Il Corto Maltese della scienza

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Una mostra ricorda Paolo Budinich nel centenario della nascita

A buon diritto è oggi riconosciuto come il padre del Sistema Scientifico Triestino

di Pierluigi Sabatti

 

 

Paolo Budinich fu uno dei pochi triestini con lo sguardo sempre rivolto al futuro. In una città che ancor oggi guarda al passato con rancore e stupidità come aveva intuito Carolus Cergoly, Budinich costituisce una splendida eccezione. Non fu il solo, fortunatamente, vi fu anche un altro personaggio, subito mi viene in mente, Fulvio Anzellotti, che continuò in qualche modo, sul versante imprenditoriale, l’opera avviata da Budinich, contribuendo a creare quel “sistema Trieste” che rappresenta un evento epocale, come lo fu l’istituzione del porto franco da parte di Carlo VI d’Asburgo nel 1719 che avviò le fortune emporiali della città.

Però il primo ad avere l’intuizione di un futuro di Trieste che superasse i confini che allora la soffocavano fu lui: Paolo Budinich. Come ha raccontato egli stesso a Paolo Rumiz in una bella intervista pubblicata sul Piccolo nel 2009, fu una serie di fortunate coincidenze a far nascere la Trieste della scienza. La prima fu la decisione di Roma di aprire facoltà scientifiche all’ateneo triestino. Diego de Castro, che rappresentava l’Italia nel Governo Militare Alleato disse: dovete fare di Trieste la prima università d’Italia”. E Budinich si mobilita nel giugno 1960, organizzando un simposio sulle particelle elementari al Castelletto del Parco di Miramare, invitando, in quegli anni di “guerra fredda”, fisici di Paesi appartenenti a entrambi i blocchi: Svizzera, Austria, Cecoslovacchia, Ungheria, Jugoslavia. Un’idea coraggiosa perché proprio da Trieste e fino a Stettino, stando alla nota definizione di Winston Churchill, si ergeva la cortina di ferro, una tragedia che va ricordata a coloro che oggi vogliono erigere muri e barriere di filo spinato solo per vellicare i peggiori istinti degli elettori.

In quel lontano giugno triestino tra i partecipanti c’è un giovane scienziato pakistano, si chiama Abdus Salam, che si innamora del luogo e dell’idea Sarà con lui che, negli anni successivi, Budinich imposta un progetto per la realizzazione di un Centro internazionale di Fisica teorica. Budinich con la benedizione del rettore dell’Università, Agostino Origone, va alla ricerca di soldi e riesce ad avere un prestito di 100 milioni dal presidente della Cassa di Risparmio di Trieste, l’avvocato Guido Sadar. Aderisce entusiasta il sindaco Franzil e la Provincia. Budinich promuove un comitato cittadino nel 1961 per sostenere la fondazione di questa istituzione, che costituisce la pietra miliare per la rinascita della città.

Tre anni più tardi, Budinich e Salam, con il supporto, va detto, dei governi presieduti da Fanfani e da Moro, sbaragliano l’agguerrita concorrenza di altre città tra cui Copenhagen, Vienna e Ginevra. Il Centro si fa a Trieste. La sua prima sede è nel palazzo del Consiglio regionale in piazza Oberdan, la Regione a statuto speciale è stata varata da un anno. Nel ’68 avverrà il trasferimento nella sede attuale di Miramare.

“Da allora – ha ricordato l’attuale direttore del Centro, il guatemalteco Fernando Quevedo, in occasione del cinquantesimo dalla fondazione – sono transitati all’Ictp (International Centre for Theoretical Physics) 130 mila scienziati di 188 Paesi diversi, di cui purtroppo solo il 20% donne”.

L’intuizione di Budinich non riguardava solo il futuro di Trieste, sarebbe riduttivo. I suoi orizzonti erano vasti come il mare che amava e sul quale ha navigato, al largo di Lussino con la passera del padre, sui mari d’Italia e nel Mediterraneo da cadetto, ma anche sugli Oceani dove gli sarebbe piaciuto ritornare. Del resto giustamente il giornalista scientifico Fabio Pagan l’ha battezzato il “Corto Maltese della scienza” e come l’instancabile marinaio di Hugo Pratt Budinich non si è mai fermato, fino alla fine.

Seguendo le idee di Albert Einstein e Robert Oppenheimer, Budinich aveva compreso appieno che la trasmissione della conoscenza è il fattore fondamentale per realizzare la pace. È questa la “mission” si direbbe oggi, triste epoca in cui si sprecano gli anglicismi, mentre possiamo dire tranquillamente missione. È questa la missione appunto del Centro: trasmettere le conoscenze della fisica ai Paesi in via di sviluppo, come si diceva allora con un eufemismo elegante, quanto ipocrita.

