Una comunità nel cuore dell’Europa

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di Rossana Paliaga

 

Nei territori di confine l’identità individuale è una domanda da porsi all’infinito e per la quale si trovano nel corso dei secoli, ma anche dei decenni, risposte dalle sfumature diverse. In questi luoghi riflettere sull’identità nazionale anche oggi, mentre il mondo intorno diventa sempre più globale, è una necessità atavica e se l’intreccio di origini diverse è qui un’antica abitudine, il dibattito rimane tuttavia vivo come si trattasse di un fenomeno nuovo. Questo accade perchè la storia non ha sempre fatto in modo che la varietà multiculturale autoctona fosse considerata qualcosa di “normale” o addirittura un privilegio concesso alle genti di confine, ma ha costretto molto spesso diverse comunità a raccontarsi nuovamente e infinite volte nonostante rapporti di secolare convivenza, per confermare il proprio posto e ruolo nel comune tessuto storico e culturale. Nel Friuli Venezia Giulia la comunità storica slovena è stata duramente messa alla prova dalle vicende, dalle conseguenze e strumentalizzazioni della seconda guerra mondiale. Meno note sono invece le evoluzioni interne alla comunità in tempi più recenti, sotto le pressioni di grandi cambiamenti sociali e culturali che hanno coinvolto l’intero continente, dalla caduta del muro di Berlino alle sfide dell’Europa unita nel terzo millennio.

Le motivazioni che hanno animato la comunità slovena durante la ricostruzione post-bellica sono per le giovani generazioni eredità storiche. Da una situazione di conflittualità ideologico-politica si è passati a un contesto ideologico-politico comune, quello europeo. Il rapporto con le radici etniche e linguistiche si è radicalmente trasformato nel tentativo di far fronte a nuove situazioni che impongono un confronto a più ampio raggio con i cambiamenti in atto in tutta Europa nel concetto stesso di minoranze e maggioranze etniche, in un contesto sempre meno chiaramente distinguibile e dove la conservazione e la trasmissione del proprio patrimonio assume valenze totalmente nuove.

La velocità dei cambiamenti trova spesso impreparati e senza risposte univoche ai nuovi e urgenti interrogativi, una debolezza che si potrebbe pagare cara mentre si tenta ancora di trovare un equilibrio tra lo sguardo al passato e le molte direzioni del futuro. È questo l’argomento del volume Una comunità nel cuore dell’Europa, realizzato a cura di Norina Bogatec e Zaira Vidau per l’istituto sloveno di ricerca SLORI di Trieste ed edito da Carocci. La monografia è il risultato di un progetto pluriennale dell’istituto, al quale hanno partecipato ricercatori interni e collaboratori esterni. Prima di essere presentata nelle librerie, ha avuto un debutto prestigioso con la presentazione nella sala Aldo Moro della Camera dei deputati a Roma.

Scopo del volume è rivolgersi all’esterno con informazioni di carattere interdisciplinare su tutti gli aspetti della vita sociale della comunità nell’ambito delle vicende culturali e sociopolitiche succedutesi nell’area confinaria tra Italia e Slovenia negli ultimi venticinque anni, ma rappresenta certamente anche un modo molto interessante per permettere agli stessi rappresentanti della comunità di guardarsi allo specchio, non senza qualche sorpresa. Non è quindi un caso che in copertina ci sia l’opera del grande artista Lojze Spacal Città allo specchio, a ribadire l’importanza della conoscenza reciproca, perchè «l’immagine riflessa allo specchio non sempre corrisponde a quella che crediamo sia la situazione reale».

Il volume, del quale è prevista anche l’edizione in lingua slovena, si suddivide in tre parti. La prima comprende sei articoli introduttivi che descrivono le principali peculiarità storiche, giuridiche, demografiche e sociopolitiche della comunità nazionale slovena in Italia. Particolare attenzione è rivolta ad alcuni concetti base per quanto riguarda la definizione di comunità di minoranza storica e alle sue dinamiche di sviluppo che si stanno delineando a livello locale, nazionale ed europeo. La comunità viene considerata nelle sue diversità locali, derivate dalle diverse vicende storiche del territorio triestino, goriziano e friulano.

