TANTI ARTISTI, MOLTI DI QUALITÀ

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Dal 14 al 23 giugno, intervallo certo troppo ristretto, la Sala Veruda di Palazzo Costanzi ha ospitato la XIII edizione della Biennale di Trieste, organizzata attorno a Giorgio Celiberti, cui sarà quest’anno conferito il Premio Biennale (dopo i precedenti di Ugo Carà, Marino Cassetti, Bruno Chersicla, Fernanda Goina Gordini, Ottavio Missoni, Dante Pisani, Livio Rosignano, Villibossi, Claudio Ugussi e Livio Zoppolato) e cui il Comune dedicherà uno spazio espositivo nel prossimo mese di settembre. Attorno al maestro friulano, la ricca presenza di artisti non solo triestini, ma provenienti anche da Slovenia, Croazia e Bulgaria, consente di fare un inventario certo lacunoso, ma in qualche misura esauriente delle forze in campo sul terreno delle arti visive di un’area geografica che travalica almeno in parte i confini della Provincia.

A giudicare da molte delle opere esposte, lo stato di salute dell’arte a Trieste, nonostante le recenti perdite di alcune figure di patriarchi (Livio Rosignano) e matriarche (Nora Carrella e Mirella Schott Sbisà) può senz’altro dirsi soddisfacente, ovviamente con un variegato ventaglio di stili e sensibilità, ma con una generalizzata perizia esecutiva e, più di questo, con un’altrettanto generalizzata acutezza interpretativa.

Si farebbe certo torto a qualcuno citando solo parzialmente l’elenco di oltre cinquanta presenze, la maggior parte delle quali più che degne di menzione, ma certo chi ha avuto modo, nel breve periodo di esposizione delle opere, di passarle in rassegna avrà certo portato a casa l’emozione che gli è stata donata da più di uno degli artisti partecipanti.

 

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“Il colore, la mia vita” è il titolo che Olivia Siauss, artista triestina ormai di lunga navigazione nelle acque dell’arte triestina, ha scelto per una sua mostra antologica, alla Galleria Rettori Tribbio. A chi entri nella sala appare subito estremamente calzante l’intitolazione della mostra: in ciascuna delle opere esposte il colore ha una parte preponderante e immediatamente avvertibile, tanto più nelle tele quadrate di generose dimensioni, dove le cromie giocate tra squillanti rossi e più morigerati ocre e grigi costituiscono nell’alternanza di campiture un ulteriore elemento compositivo che si somma e si sovrappone prepotentemente al ritmico periodare dei segni. Che poi gli esordi artistici dell’artista triestina fossero legati a un proficuo severo apprendistato nell’esercizio della grafica fa risaltare ancora di più il tripudio di colore che si avverte nelle tele e anche nelle più recenti composizioni a tecnica mista, di norma pastelli acquerellati o persino nelle prime esperienze con la computer art.