Inizio d’anno in dialetto

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di Liliana Bamboschek

 

Al teatro dei Salesiani nell’ambito della rassegna “A tutto… teatro” è andata in scena dal 6 al 21 gennaio la commedia No xe mai pase di Gerry Braida per la regia del figlio Lorenzo. Protagonista la compagnia P.A.T Teatro in uno di quegli spettacoli esilaranti che sono la sua specialità. È un sabato mattina e il protagonista Gianmaria si prepara a passare un weekend dedicato al riposo e al divertimento dopo una settimana di lavoro ma… il destino non vuole così. A turbare la sua quiete viene la sorella che nutre parecchie preoccupazioni sul suo conto. Lui vive solo, non parla mai di sposarsi, anzi, alla sua età non ha ancora una fidanzata… in più riceve giornalmente la visita di un amico… i vicini spettegolano e così alla sorella viene il sospetto che sia gay. È il primo di una serie di equivoci che si accavalleranno sempre più prendendo di mira il poveraccio, assediato non solo dall’amico assillante ma dalla gelosissima moglie di lui e da un contorno di altri equivoci personaggi femminili. Il gioco delle battute con doppi sensi prosegue a pieno ritmo e raggiunge nel finale un crescendo paradossale. Il tutto affidato alla consumata abilità degli attori, in primo luogo Manuel Barzelatto e Lorenzo Braida.

Il 2018 si è aperto al teatro Silvio Pellico con la compagnia Quei de Scala Santa che ha messo in scena la commedia Benedeto ‘sto compleano di Marisa Gregori, adattamento e regia di Adriana Ravalico. Entriamo in una bella casa a Opicina, circondata dal verde, dove vive la protagonista in compagnia dei suoi animali domestici, con un papà che ogni tanto protesta e il rimpianto di un marito che se n’era andato via di casa all’improvviso dieci anni prima senza dare più notizie. Il giorno del suo compleanno quasi nessuno si ricorda di farle gli auguri, anzi comincia una strana processione di parenti e vicini di casa che sembrano aver tutti bisogno di lei per i motivi più diversi. Luciana ha un buon carattere e lascia fare, sempre disponibile ad aiutare tutti, la figlia, la sorella, il nipote, la vicina invadente. Insomma si racconta una vicenda famigliare a tu per tu coi problemi quotidiani di convivenza e comprensione reciproca e la commedia si fonda più sulle battute che sulla trama vera e propria. Personaggi simpatici a cui ciascun attore dà una personale caratterizzazione, sviluppando anche certi aspetti comici. Fra tutti spicca la figura della protagonista che Maria Teresa Celani mette in luce con dinamismo e umanità.

Dal 26 gennaio al 4 febbraio al Silvio Pellico la compagnia Ex allievi del Toti ha presentato Ora no, tesoro!, adattamento in dialetto triestino di Roberto Tramontini e Walter Bertocchi da Ray Conney per la regia di Paolo Dalfovo. Travasare il tipico humour della farsa inglese nel nostro saporito dialetto è stata una felice operazione, ma tutta la messa in scena della commedia è un piccolo capolavoro di scelte raffinate. L’azione si sposta dagli anni ’70 ai più scatenati anni ’20, pieni di voglia di vivere dopo il dramma della guerra. Siamo in un’affollata via Battisti, vicino al Caffè San Marco nel modernissimo Atelier Frou Frou che con le sue pellicce d’alta moda sta facendo impazzire donne di tutte le condizioni sociali, dall’attempata signora all’ultima spogliarellista del cafè chantant. I due soci che lo gestiscono fanno il possibile per accontentarle anche intessendo intrighi amorosi. Questo è il luogo in cui approdano mariti, mogli, amanti, spesso all’insaputa l’uno dell’altro e succede di tutto: vestiti che volano dalla finestra, pellicce donate e trafugate, donne che s’improvvisano indossatrici. Scambi di persona con equivoci imbarazzanti. E sullo sfondo emerge Trieste ricostruita nel periodo dei suoi anni ruggenti, tra lo sfavillio dei costumi, in un magnifico e smaliziato ritratto in bianco e nero. Un saggio di bravura e stile che riguarda tutta la compagnia al completo: attori, scene, musiche, luci e regia.