CINEMA – IL FILO NASCOSTO

54456Il filo nascosto (Phantom Thread, 2017, di Paul Thomas Anderson, USA)

di Pierpaolo De Pazzi

Valutazione 2 / 5

Londra, anni ’50: Reynolds Woodcock e sua sorella Cyril (una bravissima Lesley Manville) guidano la più rinomata casa di moda britannica, realizzando vestiti per aristocratiche e per ricche borghesi. Il sarto, che ha idealizzato la madre, è un impenitente donnaiolo, fino a quando non incontra Alma, che diventa la sua musa, amante e moglie.

Un film che segna un cambio di rotta del regista Anderson, verso un cinema di genere, sofisticato, estetizzante e in definitiva calligrafico e noioso. È finita la prima stagione di questo regista provocatore, visionario e capace di rompere tutte le regole? Speriamo che il suo grande talento gli faccia ritrovare al più presto le impronte di una smarrita autorialità.

Questa volta, tolto il raffinato gioco di specchi tra il sarto – artista maniaco perfezionista – Daniel Day-Lewis e il regista Anderson, con le sue citazioni di Hitchcock, poco resta di un film che manca di quella memorabilità d’immagine che era una caratteristica dei film più ispirati del regista. Elegante messinscena, bellissimi costumi (premiati con un Oscar piuttosto scontato), ma, sotto il vestito… poco.

Una nota per il personaggio di Alma, interpretato da un’eccessivamente smorfiosa Vicky Krieps: si tratta di una maschera senza un passato, una storia personale, un’identità, ridotta a puro personaggio archetipico, agitato da pulsioni di amore e morte, sadismo e masochismo, condanna e cura, che sono poi la tematica del film.

Un film freddo, superficiale nell’analisi della psicologia dei protagonisti, sperabilmente solo una parentesi nella carriera di Paul Thomas Anderson.