A scuola di sloveno

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Una ricerca sull’insegnamento della lingua slovena in una scuola italiana di Trieste

di Patrizia Vascotto

 

Imparare lo sloveno? Si può. Si potrebbe sintetizzare così il messaggio che ci arriva da questa interessante ricerca e dall’ancora più interessante esperienza che vi sta dietro. Un messaggio che sfata uno dei più comuni detti che circolano a Trieste: no se pol.

Ironia a parte, il volume, recentemente pubblicato dallo Slori – Istituto sloveno di ricerca, fa luce su un argomento di grande interesse: l’educazione linguistica in un’area di confine.

Diversa la formazione delle due ricercatrici che hanno condotto l’indagine: Norina Bogatec, psicologa sociale, si occupa, tra l’altro, di istruzione ed educazione in contesti pluriculturali; Veronika Lokar, psicologa e psicoterapeuta, nell’ambito della Fondazione-Sklad Libero e Zora Polojaz, si concentra su identità, appartenenza e rapporto tra lingua materna e formazione della personalità individuale. Insieme hanno analizzato un’esperienza didattica di grande rilevanza per il nostro territorio: l’inserimento opzionale nella scuola media della lingua slovena come lingua del territorio e seconda lingua comunitaria.

La ricerca è stata condotta nella scuola secondaria di primo grado Francesco Rismondo, che fa capo all’istituto comprensivo Iqbal Masih, sottoponendo ad alunni e genitori un questionario teso a verificare le ragioni della scelta, le aspettative, il gradimento e le difficoltà incontrate durante l’insegnamento/apprendimento, la valutazione dell’esperienza.

Oltre ai dati statistici il volume riporta una panoramica di risposte fornite direttamente dagli intervistati. Uno dei risultati più interessanti è che la scelta della lingua slovena deriva solo in parte dal fatto che essa sia già parlata in famiglia da un genitore o da altri parenti (ad es. i nonni): molti studenti (¾ degli intervistati) infatti dichiarano di averla scelta perché è la lingua del Paese confinante. Gioca quindi un ruolo centrale vivere in un territorio di confine, dove è abituale la frequentazione del paese in cui si parla la lingua e dove quindi la si può praticare (cosa che non accade con la medesima facilità per altre lingue, le quali richiedono soggiorni studio con conseguenti esborsi economici). A riprova di ciò gli studenti dichiarano di usare di più lo sloveno e di avere in casa più pubblicazioni in questa lingua, ma anche di essere diventati più attenti alle iscrizioni in sloveno sul territorio. Una conferma anche dell’importanza dell’uso scritto pubblico della lingua delle comunità di minoranza. I genitori rilevano inoltre che Trieste offre molte possibilità di entrare in contatto diretto con la cultura espressa da questa lingua: teatri, circoli culturali, eventi pubblici. Senza contare il rapporto con i vicini di casa, e le piccole quotidiane circostanze di comunicazione. Accanto a ciò colpisce la prospettiva relativa alla prosecuzione degli studi e agli sbocchi lavorativi. La Slovenia offre infatti diverse sedi universitarie relativamente vicine e un mercato del lavoro supplementare.

La scelta della lingua slovena va quindi ben oltre un legame affettivo o parentale e dimostra una visione del territorio in cui si vive che non riconosce più frontiere geopolitiche ma nemmeno socio-professionali. Insomma, una visione europea.

Va infine segnalato l’aspetto didattico e metodologico. La novità della proposta didattica ha infatti imposto la formulazione di materiali specifici per questa esperienza. Mentre infatti sono disponibili manuali per l’insegnamento delle altre lingue straniere comunitarie comunemente offerte nelle scuole, per lo sloveno si trattava di crearli appositamente. Certo il mercato disponeva già di materiali didattici realizzati dal Centro per lo sloveno come lingua straniera, ma la particolarità dell’utenza (età, numero di ore settimanali, obiettivi, curricula scolastici) ha richiesto un lavoro mirato. Si è così creato un comitato di docenti ed esperti che ha messo a punto non solo i manuali ma anche una metodologia su misura per le esigenze della scuola italiana di questo livello.

Una sperimentazione che funziona dunque, e che può fungere da modello ad altri istituti intenzionati a percorrere la stessa strada.

 

 

Copertina:

 

Norina Bogatec – Veronika Lokar

Pouk slovenščine

A scuola di sloveno

Slori, Trieste 2016

  1. 174, senza indicazione di prezzo