Autori sloveni in Italia

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di Walter Chiereghin

 

Quasi ogni libro che ci capita tra le mani invita alla lettura di altri libri. Per alcuni volumi ciò è più vero che per la generalità degli altri, così che la lettura di un solo testo rimanda e quasi obbliga il lettore alla lettura di un grappolo di altri, spalancando davanti ai suoi occhi un universo, piccolo o sconfinato che sia, di ulteriori letture, aprendogli quindi la porta di una biblioteca intera.

Più vero che per altri, questo assunto sembra valere per un libro quale Autori sloveni in Italia di Martin Jevnikar (1913-2004), curato da Neva Zaghet, reperibile anche in formato elettronico all’indirizzo www.jezik-lingua.eu, assieme ad altre numerose e qualificate opere: pubblicazioni tecnico scientifiche e didattiche, testi letterari di autori sloveni tradotti in italiano e di autori italiani – delle comunità italiane dell’Istria – tradotti in sloveno, testi letterari bilingui e pubblicazioni antologiche.

Il libro – particolarmente utile per il lettore italiano che intenda accostarsi o approfondire le proprie conoscenze della letteratura e della cultura slovene – è debitore di un’altra pubblicazione, curata da Marija Cenda, che nel 2013 ha radunato nel volume Slovenski avtorji v Italiji una nutrita messe di saggi critici e recensioni, altrimenti disperse in una quantità di fonti bibliografiche. Tali testi sono il frutto di un’attività critica pluridecennale di Jevnikar e sono serviti da base e da orientamento alla curatrice per organizzare le schede di oltre trenta autori sloveni contemporanei operanti in Italia, nelle province di Trieste, di Gorizia e di Udine.

Il campo di interesse di questa utilissimo per quanto agile volumetto non si limita al tracciare una scheda bio-bibliografica semplificata ma esaustiva per ciascuno degli autori presi in esame, ma si allarga a considerare la cultura slovena entro i confini nazionali italiani tracciando, ad opera di Marija Pirjevec una storia dell’evoluzione sociale e spirituale prima ancora che letteraria della comunità, a partire da Primož Truban per arrivare alle generazioni che ci sono contemporanee, da Pahor e Rebula ai più giovani talenti emersi o ancora operanti in questo primo scorcio del terzo millennio. Per questi ultimi, come osserva la Pirjevec, “si nota, nel complesso, un progressivo allontanamento dai traumi e dall’ansia generati da fascismo, guerra e dopoguerra, nell’apertura a un maggiore soggettivismo, a motivi a sfondo psicologico, come pure ad argomenti spesso relativi alle problematiche esistenziali dell’uomo contemporaneo”.

Oltre al saggio introduttivo di cui s’è detto e alle schede critiche e biobibliografiche dei singoli autori considerati, il volume curato da Neva Zaghet riporta anche le schede – utilissime anch’esse per il lettore italiano – che descrivono le pubblicazioni periodiche che hanno animato ed animano l’informazione e la riflessione critica degli sloveni in Italia, da Zaliv (Il Golfo), storica rivista culturale su cui si esercitarono le penne più importanti della comunità slovena triestina, a iniziare da Boris Pahor, a Mladika (Germoglio), ispirata ai valori cristiani, filiazione dell’omonima casa editrice, il Primorski dnevnik (Quotidiano del Litorale), erede dell’Edinost (Unità), i settimanali Novi Glas (La voce nuova), anch’esso espressione dell’area cattolica, e Novi Matajur, plurilingue (recante articoli in sloveno, italiano e in vari dialetti sloveni della provincia di Udine), il Dom (Casa, nel senso di focolare domestico), edito a Cividale del Friuli, le riviste per bambini in età scolare Pastirček (Il pastorello) e Galeb (Il gabbiano). È sufficiente questa sintetica elencazione per dire della vitalità culturale che anima la comunità slovena in Italia; essa, ma soprattutto la maggioritaria comunità degli italiani che abitano questa zona liminale del Paese, devono molto alla Zaghet, per il suo lavoro, per quanto esso è in grado di gettare nuovi ponti tra quanti, consapevoli delle opportunità derivanti dall’esser parte di una società plurale e aperta, condividono questi territori.