ALTRI RACCONTI DI LAURA GRUSOVIN.
Personale della pittrice goriziana alla Tribbio dal 14 al 27 novembre

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grusovin 1grusovin 2Entrare in una galleria d’arte che ospita una personale di Laura Grusovin è, non da oggi, un’esperienza analoga a quella di una conversazione che fa entrare l’interlocutore all’interno di una personalità e di una biografia esplicite e accoglienti, un microcosmo e un vissuto che parlano, mediante segni e colori, di esperienze vissute con profondità e consapevolezza e condivise con generosa levità, al punto che si rende perfino difficile discernere il piano estetico da quello di una ancor più coinvolgente ed empatica comunicazione con l’artista.

Per limitarsi a qualche notazione riguardante gli ultimi lavori di questa feconda ma accurata artefice, non si può non osservare come, variando per quasi impercettibili tratti le modalità della trasposizione su tela del proprio universo fantastico, la Grusovin si appoggi a una solida coerenza formale. Il suo agire artistico, difatti, pur passando, com’è naturale per un’artista ormai di lungo corso, attraverso fasi successive, dal surrealismo a una figurazione più aderente alla realtà (intrisa tuttavia di suggestioni esplicitamente simboliche), non rinnega nulla del proprio vissuto, procedendo non già per evoluzione ma piuttosto per approfondimenti successivi, cercando e ritrovando a ogni variazione del sismografo delle proprie emozioni lo strumento formale più adeguato a fornirne una declinazione in termini pittorici.

A volte, semplicemente, è la luce che dà il la all’orchestra di segni e di colori, luce a volte meridiana, assimilabile a quella di una lampada scialitica e corrispondente al desiderio di narrarsi in modalità esplicita, altre volte si tratta di luminosità crepuscolare o addirittura notturna, quando più indeterminato o pudicamente coperto è il concetto che s’intende far emergere nel dipinto. Quasi sempre, tuttavia, la pittura della Grusovin si esercita attraverso un più articolato ordito di elementi, giocando con il colore o, soprattutto, all’interno di binomi concettuali (dentro/fuori il più ricorrente, ma anche chiaro/scuro o vicino/lontano o ancora nitido/sfocato, più raramente dettagliato/riassunto) atti ad esprimere situazioni emotive o esistenziali di più problematica rappresentazione.

Come accade a ogni artista di grande sensibilità e talento, le opere della Grusovin fluiscono dalla sua mente alla tela attraverso passaggi di maggiore o minore immediatezza, essendo originate a volte da una fuggevole osservazione del reale, come probabilmente è stato per l’accostamento tra il rosso di un sole al tramonto e il verde di un semaforo intravisti per un attimo da dietro un parabrezza in un dipinto intitolato L’interferenza, oppure lungamente sedimentati durante la problematica elaborazione di un lutto, come in L’ombra della memoria, opera di sofferta meditazione e di intensissimo lirismo dedicata alla madre.

Quale che sia la genesi e le modalità espressive con cui l’idea si traduce in opera finita, tuttavia, è ben difficile rimanere emotivamente inerti di fronte a un dipinto di Laura Grusovin: di ciò le dobbiamo dare atto ma, ricambiando la sua scoperta sincerità, dobbiamo in primo luogo confessarle la nostra gratitudine.