Breve infinito di Roberto Coccolo

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di Walter Chiereghin

 

Fresca di stampa la terza raccolta di versi di Roberto Coccolo, triestino classe 1948, già per molti anni insegnante di Lingua e Letteratura italiana e Latina in un liceo scientifico della città dove nacque e dove tuttora vive. Il titolo della silloge, che si presenta di per sé come una metafora, è Breve infinito ed è stato pubblicato da Hammerle editori con la prefazione di Silvia Bon. In Precedenza erano usciti, sempre col medesimo editore, altre due raccolte di versi, Ritagli di cielo nel 2016 e I giorni ritrovati nel 2018. Come si vede fin da queste noterelle di carattere informativo, alla poesia in versi Coccolo è pervenuto in età matura, anche se ora il ritmo incalzante delle occasioni d’incontro con il suo pubblico denuncia un’urgenza di manifestarsi agli altri attraverso una modalità di scrittura che evidentemente l’autore sente come particolarmente congeniale.

Breve infinito, cento pagine totali, esibisce una novantina di brevi componimenti, articolati in quattro sezioni. Introduce all’insieme un testo isolato, Ritratto con dedica, che oltre ad assolvere la funzione enunciata dal titolo, indicare cioè nella madre la dedicataria dell’opera, introduce efficacemente alla lettura di quanto seguirà nelle ulteriori pagine del libro, narrando dello sguardo rivolto a una vecchia fotografia, un interno in bianco e nero che ritrae, una bambina in posa, accanto a un tavolino rotondo che regge un mazzo di fiori, “sul pavimento / qualche petalo sparso / come nell’Ottocento”. Il breve soffermarsi sulla descrizione dell’ambiente sembra per un attimo suggerire un’ambientazione crepuscolare, un rimando addirittura a Guido Gozzano, se subito non intervenisse la fresca descrizione della protagonista della breve lirica: “Braccine di bambola / spuntano da un bianco vestito, / seriosa frangetta / occhi di bambina / saranno occhi di donna / di madre… Mia madre!”. Sei versi che preludono a una più volte ritrovata ariosità, che si esercita con particolare efficacia nella descrizione di figure leggere di giovani donne, come la giovinetta ritratta due pagine più avanti in La primavera e una ragazza, dove il lettore s’imbatte in un “sentore tenue di narcisi” che incontrerà più e più volte nel procedere della lettura, inespresso ma tuttavia avvertibile. E poi la presentazione posposta, collocata alla fine, quasi un sorprendente colpo di teatro, come avviene anche, ad esempio, in uno degli ultimi brani, dove il lettore scopre che la misteriosa figura femminile perseguita in tutto il testo è cosa del tutto astratta, immateriale, che non contiene se non per metaforico accanimento nulla della corporale sensualità dell’enigmatica creatura suggerita in tutti i versi che precedono l’ultimo, chiarificatore. Ma si tratta di casi isolati: nella generalità dei casi il periodare è di norma scevro di sussulti così carichi di effetto, pago del proprio dire che si percepisce approdo di non brevi elaborazioni interiori.

Si tratta di una poesia di tono piano e discorsivo, che raramente (per esempio in Il tuttologo, ma si tratta di un’eccezione fuori dall’ordinato incedere dei testi) si avvale di artifici retorici o metrici, che tuttavia poggia su una solida consuetudine di lettura di testi poetici, talvolta esplicitamente richiamati, come nel caso di Ariosto in L’ultima lezione, o in un Omaggio ad Anna Achmatova, altre volte suggeriti da un verso o addirittura da una sola parola, ad esempio l’aggettivo “aspro”, richiamato in un verso e riferito a un bicchiere di vino, che suggerisce Umberto Saba. Il più delle volte, tuttavia, in più imperscrutabili richiami, nell’evocazione di memorie, stati d’animo, atmosfere, vien fatto di pensare a tanta parte della poesia italiana del Novecento, a Giorgio Caproni, ad esempio, o a Vittorio Sereni, o, segnatamente nella sezione Storie di campagna, alla lezione di Attilio Bertolucci.

Forse sono infondate ubbie di un improvvisato recensore, ma mi pare che tutto questo e naturalmente molto d’altro sia dentro il libro di Roberto Coccolo, che ostenta senza orgoglio – anche se ne avrebbe un fondato diritto – una poesia distillata da una consapevole contemplazione di quello che è e che è stato il breve infinito della sua esperienza umana.

 

Copertina:

Roberto Coccolo

Breve infinito

Hammerle editori, Trieste 2019

  1. 100, euro 12,00