Crali, l’ultimo futurista

| | |

A Monfalcone una rassegna sull’artista e il suo periodo

di Fabio Favaretto

 

La Galleria Comunale d’Arte Contemporanea di Monfalcone ospita fino al 12 maggio, salvo eventuali prolungamenti in considerazione della grande affluenza di pubblico, una rassegna dedicata Tullio Crali (1910 – 2000), pittore che è stato esponente di punta del Futurismo e dell’Aereopittura, cui aderì fin da giovane e che rimasero comunque ispiratori della sua produzione per tutta la sua lunga carriera. Nel realizzare questa mostra, curata da Marino De Grassi, l’Amministrazione Comunale di Monfalcone si è avvalsa di prestiti provenienti dagli eredi di Crali, da enti pubblici e da collezionisti privati, principalmente locali che hanno, quest’ultimi in particolare, contribuito a fornire un’importante documentazione attraverso pubblicazioni, manifesti ed altre testimonianze su come il movimento di Filippo Tommaso Marinetti fu recepito nell’area giuliana-isontina.

Il Futurismo, in questa esposizione, è uno sfondo che torna utile a collocare l’arte di Crali in un contesto storico, mentre capitolo a sé fanno le sue opere, capaci veramente di stupire e che consegnano al visitatore emozioni inattese: percezioni di movimento e perdita nel vuoto, vibrazioni cromatiche, meraviglia della creatività, e, in generale, la percezione di un grande senso di abbandono alla fantasia. La personalità così forte e intensa di Crali supera infatti, almeno in parte, il suo legame con il Futurismo.

Ripercorrere soprattutto i prodromi del Movimento, risulta facile comprendere come esso affascinò un Crali giovanissimo ,ancora quindicenne, che a Gorizia dove la sua famiglia si era trasferita dalla Dalmazia (Crali era nato a Igalo, oggi in Montenegro), ebbe anche modo di venire a contatto con i pionieri del Futurismo isontino, Sofronio Pocarini e Mario Mirko Vucetich. L’adesione di Crali al Futurismo si può dire corrispondesse alla sua natura inquieta e avventurosa, tanto più che Marinetti e il suo Movimento parlavano di ardimento e di forza, coraggio e innovazione. Crali, insoddisfatto studente all’istituto tecnico di Gorizia, si avvicinò al Futurismo con passione, affascinato dalle opere di Giacomo Balla e di Enrico Prampolini, ma anche perché messo in condizione di dialogare con gli esponenti di questa corrente. Già 1919 nella sua nuova città di adozione era nata la Sezione del Movimento Futurista per la Venezia Giulia. Nella prima metà degli anni ’20, il fermento culturale nell’area giuliana produsse riviste letterarie, spettacoli teatrali e musicali, senza però riuscire ad avere pieni riconoscimenti dallo stesso Marinetti che invece accolse Crali nel suo gruppo tanto da rispondere nel 1929 ad un suo scritto :“Caro futurista, lieto di averti con noi nella lotta futurista”. Rimase sempre “futurista”, più legato alla corrente”sintetica” che, maggiormente idealista e sincretica, si muoveva in vari contesti culturali con continue contaminazioni di contenuti e cifre espressive. Quando nel 1950 Benedetta Marinetti, dopo la morte del marito, avvenuta nel 1944, decreta che è tempo di sciogliere il Movimento, Crali si oppone. “Chi vuole imborghesirsi si fermi, io continuo!”. Per lui il Futurismo non esaurì totalmente, tuttavia, il suo interesse per la pittura, che sconfinò in un ambito più surrealista, con venature espressionistiche e di ciò anche la mostra di Monfalcone porge al visitatore alcuni esempi, come pure alcune suggestioni postcubiste degli anni Cinquanta.

