Bora scura di Leandro Lucchetti

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di Marco Menato

 

Quando si dice bora, tutti pensano a Trieste e alle immagini choc trasmesse dai telegiornali nelle giornate più battute, aggiungendo che la bora non è più quella di una volta!

Quindi le oltre 1500 pagine scritte da Leandro Lucchetti e stampate dall’editore Robin di Torino non possono che trattare la storia, poco conosciuta, di Trieste e più in generale del confine orientale durante il Novecento: il sottotitolo è infatti La saga del confine d’Oriente. L’editore ha scelto di stampare l’opera in tre comodi volumi, così da permettere fors’anche una lettura autonoma. Il prezzo è però complessivo: euro 29.50, un’operazione di marketing costruita con l’intento di avvicinare qualche lettore in più, piuttosto che respingerlo.

Leandro Lucchetti è nato a Trieste nel 1944, dove è tornato da pensionato dopo una carriera in RAI, come regista e sceneggiatore. Questa è la sua seconda opera, nel 2016 ha pubblicato per Fuorilinea, piccola sigla editoriale di Monterotondo, il romanzo noir Amorosi sensi.

Se non si fosse mosso da Trieste, probabilmente Lucchetti avrebbe condotto ricerche storiche, interviste, indagini, su molti episodi della storia giuliana del Novecento. Si sarebbe dedicato alla “storia locale”, materia che fino a qualche anno fa riempiva gli scaffali delle librerie e delle biblioteche, costituendo un interessato sfogo di molti editori (veri o presunti) attivi sul territorio. Oggi l’ambito degli studi locali è molto cambiato, ma soprattutto l’amministrazione pubblica non è più disposta ad elargire somme per l’acquisto di centinaia di copie di volumi, il cui focus era sempre quello della storia della propria città. E invece Lucchetti ha trovato lavoro lontano da Trieste e la storia della sua terra l’ha dovuta raccontare a chi di Trieste conosceva appunto solo la bora.

Bora scura non è un romanzo storico, come potrebbe sembrare, è un romanzo che usa i personaggi per narrare la loro vita dentro le complesse ed intricate vicende storiche di queste terre, dalla Prima Guerra alla cortina di ferro, spesso una storia nemmeno compresa dagli stessi personaggi, che quasi come marionette popolano i tre volumi. È uno sguardo dall’alto, condotto con sicuro piglio narrativo, dove nulla è lasciato al caso: d’altra parte Lucchetti è sceneggiatore e quindi conosce bene le tecniche per tenere sempre desta l’attenzione dello spettatore, in questo caso del lettore. Non è nemmeno un romanzo a tesi, non si vuole convincere che una certa epoca è meglio di un’altra, che alcuni personaggi sono buoni e altri cattivi quasi per definizione: l’autore è contento di raccontare la grande storia servendosi di tante microstorie e sarà il lettore a sentirsi di volta in volta più vicino a uno o all’altro. La Storia infatti, quella scritta nei libri e nei documenti d’archivio, costituisce l’albero portante dell’opera e per questo nell’ultimo volume è riportata una bibliografia di orientamento (documentazione che generalmente un romanzo non richiede): è un aperto invito del narratore ad approfondire gli argomenti e a valutare, eventualmente, quale sia la distanza fra l’invenzione e la realtà storica. Da questo punto di vista è certamente un modo nuovo di attualizzare il racconto storico, per farlo comprendere a una platea di non specialisti (a partire dagli studenti), tenuto conto che si tratta di una Storia non lineare che interessa ampie porzioni di territorio che ora appartengono a stati (e a lingue) differenti.

Superato l’iniziale ostacolo, visivo, dei tre tomi incombenti, la lettura scorre veloce confermando che proprio da queste parti si tocca con mano l’idea di una storia europea, slegata dagli stretti confini imposti dagli uomini. A ragione Diego Zandel, scrittore originario dell’Istria, conclude la sua positiva recensione su www.balcanicaucaso.org: “In questo senso, il romanzo, con il suo taglio avventuroso, ricco di spunti sentimentali, emotivi, politici, storici, cronachistici, può – più di un altro strumento – fornire un quadro completo, senza pregiudizi e senza ipocrisie, di quegli avvenimenti, tanto lontani ma capaci ancora di suscitare polemiche quando non odi di parte, almeno in loco e tra chi a quelle terre in qualche modo appartiene”.