Caricature per un secolo straordinario

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Pubblicato l’album delle caricature di Anton Maria Zanetti

conservato presso la Fondazione Giorgio Cini

di Walter Chiereghin

 

L’intervallo temporale che appare, quantomeno a chi scrive, il più adeguato a rappresentare glorie e miserie di Venezia è sicuramente il secolo XVIII, quel Settecento in cui la città, pervenuta all’ipogeo della sua parabola gloriosa e opulenta, si apprestava a spegnersi malinconicamente sul declinare di quei cent’anni fatali, con la capitolazione del Maggior Consiglio del 1797. Ma prima della caduta, Venezia, pietra miliare di ogni Gran Tour che si rispettasse, fu veramente al centro del mondo culturale dell’epoca: basti pensare alle Lettere, con i fratelli Gaspare (1713-1786) e Carlo Gozzi (1720-1806) e al Teatro, cui provvide con largo impegno d’innovazione Carlo Goldoni (1707-1793), oppure alla Musica, in cui si esercitarono magistralmente Tomaso Albinoni(1671-1751), Antonio Vivaldi (1678-1741), Benedetto Marcello (1686-1739) e suo fratello Alessandro (1673-1747), oppure ancora alla Pittura, che in ogni sua articolazione tematica, dall’allegoria al paesaggio, dalla rievocazione storica al ritratto, trovò in quel secolo a Venezia artefici della levatura di Giovanni BattistaTiepolo (1696-1770), di suo figlio Giandomenico (1727-1804), di Canaletto (1697-1768), di Francesco Guardi (1712–1793), di Sebastiano Ricci (1659-1734), di Marco Ricci (1676- 1730), di Rosalba Carriera (1673-1757), di Giambattista Piazzetta (1683-1754). Per dire soltanto dei maggiori.

L’emergere cosi simultaneo di tante personalità di primo piano che, in ogni ambito, deve necessariamente essere posto in correlazione col clima generale e col costume vigente in quel periodo in una città che offriva quotidianamente intrattenimenti teatrali, musicali, d’opera lirica, dov’era fiorente l’attività editoriale e tipografica, il collezionismo di opere d’arte, oltre naturalmente ai traffici leciti di mercanti ed armatori e meno leciti di lenoni e cortigiane. Non per nulla, tra le personalità veneziane di rilievo dell’epoca va ricordato Giacomo Casanova (1725-1798), avventuriero, scrittore, diplomatico e impenitente libertino.

È in questo clima che visse e operò Anton Maria Zanetti (Venezia, 1680 – ivi,1767), incisore, mercante e collezionista d’arte e di pietre incise, insomma un “dilettante di genio”, sodale di Rosalba Carriera, amico di personalità quali Marco Ricci e Carlo Goldoni, ma soprattutto apprezzato e ricercato caricaturista. A causa di un’omonimia con un cugino praticamente coevo (1706-1778), viene indicato come “il vecchio” o, con riferimento al nome del padre, come “di Girolamo”.

Per mezzo del disegno, normalmente vergato a penna con inchiostro bruno, a volte sopra una traccia di grafite, altre (rare) volte acquerellato, Zanetti offre, con tono leggero, divertito e irriverente, uno squarcio sulla sua visione della società veneziana a lui contemporanea, dei personaggi che la animavano, dei suoi amici e di se stesso, colti con garbo e acutezza, con ironia solo leggermente irridente.

L’Istituto di Storia dell’Arte della Fondazione Giorgio Cini di Venezia ha ricevuto in dono nel 1968 da Vittorio Cini un volume di ottanta fogli contenenti trecentocinquanta caricature attribuite allo Zanetti. Il prezioso materiale è stato oggetto anche di un’esposizione a San Giorgio Maggiore nel 1969, ma gran parte del lavoro di ricerca sulle immagini contenute nel volume doveva ancora essere svolto. L’incarico fu dato allo storico dell’arte triestino Enrico Lucchese, nel 2008 e il risultato delle sue accurate ricerche è stato ora pubblicato in un volume, edito da Lineadacqua, che ha il merito di presentare le immagini di tutte le caricature contenute nel volume della Fondazione Cini, corredate da un imponente apparato critico: un approfondito catalogo, nel quale di ciascuna immagine di descrive non soltanto le caratteristiche tecniche di esecuzione e lo stato di conservazione, la data dell’eventuale restaruro e il nome del restauratore, la possibile data di esecuzione, ma si tenta per ciascun personaggio raffigurato di fornire una precisa identificazione, sovente incrociando tra loro fonti archivistiche diverse. Correda inoltre ciascuna scheda la bibliografia nella quale l’opera è citata.

