Berenice Abbott fotografa di strada

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di Michele de Luca

 

Berenice Abbott (Springfield, Ohio, 1898 – Monson, Maine, 1991) è stata una delle più originali e controverse protagoniste della fotografia del ‘900.

Trasferitasi a New York nel 1918 per studiare scultura, entra in contatto con Duchamp e Man Ray, esponenti di punta del movimento dada. Con Man Ray, in particolare, stringe un rapporto di amicizia che la spingerà a seguirlo a Parigi e a lavorare come sua assistente tra il 1923 e il 1926; sono di questo periodo i primi ritratti fotografici dedicati ai maggiori protagonisti dell’avanguardia artistica e letteraria europea. Allontanatasi da Man Ray, apre il proprio laboratorio di fotografia ed entra in contatto con Eugène Atget, conosciuto per le sue immagini delle strade di Parigi, volte a catturare la scomparsa della città storica e le mutazioni nel paesaggio urbano. Fu un momento fondamentale nella sua vicenda fotografica; è lei stessa a raccontare la “folgorazione” provata nel vedere le foto da lui realizzate nel suo libro The World of Atget: “Il loro impatto è stato immediato e violento. Ci fu un istantaneo riconoscimento – lo shock del realismo senza orpelli. I soggetti non erano sensazionali, ma ciò nonostante sconvolgevano per la loro assoluta familiarità. Il mondo reale, osservato con stupore e meraviglia, era riflesso in ogni stampa”.

La Abbott abbandona la ricerca portata avanti fino a quel momento e fa propria la poetica del negletto Atget – del quale, alla morte, acquisterà gran parte dell’archivio, facendolo conoscere in Europa e negli Stati Uniti – dedicandosi, da allora, al racconto della metropoli di New York. Da Atget colse l’idea, che avrebbe tradotto nella sua pratica concreta, del fotografo come “collezionista” di informazioni visive in grado di fissare in immagine una particolare realtà in un determinato momento storico. Gli anni ’30 vennero dunque interamente dedicati a registrare le trasformazioni della città in seguito alla grande depressione del ‘29. La sua attenzione si concentra sulle architetture, sulla espansione urbana e sui grattacieli che progressivamente si sostituiscono ai vecchi edifici, oltre che sui negozi e le insegne. Il risultato è il celebre volume Changing New York” (1939), che raccoglie una serie straordinaria di fotografie caratterizzate da forti contrasti di luci e ombre e da inediti punti di osservazione che esaltano la potenza delle forme e il ritmo interno alle immagini.

A partire dagli anni ‘40, la Abbott, forte dell’esperienza maturata nella osservazione di architetture e spazi urbani newyorkesi, intraprende una indagine sperimentale, in linea con le contemporanee ricerche artistiche sull’astrazione, realizzando da allora una serie di fotografie di laboratorio; diventa poi picture editor per la rivista Science Illustrated. L’esperienza maturata nelle strade di New York la porterà a guardare con occhi diversi le immagini scientifiche, che diventano per lei uno spazio privilegiato di osservazione della realtà oltre il paesaggio urbano. In linea con le coeve ricerche artistiche sull’astrazione, la Abbott realizza allora una serie di fotografie di laboratorio, concentrandosi sul dinamismo e sugli equilibri delle forme, con esiti straordinari.

Il suo percorso fotografico viene fatto ora rivivere nell’importante mostra “Topografie”, curata da Anne Morin, al MAN di Nuoro (Museo d’Arte Provincia di Nuoro), terza di un grande ciclo dedicato alla street photography. Per la prima volta in Italia, una selezione di ottantadue stampe originali realizzate tra la metà degli anni Venti e i primi anni Sessanta. Suddiviso in tre sezioni – Ritratti, New York e Fotografie scientifiche – il percorso espositivo restituisce il grande talento della Abbott e fornisce un quadro generale della sua variegata attività.