Tiepolo a Lubiana

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Disegni dalle collezioni del Sartorio in mostra alla Narodna Galerija della capitale slovena

Esposti congiuntamente settantasette tra i migliori disegni della collezione triestina

di Luca Caburlotto

 

Non è solo una mostra quella che è stata inaugurata alla Narodna Galerija di Lubiana il 31 maggio scorso su una cospicua sezione dei disegni di Giovanni Battista Tiepolo del Civico Museo Sartorio, Giambattista Tiepolo. Disegni. Opere dai Civici Musei di Trieste, aperta sino al 3 settembre Si tratta di una nuova felice occasione – con uno dei più preziosi patrimoni di Trieste, ancorché per sua natura poco visibile e per questo poco noto – di costruzione del rapporto fra le città di Trieste e Lubiana: un atto non solo di rilevante valenza culturale ma anche prova di un clima di grande amicizia e reciproco rispetto. Il che si dà per scontato nel rapporto tra le due città e i rispettivi Paesi, ma che qui è messo alla prova dalla vicenda di quei disegni.

Non a caso il quotidiano della capitale slovena Delo, nell’ampio articolo pubblicato il 2 giugno sulla mostra, tratta in parallelo il contenzioso in atto su beni culturali di diversa tipologia che persiste a cavallo dei confini, non senza una punta polemica che, oltre che infondata storicamente e culturalmente, disconosce il fine tanto civile che culturale di questa mostra.

Senza alcuna reticenza e con ampia documentazione d’archivio, Lorenza Resciniti, conservatrice del museo prestatore, tratta nel suo saggio in catalogo – I disegni di Giambattista Tiepolo. Storia di una collezione – del percorso della raccolta tiepolesca centrandolo sul ritiro voluto da Vienna dopo la presa italiana di Gorizia il 9 agosto 1916 di fronte al rischio di dispersione (come parallelamente effettuato sull’altro fronte dalle nostre Soprintendenze) e sul ricovero avvenuto nella capitale slovena e, soprattutto, sul recupero e la restituzione alla sua sede d’origine, la villa Sartorio divenuta museo cittadino per donazione della famiglia, proprio nel contesto della drammatica occupazione da parte dell’Italia fascista della “Provincia di Lubiana” avvenuta durante la seconda guerra mondiale tra 1941 e 1943.

Che i disegni – nell’occasione della Festa della Repubblica Italiana del 2 giugno (celebratasi nella stessa Narodna galerija) e per volontà del nostro Ambasciatore Paolo Trichilo con la disponibilità del Comune di Trieste, il determinante contributo dell’Istituto italiano di cultura di Lubiana e l’ospitalità dell’importante museo sloveno – siano tornati per tre mesi nella città da dove erano stati prelevati (e sia pur per riportarli al loro luogo naturale di conservazione) nel momento più buio della storia italiana e del peggiore sfregio al popolo sloveno, con reciproca fiducia e senza recriminazioni di alcuno, è forse addirittura un segno del superamento di un tabù; un segno della possibilità di superare la storia nel segno dell’amicizia e della pace, pur certo senza dimenticare quale sia stato il doloroso passato.

Che poi il Delo, in forma del tutto antistorica, ma soprattutto senza proporzionare i fatti al loro contesto, si aggrappi – senza capire i precisi confini storiografici che Lorenza Resciniti si è imposta, in accordo con tutti gli altri autori, curatori e promotori dell’iniziativa da ambo le parti – alla probabile provenienza dei disegni da Isola d’Istria a seguito della morte dell’incisore Antonio Viviani che li possedeva, accusando la studiosa di reticenza, è solo prova di miopia non meno che di ignoranza: prima di tutto Isola d’Istria e Trieste erano al tempo parte della stessa compagine statale asburgica, e non può pertanto materialmente trattarsi di una “sottrazione” italiana ai “possessori” sloveni, ma semplicemente di un atto lecito e, si aggiunga, tra due luoghi a prevalente cultura latina; in secondo luogo nessuno ha mai messo in dubbio le legittime transazioni tra privati: nemmeno, per citarne una, l’acquisto dei capolavori della Galleria Estense di Modena da parte di Augusto III di Sassonia nel 1746.

