Stagione di carnevale

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Zavate e maioni rossi, Vacanze a… remengo, Stropite el naso e La vita xe un Carneval

di Liliana Bamboschek

 

Sempre nella stagione dell’Armonia al Pellico ritorna la compagnia Quei de Scala Santa (10-19 febbraio) con la commedia Zavate e maioni rossi di Marisa Gregori e Silvia Grezzi. Questa volta il modello è attinto da Alan Ayckbourn, brillante autore britannico, e ci troviamo di fronte a una vera e propria “commedia degli equivoci”. Ci vuol poco a capire che, trattandosi di quattro soli personaggi, due uomini e due donne, andremo incontro naturalmente a qui pro quo… coniugali.

Le variazioni sul tema sono infinite: tradimenti veri o presunti, scambio di persone, bugie che crescono e si moltiplicano per coprire altre bugie. Il gioco delle coppie, a un certo punto, diventa una girandola incredibile in cui non si riesce più a raccapezzarsi. Quattro simpatici attori, Marinella Piccoli, Willy Piccini, Sabrina Gregori e Diego Tamaro, vestono i panni dei protagonisti, in realtà un po’ svitati ma pronti a lavorare di fantasia per districarsi da situazioni alquanto imbarazzanti. La matassa si va sempre più aggrovigliando anche perché ogni tanto compaiono all’improvviso in scena oggetti su cui non si sa dare una spiegazione: per esempio un paio di pantofole da camera verdi e un maglione rosso troppo vistoso. Un ritmo allegro e scoppiettante accompagna l’intera vicenda ricca di imprevisti fino alla fine.

La Compagnia dei Giovani ha proposto al teatro Silvio Pellico (dal 24 febbraio al 5 marzo) una spumeggiante commedia dal titolo Vacanze a… remengo di Agostino Tommasi e Elena Colombetta per la regia di Julian Sgherla. È da notare che il gruppo sforna ogni anno commedie piuttosto originali e si distingue per la spontaneità e freschezza delle battute. Protagoniste della vicenda sono due giovani coppie, due sorelle (Silvia Petrinco e Chiara Donati) che hanno sposato due fratelli (Agostino Tommasi e Angelo Albertelli) e vivono in due appartamenti vicini. Finalmente è venuto il tempo delle vacanze e i quattro sono in procinto di partire per la meta esotica dei loro desideri: Bora Bora. Le valigie sono pronte e un taxi è già in marcia per venire a prelevarli e trasportarli all’aeroporto di Ronchi, ma ne capitano di tutti i colori, telefonate improvvise, visite inaspettate, problemi all’ultimo minuto che rischiano seriamente di far saltare i loro piani. Riusciranno i nostri eroi a raggiungere l’agognato luogo di villeggiatura ? Il tema non è nuovo ma è trattato con simpatiche trovate e una serie di spiritosi contrattempi. Capita un amico un pochino svitato (Andrea Massaria) che ha bisogno del loro aiuto; si fa vivo il papà dei due ragazzi, (Roberto Berni) sfuggito al controllo della badante, e bisogna sistemarlo da qualche parte. Arriva perfino la madre delle due ragazze (Elena Colombetta) ad aumentare la confusione mentre la rampante tassista (Elisa Omari) che doveva accompagnare i giovani all’aeroporto non vuol saperne di rinunciare al viaggio. Difficoltà e contrattempi aumentano col passare delle ore mentre gli stessi interpreti della commedia ci danno l’impressione di divertirsi coinvolgendo sempre più il pubblico in questa allegra baraonda dal finale a sorpresa.

Giusta nei ritmi la regia e indovinate le scene a cura del gruppo.

Al teatro Silvio Pellico la compagnia I Zercanome ha messo in scena (27 gennaio-5 febbraio) Stropite el naso-Piccola commedia degli odori da L’eredità dea pora Sunta di Loredana Cont, nell’adattamento e regia di Bruna Brosolo.

Da un’originale trama ben congegnata è venuta fuori una commedia divertente in salsa triestina. In una casa d’epoca con annesso negozio vivono Clara e Mario, entrambi beneficiari dell’eredità di “santola Pina” che nel suo testamento aveva posto come vincolo che i due andassero sempre d’amore e d’accordo, pena la decadenza del beneficio stesso. Ma la vita in comune sotto lo stesso tetto si rivela un vero inferno a causa della loro litigiosità motivata dalle diverse attività commerciali che i due svolgono nel negozio a pochissima distanza l’uno dall’altro. Lei, giovane donna sofisticata, si occupa di raffinata biancheria femminile e profumi di lusso, lui è un salumiere che vende prodotti gustosi e caserecci. I diversi odori che caratterizzano le merci in questione non sono realmente adatti a una stretta vicinanza, d’altra parte entrambi i protagonisti hanno un certo caratterino che non li aiuta a migliorare la difficile convivenza. La ricca eredità ricevuta impone, però, qualche sacrificio da parte dei due che spesso sono costretti a “stroparse el naso” di fronte all’invadenza di alcuni aromi fastidiosi.

La vicenda procede così allegramente, fra baruffe e rappacificazioni, fino a una soluzione che accontenterà tutti.

Soddisfacente la prova degli attori e divertito il pubblico che non ha lesinato applausi.

Nel periodo di Carnevale (18-26 febbraio) è andato in scena al teatro dei Salesiani La vita xe un Carneval di Fabiana Redivo per la regia di Carlo Moser e con un quartetto di validissimi attori quali Michela Vitali, Gualtiero Giorgini, Luigi Vaselli e Giorgio Fortuna. Sulla trama di un esile copione, piuttosto un collage di episodi rivissuti che una storia, lo spettacolo poggia sulle caratterizzazioni vivaci degli interpreti più che sul testo ed è prima di tutto una rievocazione dei carnevali di una volta, quelli che avevano vita per le strade con protagonista la gente comune. Scherzi e mascheramenti curiosi erano all’ordine del giorno ma nel ricordarli c’è soprattutto un senso di nostalgia verso qualcosa che non tornerà più. E si trova sempre qualcuno che rimpiange l’allegria genuina di quei tempi; Mitzi per esempio, (una Michela Vitali sempre esuberante e ricca di brio) passa la sua vita per lo più in strada per il mestiere che fa, il più antico del mondo, ma il suo carattere bonario e ben disposto verso il prossimo la porta ad essere solidale con gli amici. Si trova così a partecipare ad alcuni di questi “scherzi” di Carnevale che erano all’ordine del giorno nel buon tempo antico quando la gente del popolo sapeva divertirsi con poco, qualche burla ben riuscita o qualche travestimento con cui si potevano ingannare le persone semplici. Molto simile a lei è la figura dell’”impizaferai” (interpretato con spirito da Giorgio Fortuna), un personaggio tipico della vecchia Trieste, che passava per le strade all’ora del tramonto impegnato nel suo lavoro di accensione e spegnimento dei fanali a gas. Fra questi protagonisti del passato il Carnevale sembra più vero e sinceramente vissuto.