Bianche navi d’autore

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Angelo Battistella e i suoi manifesti per il Lloyd Triestino e l’Adriatica

Rotte e crociere degli anni ’50-‘60 in capolavori di sintesi grafica

di Roberto Curci

 

Che da più di un secolo Trieste abbia dato tantissimo all’universo della grafica pubblicitaria, è assodato e indubitabile. Più generazioni si sono succedute, spesso con esiti sopraffini: alla prima, quella di Dudovich, di Metlicovitz, di Cambon, di Orell, di Giuseppe Sigon, con radici anagrafiche nel tardo Ottocento, è subentrata verso gli anni ’30 del XX secolo la seconda (Claris, Corva, Dabovich, Pollione Sigon, i fratelli Gregori) mentre una terza – quella ormai dei graphic designer – ha scavalcato il Novecento con i nomi di Giampaolo Amstici, di Giuliano Bartoli, di Tomislav Spikic (nato a Zagabria, da madre triestina).

Milano, capitale della pubblicità, è stata la naturale calamita per molti di costoro, che nella metropoli lombarda hanno a lungo operato con successo talora clamoroso. Qualcuno, però, da Trieste non ha voluto o saputo staccarsi: è il caso di un artista singolarmente appartato, e sostanzialmente ignorato dalla città adottiva, che mai si è sognata di dedicargli una mostra e di riconoscerne l’indubbia caratura. Parliamo di Angelo Battistella, nato a Rovigno nel 1927 e colà vissuto fino agli anni amari dell’esodo. Sarebbero seguiti gli anni della frequentazione dell’Accademia di belle arti di Venezia e quindi, nel 1950, il coraggioso avvio di un proprio studio a Trieste, nel sottotetto di un palazzo del Borgo Teresiano.

Oggi Battistella è un alacre e vispo novantacinquenne, che si divide tra le sue due fervide passioni: l’arte visiva finalizzata all’advertising e il fermodellismo. Una grande stanza della sua abitazione (non più in un sottotetto) è completamente invasa dalla ricostruzione capillare e stupefacente di un complesso nodo e snodo ferroviario, esemplato sui modelli delle vecchie stazioni americane, battezzato Tall Pine, costruito totalmente “in proprio” e dedicato all’amatissima moglie, Novella Russian, complice nell’impresa ma immaturamente mancata nel 1987. (A lei è dedicato un libro anch’esso fatto “in proprio”: The Dream and a Love Story).

In più di mezzo secolo di attività grafica, Battistella – coadiuvato dal figlio Davide – ha avuto clienti importanti: le Assicurazioni Generali, per le quali negli anni Novanta ha ripensato e ridisegnato il logotipo; la Dreher per il centenario dell’azienda; il Politeama Rossetti; il Collegio del Mondo Unito dell’Adriatico; industrie quali Zanussi e Zoppas; la Chamber Music e il Premio Città di Trieste.

Ma due sono le imprese cui tiene di più: la campagna per la Vidal Profumi, che segnò il suo debutto operativo nei primi anni Cinquanta; e i molti manifesti realizzati per le bianche navi, le rotte e le crociere del Lloyd Triestino e dell’Adriatica di Navigazione. Manifesti murali, ma anche illustrazioni per calendari e copertine dei menù di bordo o delle liste passeggeri. Motivo di orgoglio per Battistella è che ben 17 dei suoi lavori siano stati recepiti in un sontuoso volume pubblicato nel 2013 da Silvana Editoriale, Manifesti. Il viaggio in mare, pubblicità e crociere in Italia 1885-1965.

Ma anzitutto Vidal: la prima commissione importante, il primo successo. È nel 1953 che nasce la collaborazione tra lo Studio triestino e la ditta di Marghera, già produttrice di colonie e saponi. Il salto di qualità avviene con la creazione del bagnoschiuma Pino Silvestre, lanciato commercialmente negli anni Cinquanta e supportato da una massiccia campagna pubblicitaria che dal 1957 avrà il suo apice nella serie dei “Caroselli” con l’iconica immagine del cavallo bianco lanciato al galoppo. Di questa “trovata” (e di quella del tappo a forma di pigna) Battistella rivendica la paternità, nel quadro di una collaborazione che arriverà a sfiorare gli anni Settanta.

Quanto ai manifesti per Adriatica e Lloyd Triestino, sono scanditi nel quindicennio tra 1950 e 1965, prima del progressivo collasso della marineria a tutto vantaggio del traffico aereo e in largo anticipo sul revival crocieristico legato alla costruzione dei mastodonti del mare cui oggi siamo più o meno abituati. Adriatica e Lloyd Triestino vivono dunque gli ultimi anni d’oro: la prima, società dell’IRI-Finmare costituita nel 1936, subirà un lungo tramonto con la progressiva vendita o lo smantellamento di varie unità prima di confluire totalmente in Tirrenia (2004); il Lloyd Triestino, nato nel 1836, confluirà a sua volta in Italia Marittima (2006), perdendo la propria specificità.

Va detto che, più che le navi delle due società, ridotte a candide silhouette, nei suoi manifesti – dunque non propriamente “navali”, bensì ampiamente “turistici” – Angelo Battistella reclamizza i porti e i paesi verso cui le unità sono dirette, con la riproduzione di elementi tipici dell’arte, del folclore o della fauna delle varie mete. Per la linea Italia-Australia del Lloyd servita dalle motonavi Australia, Oceania e Neptunia disegna un paio di simpatici koala abbarbicati su un ramo d’albero. Per la linea Espresso Italia-Sud Africa (turbonavi Africa ed Europa) inventa una testa d’elefante che si fonde con il rosso scarlatto del manifesto, in cui spiccano soltanto le due zanne bianche. Per la linea Grande Espresso dell’Adriatica, che serve l’Egitto e il Libano, colloca sullo sfondo compattamente rosso tre minuscole piramidi che paiono giocattolini, con un effetto straniante di grande suggestione.

La cifra identificativa dello “stile Battistella” è semplice: massima concisione, massimo effetto comunicativo, sfondi compattamente monocolori, immagini evocative e spesso garbatamente spiritose. Due o tre giraffe per le crociere africane e sudafricane del Lloyd, un allegro elefante che tiene in equilibrio una nave sulla proboscide, pure per le linee sudafricane. Sintesi d’immagine, insomma, e forte impatto cromatico. Una formula che conquista anche i responsabili di prestigiose riviste specializzate, Modern Publicity (Londra e New York), International Poster Annual (Svizzera), che riproducono parecchi manifesti di Battistella. (Peccato soltanto che le immagini siano in bianco e nero…).

Altro punto d’onore: il fatto che una decina di manifesti cartacei firmati Battistella, tra i suoi più indovinati, siano presenti nella sterminata collezione trevigiana intitolata a Nando Salce, oggi interamente fruibile on line. Un’altra medaglietta, dunque. Manca soltanto il giusto riconoscimento che l’artista si meriterebbe nella città in cui ha scelto di vivere e di operare. Succederà?