Addio al 2017…dal palcoscenico

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di Liliana Bamboschek

 

Una commedia davvero irresistibile quella messa in scena dal gruppo Il Gabbiano al teatro Silvio Pellico dal 24 novembre al 5 dicembre. In triestino suona Che nome ghe daremo ? nell’adattamento e regia di Riccardo Fortuna dall’originale Le Prénom dei francesi La Patellièr e Delaporte che ne hanno tratto anche il film di successo Cena fra amici. E si tratta realmente di una cena con cinque commensali, tutti parenti e amici. Ma la conversazione, all’inizio fatta di sole stoccate verbali, diventa man mano discussione accesa, poi contrasto violento per sfociare in un vero gioco al massacro. Tutto deriva dalla scelta del nome che uno dei presenti ha destinato al proprio figlio nascituro, aspramente criticata da tutti. È solo la scintilla che fa esasperare gli animi, spinge ciascuno a ferirsi reciprocamente, rivelando segreti e rancori nascosti. Il crescendo di sospetti e insulti porta a una situazione sempre più tesa che rivela nel fondo la superficialità dei rapporti famigliari, l’aridità dei sentimenti, la malafede generale. I dialoghi con continui voltafaccia risultano spassosi ma si tratta di una comicità amara che in realtà scava nello squallore dei rapporti umani. Disinvolta la regia, ottimo l’affiatamento degli attori Gianfranco Pacco, Gabriella Giordano, Roberto Creso, Monica Parmegiani e Claudio Zatti.

 

È consuetudine che il gruppo teatrale La Barcaccia dedichi l’ultima commedia dell’anno alla figura del suo fondatore, Carlo Fortuna, che è stato la vera anima del teatro dei Salesiani. In oltre quarant’anni di attività, lui e i suoi figli hanno dato vita a centinaia di commedie in dialetto triestino, espressione diretta, genuina del modo di vivere e delle tradizioni popolari più sentite nella nostra città. E così, per concludere il 2017, dall’8 al 10 di dicembre è andata in scena una nuova commedia dal sapore natalizio In una notte… tutto pol cambiar, testo e regia di Giorgio Fortuna. Narra vicende umane e famigliari che si svolgono ai nostri giorni con gli eterni contrasti fra genitori e figli. Oggi tutti desiderano migliorare la propria vita, possedere maggiori beni di consumo e c’è perfino chi tenta la fortuna alle slot machine pensando di potersi procurare denaro facilmente, mettendosi in situazioni pericolose. Ma in una notte tutto può cambiare, specialmente se si tratta della notte di Natale; anche le situazioni più difficili all’improvviso si possono risolvere. La magia della storia sta tutta nella bravura degli attori e del regista, come sempre schietti e credibili.

 

Il Gruppo Proposte Teatrali ha presentato al Silvio Pellico dall’8 al 17 dicembre El povero Piero da Achille Campanile con l’adattamento in dialetto triestino e regia di Alessandra Privileggi. Un testo formidabile nato come romanzo nel 1959 e trasformato dall’autore in grintosa commedia degli equivoci. Siamo nel clima del teatro dell’assurdo con un pirotecnico succedersi di contrattempi e incomprensioni che si basano soprattutto sul significato delle parole. La comicità gioca fondamentalmente sui nonsense che affliggono la società borghese e ne mettono in evidenza vizi e ipocrisie. Il tema è la morte con i suoi rituali: funerale, condoglianze, partecipazione più o meno sincera al dolore altrui. Proprio per questo il “povero Piero” aveva chiesto ai parenti di nascondere il luttuoso evento fino a esequie avvenute… la sua casa invece diventa un andirivieni paradossale di persone all’insegna del più gretto perbenismo. Morte vera o presunta che sia, la commedia si propone di far morire… dal ridere il pubblico con lo stile davvero spiazzante delle battute.

La versione triestina è godibilissima, sostenuta da un ritmo sempre più incalzante che impegna fino all’ultimo i numerosi e validi attori e l’impeccabile regia.