Torniamo a teatro

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Harold e Maude al Bobbio, Jekyll lu dutturi ai Fabbri, Arsenico e vecchi merletti al Rossetti

di Paolo Quazzolo

 

Non finisce mai di stupire per la sua grinta e per la capacità di rivestire sempre nuovi ruoli: Ariella Reggio, protagonista della nuova produzione della Contrada, Harold e Maude, che ha portato sul palcoscenico del Teatro Bobbio un personaggio del tutto particolare ma – come ha spiegato la stessa attrice – molto vicino al suo modo di essere e dal quale, al termine delle recite, le dispiacerà separarsi. Ed effettivamente Maud, similmente ad Ariella, è una simpatica signora di ottant’anni, piena di vita, abituata a viaggiare e ad affrontare sempre nuove avventure.

La particolarità del personaggio è tuttavia quella di divertirsi ad andare ai funerali di sconosciuti: ed è proprio qui che incontra Harold, un annoiato diciottenne benestante, il quale passa il tempo ad inscenare improbabili suicidi, con il solo scopo di spaventare una ormai imperturbabile madre. L’incontro dell’eccentrica signora con il problematico ragazzo fa scattare in quest’ultimo qualcosa che lo farà uscire dallo stato di apatia nel quale ha vissuto sino a quel momento. Tra battute e situazioni divertenti, la commedia prosegue fino all’imprevisto finale in cui l’atmosfera cambia bruscamente, quando Maude, seguendo la sua filosofia, deciderà volontariamente di uscire dalla scena del mondo, ritenendo di essere giunta a un’età oltre la quale non si deve continuare a vivere.

La commedia è adattata dall’omonimo film di successo diretto nel 1971 da Hal Ashby e sceneggiato da Colin Higgins. Messo in scena da Diana Höbel, lo spettacolo ha trovato in Ariella Reggio e nel giovane Davide Rossi gli interpreti di una storia in cui i ruoli generazionali sembrano invertiti e dove all’apatia tratteggiata da Rossi si antepone l’energia irrefrenabile della Reggio. Attorno a loro un cast numeroso all’interno del quale spicca Marzia Postogna, alle prese con un ruolo per lei nuovo, quello della egocentrica madre, reso in modo molto convincente. Belle la scena e i costumi di Andrea Stanisci. Applausi per tutti.

La stagione di teatro contemporaneo organizzata dalla Contrada al Teatro dei Fabbri ha proposto Jekyll lu dutturi – Mio padre non lo deve sapere, un atto unico scritto, diretto e interpretato da Pietro Cerchiello, il giovane e bravo attore da poco diplomato presso l’Accademia d’Arte Drammatica “Nico Pepe”, che la scorsa estate, assieme a un gruppo di colleghi neodiplomati, ha partecipato a una delle residenze artistiche presso lo stabile privato triestino.

Jekylli lu dutturi, ambientata negli anni Venti, è la storia di un figlio di pastori siciliani, nato e cresciuto in un piccolo paesino. Lontano dai grandi avvenimenti della storia, Giacomo cerca la propria emancipazione da un mondo che pare rimasto fermo nel tempo e che nulla ha da offrire a un giovane come lui. Una serie di scelte sbagliate lo condurrà tuttavia davanti a un agente di polizia al quale, nel corso di una lunga confessione, egli racconta la sua storia. In un alternarsi di situazioni ora divertenti ora drammatiche, l’ipotetico personaggio di cent’anni fa, dà vita a una storia dai forti contorni attuali. Bravo Pietro Cerchiello, sia nella veste di autore che di interprete, abile nell’alternare linguaggi e tonalità ora poetici ora rabbiosi, ora malinconici, ora ironici. Al suo fianco l’altrettanto brava Marina Boselli autrice di musiche ricche d’atmosfera, da lei stessa eseguite dal vivo.

Dopo numerosi rinvii dovuti alla pandemia e al blocco delle rappresentazioni teatrali, nonché dopo alcune sostituzioni nel cast (uno dei due ruoli principali in origine era sostenuto da Giulia Lazzarini), è finalmente approdato sul palcoscenico del Teatro Stabile Arsenico e vecchi merletti, la divertente commedia di Joseph Kesserling interpretata da Anna Maria Guarnieri e Marilù Prati, attorniate da un numeroso cast, spesso impegnato in doppi ruoli. Sorta di “giallo” teatrale che debuttò a New York nell’ormai lontano 1941, Arsenico e vecchi merletti è divenuto celebre soprattutto attraverso la versione cinematografica del 1944 diretta da Frank Capra e interpretata da Cary Grant. Riproposta numerose volte anche sui palcoscenici italiani, la commedia – come è noto – narra la storia di due anziane sorelle, Marta e Abby, le quali si divertono ad avvelenare malcapitati viandanti che bussano alla loro porta. Il fatto curioso è che le due gentili signorine non temono di nascondere quanto stanno facendo e lo confessano candidamente non solo al nipote (che sarà l’unico a crederle), ma anche alla polizia che prende le loro affermazioni come il delirio di due simpatiche vecchiette. La commedia prosegue tra colpi di scena, cadaveri che compaiono e scompaiono, sino all’inevitabile lieto fine, ove ogni cosa viene messa a posto. La versione diretta con piglio da Geppy Gleijeses e arricchita dalla imponente scenografia di Franco Velchi, trova in Anna Maria Guarnieri e Marilù Prati le due ideali interpreti dei ruoli principali: angeliche e svampite, ma al tempo stesso astute e ostinate nel portare a termine i loro piani, le due attrici hanno dipinto in modo spassoso le innocue vecchiette della commedia. Attorno a loro un cast di livello discreto ha rinverdito un testo il quale, nonostante tutto, inizia a mostrare i suoi anni.

 

 

Harold e Maude