Corridoi umanitari per l’Unione Europea

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di Pierluigi Sabatti

 

È in atto nel nostro Paese un esperimento che la Francia è pronta a copiarci. Un esperimento che potrebbe dare soluzione al più grave problema che oggi siamo chiamati ad affrontare. Eppure non se ne parla. Non porta voti sostenere questo esperimento, meglio favorire la diffusione delle pistole nelle case con una legge che definire demenziale è poco. E poi le buone notizie non sono notizie, come diceva un mio direttore quando lavoravo al Piccolo. Per cui questo esperimento continua in silenzio e la gran parte dell’opinione pubblica non ne sa nulla.

Di che cosa si tratta? Dei corridoi umanitari, che sono un modo per affrontare l’epocale fenomeno delle migrazioni. Se n’è parlato in un incontro, promosso dal Circolo della Stampa e dal mensile Konrad “Naturalmente liberi”. Lo hanno illustrato Raul Matta, in rappresentanza della Tavola Valdese e Paolo Parisini della Comunità di Sant’Egidio con il coordinamento di Franco Delben, collaboratore di Konrad.

In che cosa consiste questo progetto? Nel creare appunto dei corridoi per far arrivare sani e salvi nel nostro Paese coloro che fuggono da guerre, dittature, fame, terrorismo, persecuzioni, torture e violenze.

Non tutti purtroppo, ma individui in “condizioni di vulnerabilità”, quindi famiglie con bambini, anziani, malati, disabili. Ad essi viene offerto un ingresso legale sul territorio italiano con un visto umanitario e la possibilità di presentare domanda d’asilo.

I corridoi umanitari sono un’iniziativa varata dalla Federazione delle chiese evangeliche d’Italia di cui la Tavola Valdese fa parte. Ma – ha sottolineato Raul Matta – queste organizzazioni si sono rese conto che con le loro sole forze non ce la facevano e quindi hanno cercato collaborazione, trovandola nella Comunità di sant’Egidio.

In sostanza di tratta di una cooperazione ecumenica che, punto importante, non costa nulla al contribuente. Sottolineo questo aspetto perché sui costi delle missioni umanitarie girano più leggende metropolitane che sulla nocività dei vaccini. I valdesi hanno messo a disposizione il loro otto per mille e hanno avviato il progetto. A questo proposito Raul Matta ha portato un altro dato interessante: i valdesi in Italia sono poco più di ventimila, ma i contribuenti che destinano il loro otto per mille a questa chiesa sono oltre 600 mila. Evidente la fiducia di una fetta di contribuenti, che non sono fedeli di questa confessione, dovuta – spiega Matta – al fatto che tutto l’introito dell’ otto per mille è dedicato a opere sociali, culturali e di ricerca scientifica. Neanche un euro va al culto. E tutte le somme spese sono documentate dettagliatamente.

Ma torniamo ai corridoi umanitari: trovata l’intesa con la Comunità di sant’Egidio il 15 dicembre 2015 è stato siglato un accordo con i ministeri degli Esteri e dell’Interno per assicurare ai rifugiati l’ingresso nel nostro Paese e il diritto di asilo. L’operazione è partita il primo gennaio 2016 e riguarda mille persone che in due anni troveranno sistemazione in Italia.

I profughi arrivano dal Libano e sono per lo più siriani in fuga dalla guerra civile che sta insanguinando il loro Paese da sei anni.

Anche qui devo aprire una parentesi. Il Libano ospita due milioni di profughi, di cui un milione sono siriani, e conta sei milioni di abitanti. Sono circa sei volte di più di quelli ospitati dalla Germania e venti volte il numero di rifugiati presenti in Italia.

Se queste cifre venissero continuamente aggiornate e propagandate in forma “virale” come usa sulla rete, forse potrebbero indurre a evitare isterismi e speculazioni ignobili su un fenomeno epocale che va invece affrontato con la testa e non con altri organi.

Oltre che dal Libano, i profughi provengono dal Marocco, dove approda gran parte di coloro che provengono dai Paesi subsahariani sconvolti da guerre civili, da dittature e da violenze, come Gambia, Guinea, Ruanda, Nigeria, Ciad, Camerun e l’elenco potrebbe continuare. E infine sull’altro versante dell’Africa è l’Etiopia ad ospitare il maggior numero di rifugiati, oltre settecentomila, da Eritrea, Somalia e Sud Sudan.

Per capire meglio, fornisco ancora un dato: nel mondo, alla fine del 2015, erano 65,3 milioni le persone fuggite a causa di guerre e violenze, secondo l’ultimo rapporto dell’Unhcr, l’Agenzia dell’Onu per i rifugiati.

