicare il medesimo significato con i due significanti in uso nella lingua greca e in quella italiana. Sia le sirene che le gorgoni sono infatti «creazioni in stretta relazione con l’acqua, l’eros e la morte».

I testi dei dodici racconti e delle sei poesie (che si alternano simmetricamente in gruppi di sei) sono di autori e autrici greci e ciprioti contemporanei; le protagoniste – sirene o gorgoni che siano − vivono nell’attualità, «continuano a trasformarsi ancora», ed è dunque possibile incontrarle nel quotidiano.

Le storie che più lasciano un segno profondo nel lettore sono quelle in cui le vicende di queste creature mitiche si intrecciano empaticamente con quelle di altri inquilini del mare: i profughi. Le Gorgoni delle notti (Maria Kantonidou) ci presenta un bambino appassionato di gorgoni, con le quali parla, tanto che, cresciuto, ne diverrà “collezionista”: «Era un profugo di guerra» è l’epigrafica conclusione del racconto. La Gorgone dai capelli rossi (Koula Adalòglou) regala a un bambino siriano una sua squama che gli farà da talismano nel lungo e periglioso viaggio verso una nuova patria. Quanto alla Gorgone tata (Pambos Kouzalis), ripescata in mare insieme a un gruppo di profughi, si è assegnata la nobile e tenera missione di confortare col suo canto un bimbo che ha perso la madre in mare, e solo dopo averlo visto rasserenato tornerà nel suo elemento. Samira (La gorgone e il foulard rosso, di Despina Kaitainzì-Choulioumi), dal canto suo, è insieme una profuga ed una sirena, come pure la Gorgone dubbiosa (Frosoula Kolosiatou) che si perde tra i flutti, affidando la speranza nella memoria dell’amore: «Si muore definitivamente quando non ci ama più nessuno».

Altre storie riconducono a miti antichi rivisitati, come la poesia La sirena dalla bella voce (Chloi Koutsoumbeli), in cui a parlare è una delle sirene dell’Odissea. Odisseo da piccolo (Andreas Karakokkinos) costituisce invece una incoraggiante esortazione ad affrontare il mondo, incuranti dei mostri, poiché è noto che «né Lestrigoni né Ciclopi incontrerai se non li rechi dentro la tua anima». Nella fiaba La sirena senza ali (Poly Hatjimanolaki) Aptera, la protagonista, perde la voce e le ali e viene infine trasformata in isola, mentre la Sirena dalla voce di usignolo (Elsa Korneti), perseguitata dagli umani, incontra Orfeo, redivivo dalla sua avventura con le Menadi, e col suo aiuto riesce a salvarsi. Dal canto suo la Vecchia gorgone (Kyriakos Charalambidis) narra la sua storia, confondendo passato e presente, e la Gorgone che salva un bambino (M. Loukà) gioca disinvoltamente col suo stesso mito che emula quello della sorella di Alessandro Magno.

Alcune sirene /gorgoni vivono disinvoltamente in mezzo agli umani, quasi mimetizzandosi. Gorgò (La Gorgone col nastro rosso di Kika Pulcheriou) si diverte a provocare un parapiglia in città con la sola sua presenza, mentre ad una dimensione onirica fortemente impregnata di erotismo riconduce La Gorgone tatuata (Maria Kougioumtzì), in cui la sirena tatuata sul braccio di un uomo acquisisce vita propria e intreccia con lui un rapporto amoroso. L’apoteosi del tragico binomio amore-morte si compie però nell’ultimo racconto, La sirena di Waterhouse (Emilios Solomoù) imperniato sull’incontro di un pescatore e di una sirena, ispirato dall’omonimo dipinto del pittore inglese J. W. Waterhouse (1849-1917).

Tra le poesie, costituiscono una riflessione sulla complessa personalità di questi esseri affascinanti La donna ibrida (Elena Toumazì) e La Gorgone d’interni (Eftychia Loukidou) – declinata, quest’ultima, in un vero e proprio flusso di coscienza. Decisamente politica è invece La Gorgone vestita di stracci (Myrianthi Panayiotou-Papaonisiforou), che riconduce ai drammatici momenti dell’occupazione turca di Cipro.

La cifra interpretativa dell’intero volume, a mio avviso, è espressa nella lunga poesia Sogno di sirene e gorgoni del cipriota Yorgos Christodoulidis, che compendia mirabilmente gesti e gesta di queste eterne, misteriose creature:

[…] le sirene/ricominciano il/ loro canto/ le gorgoni lanciano/frizzi col/piede/di pesce […].

 

 

 

Storie di sirene e gorgoni

Ιστοριες με σειρηνες και γοργονες

traduzione, prefazione e cura

di Alexandra Zambà

illustrazioni di Paola Pezzotta

(volume bilingue)

Vita Activa, Trieste 2020

  1. 154, euro 15,00

 

Fig 1:

John W. Waterhouse

A Mermaid (Una sirena)

Olio su tela, 1900

Londra, Royal Academy of Arts

 

Fig 2:

Paola Pezzotta

Un’illustrazione del libro