Non riesce, il giornale sloveno, riconoscendo meriti alla sola direttrice del museo sloveno Barbara Jaki, a dividerla dai compagni di strada italiani, dato che è stata la stessa studiosa a voler impegnare economicamente il suo Istituto, il Ministero della cultura sloveno e gli sponsor per realizzare la mostra.

In merito allo specifico storico artistico, l’occasione da parte del pubblico di vedere esposti congiuntamente 77 tra i migliori disegni della collezione non solo è occasione preziosa, in considerazione della necessità di tenerli ordinariamente ricoverati in cassettiere (ancorché il Museo Sartorio consenta su richiesta la visita ad una sezione esposta a turnazione), ma gode anche della loro organizzazione per gruppi, che consente di esplorare aspetti significativi dell’intera arte di Tiepolo attraverso le multiformi tipologie tematiche studiate sui fogli.

Queste sono organizzate in mostra e, parallelamente, nelle introduzioni alla sezioni del catalogo, grazie alla illustrazione presentatane da Giorgio Marini, conservatore del Gabinetto dei disegni e delle stampe della Galleria degli Uffizi a Firenze.

I disegni vengono nella prima sezione affrontati nel segno della loro funzione di “laboratorio creativo”, quali fonti di modelli per la figura, espressione della inesauribile capacità narrativa di Tiepolo, manifestazione delle dinamiche di elaborazione delle opere pittoriche finite, ma non privi di un loro significato e valore autonomo: luogo per fissare ancora in via estemporanea le prime idee e studiarle in una progressione costantemente originale di soluzioni, al fine di valutare con gli strumenti propri del disegno i rapporti compositivi e luministici. Di grande fascino in questa sezione il Giove e Ganimede del 1740 circa e la Figura allegorica e mascherone del 1754-55.

La seconda sezione è dedicata a Volto, maschera e caricatura, espressione della vocazione teatrale del Settecento europeo, e di quello veneziano in particolare, che ne segnò la società, l’economia e molti aspetti della produzione artistica. Ecco allora le “teste di carattere” che rappresentano tipologie umane (il giovane aggraziato, il saggio barbuto, il notabile elegante) e la ripresa della “commedia sociale” quotidiana attraverso le caricature, espressioni grafiche di molti dei personaggi che caratterizzano le commedie di Carlo Goldoni, raccontata anche attraverso i signori in bauta, contemporaneamente spettatori e comparse del gioco sociale, o tramite “il più inquietante e misterioso popolo dei Pulcinella (…) contrappunto ironico dell’iconografia aulica e ufficiale della Repubblica; o addirittura l’espressione irriverente di un “mondo alla rovescia”, fuori dalle convenzioni”, come scrive Marini in catalogo.

Le ulteriori sezioni sono dedicate a Natura e paesaggio: tra Arcadia e”en plein air”, che presenta tra l’altro meravigliosi “ritratti” di levrieri; L’antichità rivisitata: decorazione e ornamento, con splendidi vasi la cui ripetizione di modelli è così fantasiosa che non ci si stancherebbe ad ammirarne assai più di quelli esposti; e, ultima, L’Oriente, il Capriccio, l’Allegoria che, dopo guerrieri, orientali, pastori e filosofi chiude la mostra, nei tre pezzi collocati sull’ultimo grande pannello, con le superbe figure del Merito, del Consiglio e della Virtù, disegnate a studio degli affreschi che Tiepolo realizzò a villa Loschi Zilieri dal Verme al Biron presso Vicenza intorno al 1734, come ricorda Lorenza Resciniti, autrice delle schede.

Nel saggio portante del catalogo, Giambattista Tiepolo, o il disegno come luce, Giorgio Marini descrive l’affascinante percorso stilistico dell’artista visto dal coté grafico; Ferdinand Šerbelj, nel saggio All’ombra della Serenissima delinea l’influenza tiepolesca in area slovena, mentre un rapido sunto al contesto della raccolta Sartorio, Specchio della cultura. Il collezionismo a Trieste, è dato da Luca Caburlotto e Rossella Fabiani. Il catalogo è in edizione sia italiana che slovena. Ulteriori informazioni sul sito del museo .www.ng-slo.si

di Luca Caburlotto