Ciò non toglie che al Futurismo ai sia mantenuto sempre fedele, fino agli anni della sua avanzata maturità. Dipinti come Veleggiando in caduta libera e Caduta nell’infinito, rispettivamente del 1985 e del 1986, testimoniano di un suo interesse anche per le vicende della conquista dello spazio, ancora inimmaginabile negli anni della sua giovinezza. Crali allora vola lontano, lo spazio si è capovolto, non più dall’alto verso il basso, ma dall’alto verso l’oltre, diversamente dal tempo di Prima che si apra il paracadute del 1939, quadro così celebre ed emblematico da costituire la copertina del catalogo della grande mostra sul Futurismo Italiano avvenuta nel 2014 al Museo Guggenheim di New York. L’uomo che si lancia con le braccia aperte dall’aeroplano sembra un Cristo che scenda sulla Terra. L’uomo è sospeso nell’aria, il mondo è di sotto. La luce arriva dall’alto. L’uomo che si è innalzato da solo, senza interventi divini, artefice di se stesso, parla di un misticismo laico. In questo senso di potenza e di conquista, si ritrova certamente la natura del Futurismo. Crali vi aggiunse dell’altro, una componente trascendente che vede l’uomo liberarsi dalle cose del mondo per trovare se stesso fuori dal materiale. Il fascino del volo l’aveva attratto fin da bambino, quando a Zara un idrovolante era ammarato proprio di fronte a casa sua. Fu invece a Gorizia, dove giunse appena adolescente, che la passione per il volo si manifestò con ancora maggiore intensità, grazie anche alla vicinanza con l’aeroporto di Merna. Nel 1928 effettuò il suo primo volo. L’aero pittura occupa una parte significativa nella mostra di Monfalcone, sulle 84 opere esposte, con quadri che sono delle continue e diverse variazioni sul tema e che si collocano in un periodo che va dal 1926 al 1997. Crali stesso scrive che non considera l’aeroplano un personaggio, bensì un fenomeno di forze armoniche in simbiosi con il pilota e “grazie alle macchine aeree stiamo scoprendo nuovi valori spirituali che scaturiscono dal rapporto tra uomo e cosmo. In questo contesto nascono i miei quadri”. Questa mostra monfalconese consente pure di vedere come Crali sia stato partecipe delle tendenze pittoriche dei suoi tempi. La scomposizione e frammentazione delle forme e il loro riassemblaggio, la leggerezza di forme fluttuanti, tanto nell’Aereo danzatrice del 1931 quanto in la Serenità di vette del 1973, riconducono a richiami artistici di innovazione e avanguardia internazionale che caratterizzano i primi Novecento dai quali Crali trasse ispirazione.

L’antologica postuma di Monfalcone non si esaurisce, tuttavia, nei dipinti, ma tratteggia la figura dell’artista nei suoi aspetti meno conosciuti, attraverso la raccolta di disegni e ritratti dei personaggi che gli furono vicini, raffigurati con segno futurista e senso caricaturale. Da Marinetti stesso a Prampolini, da Depero a Balla, da Boccioni a Sofronio Pocarini. La mostra si integra, come già detto, con una ampia documentazione di scritti e pubblicazioni risalenti all’epoca futurista quali il rarissimo volume Aeromusiche d’alfabeto in libertà,di cui esiste al mondo solo un’altra copia,costituito da sei tavole a colori e testi realizzate nel 1944 da Crali, Marinetti e Raoul Cenisi. Esposte anche due opere di Depero, un Balla, l’unico quadro che Crali comprò, alcuni lavori di Wanda Wulz, la fotografa triestina che aderì al movimento di Marinetti con immagini diventate icone, quale Io + gatto. Non mancano, inoltre, opere scultoree di Crali, riconducibili al manifesto di Sassintesi del1959 e che traducono, su materiali lapidei di varia provenienza, il concetto di dinamismo e di sintesi tra natura e pulsioni interiori.

“Crali & il Futurismo – avanguardia culturale”, la rassegna allestita presso la Galleria Comunale d’Arte Contemporanea di Monfalcone è sintesi di un periodo culturale dell’arte italiana che merita di essere riscoperto, ma, prima di tutto, l’esplorazione del percorso creativo di un importante artista che operò lungamente nei tempi di straordinari cambiamenti che si sono susseguiti nel ’900, rimanendo fino ai suoi ultimi giorni sostanzialmente coerente con le origini della sua ispirazione giovanile.