Appunti personali

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di Silvia Zetto Cassano

 

Ennio Flaiano: Diario degli errori

 

Mi piacciono i diari. Più secchi sono più mi attirano. Parole come lampi.

Frasi brevi e dunque sconfinate.

I diari fanno guerra al Tempo, che passa mentre ancora c’è. E allora il signor Flaiano prende la matita, il quadernetto o forse un foglietto e scrive contro la vertigine, all’abisso, al nulla.

«La morte ha la faccia di certe signore che telefonano al bar col gettone: e a un certo momento, senza smettere di telefonare, vi fanno un cenno di saluto e di sorpresa».

«Si arriva a una certa età nella vita e ci si accorge che i momenti migliori l’abbiamo avuti per sbaglio. Non erano diretti a noi».

«I giorni indimenticabili nella vita di un uomo sono cinque o sei in tutto. Gli altri fanno volume».

Scrive dell’amicizia

«Il guaio dell’amicizia è che bisogna frequentarla, se passano giorni vuoti, è finita anche lei, tutto è frequentazione, o il desiderio si spegne. Viene il corvo a vedere ogni tanto a che punto…».

Di animali.

«Non c’è scrittore o scrittrice che non abbia il suo gatto o che non stia pensando ad allevarne uno. L’altra sera io e Maccari incontriamo un gatto tanto insolente che: “Diamogli una pedata” dice Maccari; “c’è il caso che sia il gatto di uno scrittore”. E, rivolto al gatto che ci guardava spavaldo: “Vergogna! Va’ a prendere i topi”».

Di luoghi

«2 novembre. Mondrian, pittore realista. L’Olanda è come Mondrian la dipinge. L’equivoco è credere che Mondrian sia un pittore astratto. Case bianche o nere, con strisce bianche o nere e finestre rosso e blu. Linee orizzontali del paesaggio. Canali, strade, dighe. Gli olandesi rendono astratto il formaggio dipingendolo di rosso».

Delle donne.

«Le donne scrivono per vendicarsi».

Si delle regole, degli ordini, il signor Flaiano che fa fatica a vivere nel suo tempo come noi nel nostro.

«Agire come Bartleby lo scrivano. Preferire sempre di no. […] Rifiutarsi, ma senza specificare la ragione del tuo rifiuto, perché anche questa verrebbe distorta, annessa, utilizzata. Rispondere: no. Non cedere alle lusinghe della televisione. Non farti crescere i capelli, perché questo segno esterno ti classifica e la tua azione può essere neutralizzata in base a questo segno. Non cantare, perché le tue canzoni piacciono e vengono annesse. Non preferire l’amore alla guerra, perché anche l’amore è un invito alla lotta. Non preferire niente. Non adunarti con quelli che la pensano come te, migliaia di no isolati sono più efficaci di milioni di no in gruppo».

 

Herman Melville: Moby Dick

 

«Melville ha la magia inquietante delle creature marine, e condivide parte del loro essere repellenti. Non è un animale terrestre. C’è qualcosa di viscido in lui. Era forse pazzo o stralunato? Forse gli mancava una rotella» D.H.Lawrence.

Che fatica, signor Melville, che sforzo arrivare fino alla fine. Mesi e mesi, ci ho messo, come il viaggio del “Pequod!. Che fatica leggere storie di mare, linguaggio da specialisti, ogni cosa il suo nome, ogni manovra la sua definizione precisa. Mi è venuto in mente Capitani coraggiosi, letto da bambina, senza capire metà delle cose che facevano a bordo. E poi Salgari, tribordo e babordo, ma almeno ogni tanto si scendeva a terra.

Il signor Melville è Ismaele, è Pip, è Achab, è il “Pequod”, la nave dove si maneggia, si alza, si issa, si squarta, si traffica. L’uomo è artifex e formica allo stesso tempo perché quel mare senza approdi è la Natura dei demoni o degli uragani, terremoti, eruzioni, sciami di cavallette, diluvi, valanghe, tifoni e naufragi. Cioè Moby Dick. La Natura ci aspetta, dovunque ci nascondiamo, è lei la più forte, sempre. Se non siamo Achab, ma poveri marinai, non ci resta che ingannare il tempo dell’attesa della catastrofe.