Un altro Veneto

| | |

Un’antologia di poesia in dialetto

di Fulvio Senardi

 

Tra le rotte più suggestive della poesia novecentesca e contemporanea, quella che ha maggiormente portato a dilatare in Italia i confini del fare e i parametri di giudizio in tema di scrittura poetica, è stata l’esperienza dei “dialettali”. Compiutamente sdoganati a metà secolo, grazie soprattutto alla riflessione di Pasolini che dava voce a un ormai diffuso sentire comune, i poeti in dialetto possono oggi perfino apparire, all’esile schiera dei fruitori, come coloro che meglio interpretano l’esigenza da sempre avvertita sui gioghi di Parnaso, di rinverginare la lingua, individuando un veicolo espressivo non compromesso con il torbido e il torpido degli idiomi pubblicitari e politici, il più distante possibile dalla trionfante neo-lingua, orwellianamente parlando, che nel suo essere formulare e ripetitiva, piatta e conformista, risulta sul piano individuale un decisivo agente sclerotizzante per la creatività letteraria, e su quello sociale, una forma del controllo e della subalternità. Detto questo non occorrerà molto insistere sull’importanza che rivestono gli strumenti che consentono una navigazione consapevole nella galassia in espansione dei “dialettali”, nel cui novero rientra a pieno titolo il volume di cui qui ci occupiamo, Un altro Veneto – Poeti in dialetto fra Novecento e Duemila, due che se intendono, essendo il primo poeta lui stesso, il secondo segretario di redazione della rivista internazionale «Letteratura e dialetti» oltre che frequentatori entrambi, come docenti, di aule scolastiche e universitarie. 16 i poeti di area veneta – alcuni grandi vecchi, non più tra noi: Calzavara (1907), Nerina Noro (1908), Pascutto (1909), e molti viventi – di cui il libro allinea brevi sillogi, precedute da una scheda di poetica e completate da una bibliografia, e contestualizzate da una premessa scritta a quattro mani che ha il merito di fare il punto sull’ispirazione e la scrittura di un gruppo accomunato da un’aria di famiglia da riconoscersi, in primo luogo, nella comune scelta dialettale, dentro una stessa soglia di esperienza di vita e di scrittura rappresentata dal nord-est italiano di idioma veneto. Interessante notare, come spiegano i curatori del volume, che la scelta dialettale dei poeti in questione non risponde sul piano politico e ideologico a forme di deriva identitaria nel segno della chiusura e del rifiuto, ma al contrario, interpreta e aggiorna l’eterna messaggio umanistico e universalistico dell’homo sum. In aree, come quella veneta, dove il dialetto mantiene intatto l’antico potenziale comunicativo, con un di più semmai di modestia e familiarità rispetto alla lingua nazionale, essi «rappresentano in concreto i custodi di valori condivisi che non risultano affatto elitari ed al tempo stesso appaiono solidi e universali, l’unico humus sul quale si dovrebbe ricominciare a costruire per davvero un Paese lacerato come il nostro» (p. 4). È evidente per altro che nella diffusione di una sensibilità “glocale”, come risultato dell’intreccio di mondializzazione (con il trionfo di un immaginario mediatizzato e di un pensiero unico socio-economico di marca liberista) e regionalismo (un fenomeno che rilancia identità locali, con il rischio, non va nascosto, di chiusure ultra-localistiche ), chi ci rimette sono gli stati nazionali, nella loro antica capacità di conferire senso e offrire identificazione. Un vecchio mondo che va in crisi, e contro cui si afferma, laddove il senso comunitario e le tradizioni (in primis il dialetto) sono ancora fiamma viva e non cenere fredda, un “petit monde” localistico capace di conferire identità ai soggetti e senso all’esistenza. E le cui esigenze, anche quelle che riguardano la polis, trovano sempre più spesso nei dialettali, per compensazione/contrapposizione a un potere politico nazionale sentito distante ed eterodiretto, una voce disponibile a farsene carico: «altro tema che interessa la gran parte degli autori proposti», spiegano i curatori, «è quello civile e politico, coniugato in forme diverse, dal registro dell’ironia a quelli dell’invettiva, della satira o del sarcasmo» (p. 5).

 

COPERTINA:

Un altro Veneto

Poeti in dialetto

fra Novecento e Duemila

a cura di

Maurizio Casagrande

e Matteo Vercesi

edizione Cofine, Roma, 2014

  1. €15,00