Tecnologia e verità

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Anna sta mentendo al festival pordenonese

di Anna Calonico

 

Anna sta mentendo (Giunti, Firenze, 2017, pp. 283, €17) è l’ultimo libro di Federico Baccomo, un quasi quarantenne milanese che in passato ha pubblicato, nel 2009 e nel 2011, due romanzi che sono diventati film (Studio illegale e La gente che sta bene, entrambi con Marsilio), Peep show (2014) e una storia edita invece dalla Giunti, Woody (2015, con le illustrazioni di Alessandro Sanna), che, in maniera alquanto originale, vede la violenza sulle donne con gli occhi di un cane di razza basenji che vive la sua vita costantemente in simbiosi con quella della sua padrona Laura. Un racconto che potrebbe sembrare una fiaba per bambini, non fosse per quel climax di paura che stravolge la vita di umana e quattrozampe; e che convince, vuoi per la scrittura in prima persona, narrata dal buon Woody, vuoi per l’argomento trattato, di grande attualità. Con Anna si torna ai problemi moderni, si parla della dipendenza sempre più diffusa per tecnologie come il telefonino e le mille applicazioni che dovrebbero (il condizionale è d’obbligo, dopo aver letto questo libro) semplificarci la vita. Un’applicazione che ci permette di sapere chi sta dicendo la verità e chi invece sta mentendo: chi la vorrebbe? Se qualcuno ha risposto affermativamente, significa che non ha ancora aperto la prima pagina. Può davvero una semplice “app” svelare la menzogna, tradire i bugiardi? O forse è la nostra suggestione, forse serve solo a dare il via libera alle nostre paranoie, alle nostre paure, ai nostri sospetti, alle nostre piccole malignità? E chi è esente dalla falsità? Riccardo, il protagonista, scopre che c’erano maschere da levare, cassetti da aprire, un immenso catalogo di falsità da sbugiardare, perché, dopo la sua ragazza, mette alla prova anche amici, conoscenti, vecchi colleghi, scoprendo sul display del suo telefonino piccole e grandi fandonie, dette per vergogna, per sfida, per gelosia, per pigrizia, per mille grandi e piccoli motivi. Li mette alla prova, e allo stesso tempo mette alla prova WhatsTrue, questo Iago digitale, perché non sa più a chi e a cosa credere.

La storia parla quindi (anche) dei sotterfugi di Anna e degli amici di Riccardo che vengono smascherati da questa famigerata app, a metà tra un Grande Fratello tascabile e un miracoloso oracolo: crescono la tensione, l’ansia, il dubbio (tutto parte proprio dal dubbio che la scritta rossa “Anna sta mentendo” possa essere vera). E crescono la paura, l’impotenza, la rabbia. Intorno c’è un’altra storia, quella familiare di Riccardo, narrata con grande sensibilità, con commozione. E i dolorosi fatti domestici del ragazzo sono in contrasto, ma si mescolano armoniosamente nella scrittura spesso ironica e divertente presentando un ulteriore racconto, quello che riguarda il lavoro di Riccardo: una strana, moderna azienda che studia le emozioni e i comportamenti umani. La passione letteraria, l’istinto narrativo e la fascinazione per i mondi dell’immaginazione cessavano d’un tratto di essere l’hobby anacronistico di un’indole solitaria e diventavano inaspettatamente una risorsa preziosa che gente molto concreta, capace di farsi carico di budget e bilanci, era disposta a contendersi a suon di euro. I titoli di studio contavano poco in quell’ambiente: si cercava l’ispirazione che né i master né gli stage potevano insegnare, ma solo migliaia e migliaia di pagine lette, con tutti gli eroi che contenevano, tutti i mondi che descrivevano, e i colpi di scena, i sentimenti, le sorprese, i dolori, le esaltazioni… le storie, vissute parola per parola, in fuga dal minuscolo mondo della realtà. I libri – chi l’avrebbe detto? – si rivelavano il punto di partenza e lo strumento più efficace dell’ascesa professionale di Riccardo. Si parla allora di libri, di immaginazione, di storie che coinvolgono e provocano sensazioni forti, di linguaggio come chiave emozionale, della funzione terapeutica delle storie.