Certo che con questi numeri, mille “salvati” in due anni sono pochissimi. Una goccia nel mare del bisogno. Ma, come diceva madre Teresa di Calcutta: “Quello che facciamo è solo una goccia nell’oceano, ma se non lo facessimo l’oceano avrebbe una goccia in meno”.

Poi si tratta di un esperimento e come tale va analizzato, ne vanno verificati l’efficacia e gli effetti e quindi la potenzialità ad affrontare il fenomeno.

L’altro aspetto della questione è dato dall’impatto sull’opinione pubblica. Come ha avvertito Franco Delben: “Bisogna guardarli in faccia, guardare negli occhi questa gente per capire che cosa significhi essere migrante”. E ora è possibile farlo anche nella nostra città, dov’è arrivata qualche giorno fa una famiglia siriana. Lo ha raccontato Paolo Parisini della Comunità di sant’Egidio di Trieste. A mobilitarsi è stata la parrocchia di S. Teresa del Bambin Gesù in via Manzoni, che ha procurato l’alloggio, mentre la Comunità ha pagato il viaggio a Trieste dal campo profughi libanese di Sidone. I beneficiari sono tre persone, il padre, infermiere, è maronita, la madre, casalinga, ortodossa e un ragazzo di 16 anni particolarmente bravo a scuola. Hanno perso tutto e hanno diciotto mesi davanti per rifarsi una vita qui da noi. Un aiuto per i loro bisogni quotidiani lo forniscono i parrocchiani.

L’esperimento è in pieno svolgimento e rivolgendosi alla Comunità di sant’Egidio o ai valdesi si può saperne di più. Finora sono 700 le persone “salvate” in Italia grazie a questo progetto, in gran parte musulmani, ma anche di altre fedi.

Infine registriamo le reazioni all’estero: in Francia e in Westfalia. «Ho voluto che la firma di questo progetto di accoglienza solidale di rifugiati avvenisse all’Eliseo perché è un’iniziativa in sintonia con i valori della Francia». Con queste parole l’ormai ex presidente francese Hollande ha accolto l’accordo tra Stato, Comunità di sant’Egidio, Chiesa cattolica e le Chiese protestanti che permetterà l’ingresso nel Paese di cinquecento profughi, in maggioranza siriani, in un anno e mezzo. Presente alla firma anche il fondatore della Comunità di sant’Egidio, Andrea Riccardi: «L’esperienza dei corridoi umanitari dimostra che l’integrazione protegge più dei muri. La firma è un segno per l’Europa».

Oltre ai cugini d’oltr’Alpe anche le chiese evangeliche della Westfalia hanno deciso di partecipare alle spese per i profughi ospitati in Italia. Forse questa decisione influenzerà il governo della signora Merkel. Ma più importante sarebbe che influenzasse tutti i Paesi dell’UE che, finora, ha dato un pessimo esempio.

Nonostante sia fortemente pessimista sui miei simili, devo ammettere che la vittoria di Macron in Francia, dovuta anche al suo coraggio di mettere l’Europa unita al primo posto, mi accende un barlume di speranza. Lui ha ottenuto i voti, proponendo agli elettori un’idea di futuro nell’Unione, nel momento in cui essa è al punto più basso nei sondaggi, a causa le sue obiettive incapacità di azione, enfatizzate dalla vergognosa campagna populista infarcita di bugie, favorita dai politici di tutti i partiti e movimenti alla spasmodica ricerca di voti facili e dai mass media alla spasmodica ricerca di lettori e alti indici dell’Auditel.

Lo stesso potrebbe avvenire per la questione migranti, se i politici avessero un po’di coraggio e lungimiranza e non pensassero soltanto all’oggi.

Ancora una volta ci si deve rivolgere alla Chiesa, o meglio alle Chiese, come nei momenti gravi che hanno contrassegnato la nostra storia. Questo esperimento dimostra che si può fare, che si possono sconfiggere i mercanti di morte, che si possono evitare stragi di innocenti. Ma non lo può fare un solo Paese e l’opinione pubblica deve essere cosciente che la solidarietà in questo caso non serve solo a metterci a posto la coscienza, ma ci può salvare, perché altrimenti questa massa enorme ci travolgerà. La storia lo insegna: i muri, dal vallo di Adriano alla Grande Muraglia, non sono serviti a nulla. Ma ancor oggi vengono eretti. Certo la storia insegna, ma noi siamo pessimi allievi.