Tre artisti al Magazzino 26

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di Francesca Schillaci

 

È appena terminata la mostra “In deep: la profondità dello sguardo” tenutasi al Magazzino 26 del Porto Vecchio di Trieste dal 31 luglio al 12 settembre 2021, che ha visto coinvolti tre nomi degli artisti più in vista nell’immaginario regionale, oltre che europeo. Due pittori e un artista multimediale.

Paolo Cervi Kervischer pittore triestino, ha presentato le sue opere degli anni Ottanta nel periodo in cui ha lavorato in Austria tra Graz e Klagenfurt; opere su tela di grandi dimensioni dove l’artista di ampia formazione pittorica e culturale, ha riportato, fra i vari, il tema centrale de “Il dio precario”, dipinto dai colori e sfumature arancioni che fanno da cuore al grande triangolo metafisico che racchiude in sé il significato della profondità dello sguardo dell’artista stesso, il quale si è fatto portavoce dell’idea di “limite” non come qualcosa di negativo, bensì un esempio di apertura alla possibilità di un’esistenza piena e consapevole, grazie al richiamo degli archetipi e dell’affronto del suo passato come elemento da sfruttare, piuttosto che dimenticare.

La seconda sala del Magazzino 26, invece, ha raccolto i “light box” multimediali dell’artista Luigi Tolotti, il quale ha concentrato il suo “sguardo” sulla multipotenzialità del presente, includendo una sovrapposizione di immagini che coinvolgevano, però, anche il passato inteso come principio per assemblarsi alla contemporaneità attraverso delle installazioni inusuali: un cantante pop celato da un Cristo di Giotto o un lupo che nasconde le sembianze di James Joyce, in un continuo fluttuare nel movimento delle immagini e nel richiamo, di conseguenza, dell’attenzione scrupolosa dello spettatore.

La terza sala del Magazzino 26 è stata dedicata interamente alle opere pittoriche dell’artista Manuela Sedmach che comprendevano una produzione dal 2005 fino ad oggi. La Sedmach, nella sua altissima sensibilità cognitiva, ha saputo offrire un opposto (inteso in termini di arricchimento) all’opera impetuosa, variopinta e altamente espressiva di Paolo Cervi Kervischer con un richiamo all’interiorità più profonda che esclude la possibilità del colore, per lasciare spazio piuttosto all’espressione del bianco e nero come simboli di un traguardo personale ottenuto grazie ad un’inesausta ricerca del proprio sé come artista e come persona. Opere, le sue, che innalzano l’arte a poetica del sentire attraverso lo stimolo della percezione intima e, allo stesso tempo, universale.
La mostra è stata curata da Valerio Dehò su un progetto gestito da ZerialArtPorject, in collaborazione del Comune di Trieste.

 

 

Manuela Sedmach

Heimlich

acrilico su tela, 2014