Un lavoro certosino, che ha occupato Lucchese per sette anni, stante anche l’esigenza di recarsi all’estero, per confrontare altri due album di caricature eseguite dallo stesso Zanetti, l’uno, appartenuto al console britannico Joseph Smith, custodito oggi presso la Royal Library di Windsor, l’altro, già dello scrittore illuminista Francesco Algarotti, presso l’Israel Museum di Gerusalemme, ma anche – considerato il cosmopolitismo delle relazioni dello Zanetti – un articolato itinerario nei principali archivi e biblioteche di mezza Europa e qualcuno anche fuori dal continente.

Uno dei primi problemi che Lucchese si è trovato ad affrontare è stato quello della riconducibilità dei disegni alla mano dello Zanetti, che è risultato non essere l’unico autore delle caricature “veneziane”, così come è assodato che non fosse per quelle di Windsor Castle. Tra lo Zanetti e Marco Ricci, difatti, era vivissima un’amicizia che spesso condusse i due artisti – dilettante il primo, decisamente professionale l’altro – ad affrontare il medesimo soggetto in una divertita competizione. Riconoscendo la mano del Ricci in quelle opere che presentano uno “stile grafico sciolto e corposo, assommato a una risoluta cura prospettica e proporzionale”, il curatore della monografia di cui ci stiamo occupando ha compiuto una prima cernita dal corpus dei disegni veneziani, assegnando a ciascuno il suo artefice.

L’ambito di gran lunga prevalente su cui si è soffermata l’azione del caricaturista è quello legato alle manifestazioni di teatro musicale, il che tra l’altro ha consentito di fornire un’adeguata collocazione temporale dei disegni, basandosi sulla documentazione delle avvenute manifestazioni teatrali.

Pur non potendosi indicare una vocazione professionistica per la pittura da parte dello Zanetti, è da dire che lo stile asciutto e sobrio delle sue caricature rivela una passione portata avanti negli anni e continuamente perfezionata; l’Autoritratto caricaturale vergato ai margini di una sua lettera alla Carriera datata 22 maggio 1703, è testimonianza di una vocazione precoce per il genere. La cura riposta nella predisposizione dell’album Cini, d’altra parte, dimostra dell’importanza che Zanetti annetteva a quei suoi lavori almeno fino al 1744, data d’inserimento del volume nel catalogo della sua biblioteca, nella quale “ricopriva un posto di riguardo, nella sua originalità, tra i libri di Zanetti, collocato vicino alle stampe düreriane, di Parmigianino, di Cornelis Cort”.

Ora che il prezioso volume, dopo aver girato per l’Europa da quando gli eredi ebbero disperso le collezioni dello Zanetti, non solo è “tornato a casa”, cioè a dire nella città di San Marco, ma è anche reso accessibile a un pubblico non limitato ai soli specialisti che possono consultarlo in originale, suggeriamo di sfogliare il volume per trovarvi da un lato tracce di un mondo ormai scomparso ma sempre del medesimo fascino, da un altro lato per godere della vis comica che ancora fluisce ininterrotta dai fogli di Zanetti e di chi con essi si è a lungo confuso, aiutata dalle crinoline, dagli spadini, dai bizzarri costumi di scena dei teatranti, dalle spericolate acconciature delle dame, dall’impietosa enfatizzazione dei tratti somatici che fanno del curioso intellettuale veneziano un compagno di strada del Ricci e poi dei due Tiepolo. Quando poi al godimento delle singole opere s’insinuerà nel fruitore la curiosità di saperne di più, ora sa già di poter contare su uno strumento descrittivo e critico costruito per lui con il massimo di impegno e di rigore scientifico.

 

 

 

 

 

Enrico Lucchese

Anton Maria Zanetti

Caricature

Lineadacqua

Fondazione Giorgio Cini

Venezia, 2016

pp.366, euro 75

 

Marco Ricci, Antonio Baldi. Venezia, Fondazione Giorgio Cini