Federico Baccomo è stato invitato a Pordenonelegge e intervistato da Antonella Silvestrini insieme a Federica Manzon, che con il suo La nostalgia degli altri (Feltrinelli, 2017, pp.224, €16) ha presentato simili tematiche, sul potere irrefrenabile dei social network. In apparenza strumenti utili e piacevoli che aiutano ad entrare in contatto, a sentirsi vicini (a sentirsi amati, nel caso della storia della Manzon), ma che spesso si rivelano ambigui, pericolosi, ricchi di fraintendimenti. Entrambi gli autori, che hanno messo in scena coppie di giovani che lavorano in ditte immaginarie legate alle tecnologie contemporanee (Acquario è il significativo nome scelto dalla Manzon, contrapposto all’altrettanto allusivo Dedala di Baccomo) e che vivono in una Milano partecipe dei loro sentimenti, concordano nel pensare che ogni persona esprime se stessa attraverso questi mezzi (Baccomo porta come esempio un’esperienza personale simile a quella di un’amica, ma vissuta in maniera estremamente differente dai due), ma anche che gli stessi network mettono in luce parti diverse di un singolo essere umano. E torniamo alle parole di Baccomo nella sua Anna: Che peccato, però. Non sarebbe stata una brutta avventura questa di WhatsTrue, ad affrontarla a mente leggera. Invece, stupido che non era altro, fin da subito si era lasciato guastare il divertimento dalla gelosia, dalla diffidenza, dall’insicurezza, al posto di lasciarsi trascinare in quella buffa esperienza di misteri, pieghe oscure e colpi di scena. Tutto il senso di meraviglia che tanto inseguiva nei libri, nella realtà lo aveva solo paralizzato. Pavido come nessun protagonista poteva permettersi di essere. Quando si tratta di leggere, quindi, Riccardo è appassionato ed emotivo, e allo stesso tempo partecipe e insaziabile, ma quando si tratta di vivere perde il coraggio di agire lasciandosi sopraffare dai sentimenti.

Quello che emerge dalla discussione di Pordenone non è soltanto che le tecnologie e i modi di utilizzarle cambiano le persone e soprattutto cambiano con le persone, ma anche che rappresentano un nuovo, ricco mondo di possibilità per uno scrittore, che può permettersi di esplorare comportamenti e circostanze. Per il momento, tentando questa strada il risultato di Baccomo è intelligente, originale, pieno di spunti di riflessione, e molte cose ancora si potrebbero dire, di come il protagonista diviene da carnefice una vittima, di come la mente e il cuore umano si lasciano abbindolare, di come personaggi e avvenimenti di Baccomo e della Manzon possano somigliarsi, ma uno dei motivi per cui la lettura risulta così coinvolgente è anche la sensibilità con cui l’autore parla del mondo della lettura, e lascerei a lui le parole finali: i libri ci fanno piangere, ci fanno ridere, ci fanno sentire la feroce soddisfazione della vendetta, il brivido lungo la schiena, lo stomaco che si chiude, e sono tutte sensazioni vere, reali, mosse dai piccoli, inesistenti fantasmi di inchiostro che infestano le pagine di un libro. Pura immaginazione. In altre parole: quello che chiunque, fin da bambino, lasciato in compagnia di un libro, sapeva bene: che immaginare un’emozione equivale a provarla. Pagina dopo pagina aveva attraversato la soglia di migliaia di esistenze che a loro volta avevano attraversato la soglia della sua, e non c’era bisogno di tante rigorose sperimentazioni per sapere che, sì, immaginare di vivere equivale a vivere. Chissà se Lizzie e Adrian, i protagonisti della Manzon che provano a vivere un amore tramite messaggini, concordano.

 

Copertina:

 

Federico Baccomo

Anna sta mentendo

Giunti, Firenze, 2017

  1. 283, euro 17,00