L’analisi della situazione e delle trasformazioni vissute a partire dagli anni novanta dagli sloveni in Italia per quanto riguarda la lingua, l’identità nazionale, l’istruzione, la cultura, lo sport, la religione, i media, la partecipazione politica, il sociale e l’economia è il tema dei dieci articoli della seconda parte, mentre la terza comprende le riflessioni sugli sloveni in Italia di quattro “osservatori esterni” delle comunità nazionali e linguistiche storiche con le quali gli sloveni in Italia intrecciano rapporti di collaborazione, tra le quali la comunità linguistica friulana e la comunità italiana in Slovenia e Croazia.

Il volume prosegue il lavoro iniziato da Pavel Strajn nel 1989, che ha trattato i temi della “comunità sommersa” nel periodo precedente a quello considerato dalla nuova ricerca. Vuole essere, con le parole delle curatrici, “uno strumento di informazione e conoscenza per una delle peculiarità culturali, linguistiche e di identità nazionale che contraddistinguono storicamente la regione Friuli Venezia Giulia” ed è uno strumento dalle solide basi scientifiche che non lascia spazio al racconto celebrativo, ma offre fatti, statistiche, testimonianze di grande interesse, anche con uno spiccato senso critico. Gli autori dei contributi, oltre alle curatrici stesse, sono Milan Bufon, Sara Brezigar, Gorazd Bajc, Devan Jagodic, Bojan Brezigar, Majda Kaučič Baša, Roberto Dapit, Susanna Pertot, Nataša Sosič, Martina Kafol, Nives Cossutta, Peter Verč, Tomaž Simčič, Igor Tuta, Annamaria Carli Kalc, Patrizia Vascotto, Jernej Zupančič, William Cisilino, Nives Zudič Antonič.

È particolarmente interessante l’analisi che riguarda innanzitutto la drammatica fine del mito dell’ex Jugoslavia, un riferimento fortissimo e rispetto al quale la comunità autoctona slovena della nostra regione ha modellato diversi aspetti della propria identità, così come la costituzione della Slovenia come stato indipendente, fatto che ha modificato i rapporti in entrambi i sensi, ma che ha anche indotto la maggioranza italiana ad accorciare le distanze verso una comunità che esce dall’area di influenza dei vecchi rancori di matrice politica. In questo clima di distensione si affievolisce però all’interno della comunità l’istinto di sopravvivenza creato dalla presenza di un «nemico», creando paradossalmente una situazione più pericolosa perchè meno vincolata, almeno a livello superficiale, alla necessità di conservazione di un patrimonio di cultura, storia, tradizioni ed esperienze peculiari. Altrettanto illuminante è l’analisi sull’utilizzo dello sloveno in ambito lavorativo e familiare, alla luce di composizioni etniche sempre più variegate, ma anche considerando il fatto che la conoscenza dello sloveno viene ormai considerata un’opportunità importante e che un gran numero di famiglie italiane o straniere residenti in Italia iscrive i propri figli alle scuole slovene.

In questi nuovi contesti, spiegano le curatrici del volume, «si delineano situazioni e identità in cui lingue e culture diverse si intrecciano, confrontano ma anche fondono. Come conservare e consolidare la specificità storica slovena nella regione Friuli Venezia Giulia in contesti sociali sempre più complessi e in una società in continua e rapida trasformazione è la sfida più impegnativa con cui gli sloveni in Italia si stanno confrontando nel terzo millennio».

 

 

 

Copertina:

 

Norina Bogatec, Zaira Vidau

(a cura di)

Una comunità nel cuore dell’Europa

Gli sloveni in Italia dal crollo del Muro

di Berlino alle sfide del terzo millennio

Carrocci editore, Roma 2017

  1. 248, euro 29,00