Arte al mercato coperto

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Una quantità di opere in formato cartolina, realizzate in casa da trenta artisti durante i periodi di confinamento, confluite in uno spazio insolito condiviso

 

Giorni fa si è conclusa una mostra alquanto particolare: 399 lavori di piccolo formato, creati da trenta artisti durante i vari periodi di confinamento dovuti al covid 19. Il lavoro degli artisti è stato esposto assemblato come una grande nuvola senza che si sapesse se fosse di passaggio o una minaccia duratura. La mostra è stata allestita nell’atrio del Mercato Coperto della frutta e verdura di Trieste, al piano terreno della rampa elicoidale di accesso ai piani superiori. Il contenitore di indubbio e notevole valore storico e architettonico creava in questo modo un interessante intreccio di valori e significati con il rigoroso allestimento delle opere, un dialogo dalle molteplici valenze e sfaccettature.

Tutto è iniziato con il primo severo periodo di confinamento all’inizio del 2020, quando Franco Vecchiet, insegnante alla Scuola di Acquaforte Sbisà, invitò gli allievi e i frequentatori dei corsi di incisione dell’Università Popolare, chiusi in casa come tutti, a creare dei piccoli lavori formato cartolina con i mezzi di fortuna a disposizione. L’invito a continuare il lavoro è stato poi esteso durante gli altri periodi di segregazione in autunno, più angoscianti per tutti in quanto si è capito che il male, i disagi e i pericoli sarebbero durati ancora per molto.

Il gruppo Facebook “Grafica d’arte e dintorni – Trieste”,  derivazione diretta del gruppo dei frequentatori della Scuola dell’acquaforte dell’Università Popolare, ha fatto da catalizzatore nella realizzazione della mostra. Il gruppo, una specie di salotto web fondato sugli interessi per l’arte, ispirato al rispetto e al sentimento di gruppo e di amicizia degli iscritti. Nel gruppo messaggi, contatti e informazioni fluiscono di continuo.

Paola Estori è stata  il project manager che ha individuato e ottenuto dal Comune di Trieste l’uso dello spazio nel quale è stata realizzata l’esposizione. Il titolo scelto per la mostra è stato “Spostamenti e aperture”. Dopo più di un anno di chiusure e difficoltà speravamo tutti di essere in un momento di rinnovate aperture, di nuove possibilità e di nuovi orizzonti di lavoro nell’arte. La parola spostamento ha assunto un duplice significato: da un lato quello di esporre in uno spazio non specificatamente destinato a quello scopo, ma comunque ancora vitale e importante nella vita della città, dall’altro lato ha fatto sì che gli artistici, uscendo dal loro ambito più consueto, spostandosi all’interno del Mercato Coperto hanno avuto modo di incontrare un pubblico diverso, forse più popolare, meno abituato alle mostre che ha consentito di spostare l’interesse degli espositori verso un’altra tipologia di pubblico.

Le incisioni, le xilografie, gli acquerelli, ed altro. non sono state nella maggior parte dei casi delle piccole opere fatte secondo le regole di un laboratorio attrezzato, ma eseguite secondo le possibilità offerte dai materiali trovati in casa, spesso casualmente, elaborati con carte e materiali riciclati. L’allestimento ha dato luogo a un grande assemblaggio di lavori. Anche l’uso del formato cartolina per questo allestimento collettivo non è stato casuale, perché la cartolina è stata da sempre, e per i grafici-incisori in particolare ancora oggi, il mezzo privilegiato di comunicazione a distanza. Queste cartoline riflettono il disagio del tempo nel quale sono state create, lo stato emozionale degli artisti, le loro speranze e reazioni rispetto al tipo di vita imposto dalla pandemia che in parte attanaglia ancora il pianeta.

La mostra non è stata informata soltanto a criteri di carattere estetico, ma ha contenuto stimoli e significati oscillanti tra etica ed estetica, allargando il senso del lavoro ad ambiti di maggiore ampiezza. Si è trattaio di un’azione performativa dell’arte che indica un orizzonte di lettura più vasto e complesso. Questo fatto pone un accento imprevisto sopratutto sull’importanza, la versatilità, e la forza di comunicazione della stampa d’arte nei suoi diversi approcci e risultati. Si potrebbe chiamarla “arte partecipativa”, oppure “arte collaborativa”. Stiamo  parlando di un sogno lungo un secolo di arte libera e multipla che s’innesta sulle linee di  lavoro dei Futuristi all’inizio del secolo passato, passando poi da Kurt Schwitters e dall’avanguardia europea, per  arrivare infine al Thomas Hirschhorn Bijlmer Spinoza Festival di qualche anno fa.

Doveroso infine citare almeno i nomi dei trenta artisti che hanno collaborato alla realizzazione dell’evento espositivo, che sono Livia Alfiero, Roberto Battaglia, Elio Gilberto Bettinelli, Patrizia Bigarella, Gaby Bon, Matteo Cadenaro, Anna Maria Delbello, Egle Odilia Ciacchi, Lucia Crismani, Paola Estori, Federica Finotto, Giovanna Foronchi, Alfredo Furlani, Ottavio Gruber, Elena Liggieri, Elen Lupinc, Loredana Manzato, Manuela Marussi, Roberto Mercanti, Roberto Micol, Maria Pia Mucci, Anna Negrelli, Franca Ramovecchi, Rossana Ravalico, Monica Sartori, Magda Starec, Rossella Titz, Elisa Vecchione, Franc Vecchiet, Maja Vecchiet.

 

 

 

 

Fotografie di Gianni Zigante