Trieste vista da Belgrado

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Nel saggio di un giovane studioso il punto di vista jugoslavo sulla questione di Trieste nel dopoguerra

di Štefan Čok

 

La Jugoslavia e la questione di Trieste, 1945-1954 è l’impegnativo quanto chiaro titolo scelto da Federico Tenca Montini per la sua nuova monografia (Il Mulino, Bologna, 2021, 315 p.). Chiaro poiché inquadra da subito il periodo e l’argomento che dall’opera vengono affrontati; impegnativo perché si tratta di un argomento estremamente complesso e dalle innumerevoli prospettive, siano esse nazionali, ideologiche, locali o della grande geopolitica. Tenca Montini lo fa con la sicurezza del ricercatore che ha avuto modo di confrontarsi, partendo dalla propria padronanza delle diverse lingue coinvolte nelle vicende affrontate, con fonti di natura e provenienza diverse, che gli consentono di ricostruire da questa cacofonia di voci, dis-se non as-sordanti, una narrazione coerente e comprensibile. Apprezzabile è da questo punto di vista anche la scelta di inserire nell’opera una nota linguistica, che consenta anche al lettore non ferrato nelle lingue slave meridionali di avvicinarsi al libro. Altrettanto utile è l’inclusione nell’opera di alcune cartine che consentono al lettore meno addentro a queste questioni di orientarsi (nel più largo senso della parola).

L’opera si avvale di una prefazione del prof. Jože Pirjevec, fra i massimi conoscitori in assoluto della questione di Trieste e dei complicati intrecci che dettavano i tempi della macchina statale jugoslava, nella prefazione Pirjevec sottolinea soprattutto come quest’opera rappresenti idealmente la chiusura, da un punto di vista storiografico, della questione di Trieste. Con ciò intende dire che l’opera di Tenca Montini rappresenta l’ultimo tassello di una notevole mole che nel corso degli anni le diverse storiografie hanno prodotto. Non può che risultare significativo il fatto che quest’ultimo tassello sia evoluzione diretta del lavoro di un giovane ricercatore ovvero di una tesi di dottorato, discussa nel giugno 2018 in cotutela tra l’Università di Teramo in Italia e quella di Zagabria in Croazia, a cui è da aggiungere un ulteriore periodo di studio svolto dall’autore presso l’Università del Litorale di Koper-Capodistria, in Slovenia. La genesi stessa dell’opera può del resto già di per sé rappresentare un buon esempio di un approccio transnazionale alla storiografia che sempre più si va affermando negli ultimi anni e decenni, rendendo in certo qual modo superato (o perlomeno messo in discussione) il concetto di storiografia nazionale, sia essa italiana, croata, slovena ecc. In quale di queste categorie andrebbe inserita l’opera di Tenca Montini? La domanda non è di facile risposta ma quel che più conta non è probabilmente nemmeno molto rilevante ai fini della comprensione dell’opera.

Tenca Montini ha sfruttato per la realizzazione dell’opera un approfondito lavoro archivistico, che l’ha visto operare (in ordine crescente di impegno) a Lubiana, a Zagabria e in particolare a Belgrado. In quest’ultimo caso, data l’ampiezza e la durata del lavoro archivistico, appare opportuno citare i diversi archivi impiegati: Archivio diplomatico del Ministero degli Affari Esteri di Serbia, Archivio di Jugoslavia (soprattutto per quel che riguarda il fondo personale del maresciallo Tito) e Archivio militare (in particolare per quel che riguarda l’amministrazione della zona B).

Passando a un approfondimento sulla monografia in sé essa si articola in tre capitoli principali, per i quali l’autore ha voluto scegliere titoli evocativi, che attirassero l’attenzione del lettore: Scambi di monete (1945-1948), Socialismo con grano americano (1948-1953) e Non ci fideremo più di nessuno (1953-1954). Gli anni inseriti nei titoli consentono facilmente al lettore di far corrispondere i tre capitoli a tre ben precisi periodi della vicenda triestina e della politica internazionale della Jugoslavia: dalla fine della guerra alla rottura del Cominform (passando per la firma del Trattato di pace di Parigi), il periodo in cui il mantenimento in essere della Jugoslavia di Tito fu nell’interesse (e fu quindi attivamente sostenuto) del blocco occidentale e infine il biennio finale della vicenda del TLT. Il contributo originale dell’opera di Tenca Montini è dato soprattutto dalla possibilità che offre al lettore di “leggere” le diverse prese di posizione jugoslave non attraverso la lente interpretativa italiana ma comprendendone il loro vero significato così come erano viste da parte jugoslava. In un gioco di scacchi complicato come fu la vicenda diplomatica triestina appare di grande interesse andarla a verificare, adottando un termine militare, “dall’altra parte della collina”, cioè attraverso la prospettiva jugoslava. Il lettore potrà così scoprire che a volte ciò che all’Italia sembrava propaganda era in realtà una proposta seria o viceversa. Altrettanto significative appaiono essere le ricadute locali dell’evoluzione della politica estera jugoslava, soprattutto nei confronti di quella parte della comunità slovena triestina che anche dopo lo strappo con Stalin del 1948 decise di mantenere il legame con la vicina repubblica.

Nello sviluppo della narrazione l’autore è soprattutto abile a seguire l’evoluzione delle posizioni di una classe dirigente jugoslava da egli stesso definita nelle conclusioni “giovane e per certi versi inesperta”, molto assertiva nella sua iniziale volontà di protagonismo, non solo nell’area altoadriatica ma anche nella definizione del confine con l’Austria e nel coinvolgimento nella guerra civile greca, dimostratasi però negli anni successivi molto abile a imparare rapidamente i complessi meccanismi di un gioco diplomatico che le consentì di mantenersi in un fragile equilibro fra Est e Ovest. La soluzione della questione di Trieste con la firma del Memorandum di Londra nell’autunno 1954 rappresenta uno spartiacque importante non solo per la storia della città ma per l’evoluzione politica della Jugoslavia, avviata negli anni seguenti a sviluppare quella politica del Movimento dei non allineati che rappresentò uno degli elementi di maggiore originalità della Jugoslavia di Tito. L’opera di Tenca Montini, per il rigore storiografico, la ricchezza di fonti e la chiarezza nell’esposizione, rappresenta indubbiamente un contributo prezioso per comprendere quest’evoluzione e ciò spiega il motivo per cui in prefazione essa venga definita da Jože Pirjevec come un’ideale chiusura, dal punto di vista storiografico, della questione di Trieste. Ciò naturalmente non sta a significare un esaurimento degli argomenti da trattare: per l’ampiezza e il rigore dell’approccio utilizzato non c’è da auspicare che quest’opera trovi una sua continuazione in ulteriori studi, che vadano a coprire sia il ventennio dal Memorandum di Londra al Trattato di Osimo (1954-1975) che il periodo dalla firma di Osimo alla dissoluzione della federazione jugoslava nel 1991.

 

Federico Tenca Montini

La Jugoslavia e la questione

di Trieste, 1945-1954

Il Mulino, Bologna 2020

  1. 320, euro 26,00