E quindi accade costantemente che ricercatori palestinesi discutano di fisica assieme agli israeliani e recentemente, per la prima volta, sono approdati a Miramare scienziati della Corea del Nord che si sono scambiati opinioni anche con colleghi della Corea del Sud.

Dare altri numeri aiuta a capire l’enorme importanza della “creatura” di Budinich e Salam: ogni anno sono seimila i ricercatori che visitano l’Ictp; così a Trieste quattro occupati su cento lo sono in centri o istituzioni scientifiche o di ricerca, una media che è di dieci volte superiore a quelle complessiva italiana. Il Centro di Fisica teorica ha contribuito a ridare a Trieste la centralità geografica, va ribadito, perché molti dimenticano, che erano gli anni in cui la città si trovava ai margini d’Italia e dell’Europa occidentale. Inoltre ha ridato a Trieste quel respiro internazionale soffocato dal nazionalismo, esasperato dal fascismo.

Ma conosciamo meglio Paolo Budinich. Lussignano, nato nel 1916 a Lussingrande, riceve una spartana educazione dal padre, Antonio, che amava il mare e le escursioni sul Carso. Non passeggiatine ma vere e proprie camminate con ogni tempo e “senza entrare in un’osteria” perchè la bevanda consentita è l’acqua fresca e il pranzo è al sacco. Antonio, insegnante di Lettere a Trieste, si era laureato in Storia a Vienna, ma la sua cultura e la lingua in famiglia erano italiane. Richiamato alle armi, presta servizio come ufficiale nell’imperial-regio esercito, anche sul fronte italiano, e lascia un magnifico diario che il nipote Piero ha pubblicato per la sua casa editrice “Beit” con il titolo Le memorie di guerra di papà.

Diario dal quale emergono notizie sulla famiglia e sull’educazione dei figli che, nonostante vivano la loro adolescenza e giovinezza nel periodo oscuro della nostra storia, vengono vaccinati dalle idee aperte del padre e dalla sua profonda e vasta cultura plurilingue.

Paolo si diploma al liceo scientifico Oberdan, e avrebbe a portata di mano una carriera in una società assicurativa. Ci rinuncia e si mette a studiare fisica. Si laurea alla Scuola Normale di Pisa nel 1938. Sempre nello stesso anno ottiene l’incarico di insegnante di Matematica sulla nave scuola Amerigo Vespucci, che fa parte della Accademia navale di Livorno. Ma scoppia la seconda guerra mondiale e Budinich viene spedito al fronte, anzi su vari fronti. È sommergibilista, poi marinaio, pilota di aerei, e infine viene fatto prigioniero da una corvetta del Regno Unito e imprigionato prima in Inghilterra e poi negli Stati Uniti.

Finita la guerra, Budinich riprende la propria attività di ricercatore e ha l’opportunità di studiare con scienziati del calibro di Werner Heisenberg a Gottinga, e Wolfgang Pauli a Zurigo. Negli anni Cinquanta, come detto, viene chiamato all’Università di Trieste, dove cominciano subito a prendere vita i suoi coraggiosi e lungimiranti progetti. Il citato simposio sulle particelle elementari organizzato a Miramare nel ‘60, avvia la costituzione dell’Ictp nel 1964. Ma Budinich non si ferma. Vuole realizzare la costituzione a Trieste di una Scuola equivalente alla Normale di Pisa, e ci riesce: nel 1978 viene dato vita alla Scuola internazionale superiore di studi avanzati (Sissa), nello stesso comprensorio in cui c’è il Centro di Fisica teorica, all’interno del Parco di Miramare. Dal 2010 la Scuola ha traslocato nell’edificio che ospitava il Santorio Santorio, sanatorio per malattie polmonari, che domina la città.

In seguito si fa promotore della nascita di Area Science Park, e in particolare del Sincrotrone di Trieste, e dell’International Centre for Genetic Engineering and Biotechnology (Icgeb), della World Academy of Sciences (Twas), senza dimenticare gli organi amministrativi creati per il raggiungimento di questi obiettivi, quali il Consorzio per la Fisica e la Fondazione Internazionale Trieste per il Progresso e la Libertà delle Scienze (Fit).

La sua attività è stata determinante anche per la nascita di istituti a carattere divulgativo, come l’Immaginario Scientifico, e per l’alfabetizzazione scientifica nei Paesi in via di sviluppo. A buon diritto è oggi riconosciuto come il padre del Sistema Scientifico Triestino come polo di risonanza internazionale.

Nel centesimo anniversario dalla sua nascita sono state organizzate a Trieste una serie di manifestazioni, tra cui una mostra a lui dedicata, “L’arcipelago delle meraviglie”, realizzata dagli enti e organizzazioni che Budinich ha contribuito a creare.

Per una volta Trieste non è stupida, cattiva e smemorata perché tributa a un suo grande figlio l’onore che merita.