Cellule d’italianità

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di Michele Diego

 

 

«Il domani per gli italiani forse sarà brillantissimo. Per gli italiani, non per l’Italia» sono parole di Indro Montanelli in una conversazione sul Bel Paese e la sua storia. A cui aggiunge: «l’individualità italiana si può benissimo affermare in tutti i campi, anche scientifici. Io sono sicuro che gli scienziati italiani, i medici, gli specialisti, i chimici, i fisici, quando avranno a disposizione dei gabinetti europei veramente attrezzati, brilleranno. Gli italiani, l’Italia no, l’Italia non ci sarà».

Quando anni fa ascoltavo queste parole, le registravo passivamente senza afferrarne davvero il senso. Oggi che mi sono trasferito in Francia, le vivo in prima persona. Prima di venire qui, non mi ero reso conto dell’essenziale differenza tra Italia e Francia, e anzi archiviavo le diversità dei due paesi sotto la categoria “stereotipi e cliché”. Ma sbagliavo. Mi accorgo sempre più che, se i francesi compongono la Francia, per la nostra penisola accade il contrario: è l’Italia a radunare gli italiani. I francesi e la Francia sono una cosa sola, tra gli italiani e l’Italia c’è una sorta di distacco e disincanto.

Questa mia presa di coscienza intuisce come sia possibile che in Francia, ormai da un anno e mezzo, ogni sabato i gilet gialli scendano in strada. Al di là delle ragioni o dei torti per cui protestano, la loro perseveranza testimonia l’esistenza nei francesi di un’intrinseca convinzione che lo Stato si possa e si debba cambiare, in quanto esso non è altro che il riflesso delle persone stesse. Sempre su questo filo conduttore, una tragica ma paradigmatica notizia viene proprio dalla città che mi ospita, Lione. Pochi giorni fa, di fronte a un ristorante universitario, un ragazzo si è dato fuoco per protestare contro le condizioni di vita precarie degli studenti. Oggi è in ospedale e combatte tra la vita e la morte. Da ciò che si legge sui giornali, il ragazzo avrebbe compiuto il suo disperato gesto per una ragione ideologica, più che di carattere personale. Su Facebook ne spiega i motivi, accusando trasversalmente l’ascesa del neofascismo, il liberalismo, Macron, Hollande, Sarkozy, Le Pen e l’UE. «Oggi commetterò l’irreparabile» scrive all’inizio del post, mostrandoci la fredda premeditazione con cui procedeva verso il suo proposito.

Io ritengo che un gesto simile non sarebbe possibile in Italia. La mia convinzione è che il distacco tra gli italiani e l’Italia si traduca in un approccio ai problemi totalmente diverso da parte nostra. Noi italiani non desideriamo cambiare il sistema, ma eluderlo. Essendo lo Stato qualcosa di estraneo, di fronte a un suo problema preferiamo trovare una scappatoia piuttosto che risolverlo alla radice.

Eppure il nostro spirito individualistico, smaliziato, ingegnoso è proprio ciò che ci rende unici e talvolta grandi. La nostra naturale inclinazione ci esalta come singoli, a discapito dell’insieme. E paradossalmente potrebbe essere proprio questo a salvare, se non l’Italia, almeno l’italianità.

Sia la Francia che l’Italia appartengono a un mondo che sta spostando il suo baricentro sempre più lontano dall’Europa. E se in Francia la salvaguardia della cultura è affidata all’unicum Stato-cittadini (attraverso per esempio all’obbligo di trasmettere in radio una certa quota di canzoni francesi, o alle politiche sul lavoro atte a salvaguardare le abitudini francesi, o ancora grazie alla legge anti-Amazon che tutela i piccoli librai), in Italia tale sforzo è affidato ai singoli, ai creativi, ai personaggi unici. È chiaro, però, che se il paese è in decadenza e la salvaguardia del suo nome è affidata ai singoli, essi sono sempre più costretti ad esprimersi all’estero, come singole cellule di italianità nel mondo. Ed ecco che allora non si fa altro che imbattersi in italiani che rappresentano individualmente l’eccellenza italiana fuori dall’Italia: dalla appena neo-rieletta direttrice del CERN Fabiola Gianotti, alla medaglia Fields Alessio Figalli, passando per la curatrice al MoMa Paola Antonelli, solo per fare tre nomi noti. Ma la lista è infinita, e chiunque vada in una qualsiasi facoltà, azienda, ente internazionale se ne accorge, all’inizio con sorpresa, poi finendo per darlo per scontato.