DA VIENNA A TRIESTE: GIORGIO ZANINOVICH

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Un architetto della Wagnerschule a Trieste

di Maurizio Lorber

Nel 1906 Giorgio Zaninovich, dopo aver realizzato alcuni edifici di carattere abitativo, riceve dalla Società Triestina Austria il suo primo incarico pubblico nella città. L’architetto era nativo di Spalato (1876) ma si trasferì giovanissimo con la famiglia a Trieste. All’Accademia di Vienna fu allievo di Wagner dal 1899 al 1902 anno in cui concluse i suoi studi.

Giova ricordare che nel 1901 Zaninovich aveva già progettato per la città di Zara un salone di rappresentanza con caffè e ristorante con un’entrata bizzarra ad arco circolare in stile tipico della Secessione viennese. Inoltre quale prova finale del corso di studi aveva presentato un progetto nel quale immaginava un sontuoso palazzo in stile Wiener Secession che avrebbe ospitato un Casinò da gioco a Lesina. Molti anni fa (1967), la professoressa Maria Walcher già docente all’università di Trieste, aveva riscontrato la fonte visiva del portale d’accesso della Società Triestina Austria. Dai disegni originali (conservati presso l’Ufficio Tecnico del Comune) e dalla documentazione fotografica anteriore alle modifiche era possibile ravvisare la somiglianza con il portale d’ingresso, ideato da Joseph Maria Olbrich, per l’edificio del principe Ernst Ludwig a Darmstadt (Ernst Ludwig Haus, 1901, Darmstadt).

È evidente, anche da questi esigui riferimenti, che molti motivi secessionisti furono reinterpretati per questo edificio sito all’angolo delle attuali via dell’Università e via Belpoggio (attualmente è sede del circolo ufficiali in via dell’Università).

A Trieste la realizzazione originale prevedeva l’entrata circolare con un protiro aggettante sorretto da due pilastri a guisa di pronao di tempietto, chiuso alla base da transenne decorate con motivi stellati. Qualcosa di analogo non lo ritroviamo solo a Darmstadt, ma è riscontrabile, seppure con una declinazione molto più moderna, nel progetto per una villa di Jože Plečnik. Si tratta di similarità che sono spiegabili con il fatto che nell’ambito della scuola di Otto Wagner gli allievi avevano modo di acquisire competenze progettuali più funzionali e al contempo assimilare motivi decorativi e moduli compositivi ideati nell’ambito del fervido ambiente viennese. La capitale dell’Impero asburgico fu infatti un laboratorio del linguaggio moderno dell’architettura con un grande maestro e allievi illustri quali Joseph Maria Olbrich, Josef Hoffmann e Adolf Loos.

Osservando la foto d’epoca dell’edificio triestino al primo piano si nota una polifora ad archi acuti continui, con a lato due torrette laterali più alte. Queste ultime sembrano quasi arretrate poiché racchiudono il corpo centrale dell’edificio delimitandone i lati con conci di pietra smussati con due cartigli angolari, elementi di gusto ancora cinquecentista molto simili a quelli presenti nell’edificio abitativo sito in Universitätsstrasse n. 12 (1888) di Otto Wagner.

Nel basamento a bugnato a conci irregolari – già utilizzato dall’architetto in via Gozzi n. 1 – è riscontrabile in alcune sulle pareti interne delle gallerie del Donaukanal a Vienna.

La facciata che elaborò Zaninovich si presentava quindi come un’abile commistione di elementi ascrivibili al suo tirocinio alla scuola di Wagner (bugnato, portale circolare), e di elementi propri dell’architettura neo-fiorentina (arcatelle archiacute) che a Trieste era presente in moltissimi edifici. Va fatto notare che la struttura con un corpo avanzato e due arretrati, assimilabili a due torri angolari, conferisce all’insieme un aspetto “veneziano”, soprattutto per la polifora continua posta al centro della facciata. L’archetipo nascosto per questo tipo di impostazione architettonica è la “casa con torreselle” (il cosiddetto Fondaco dei Turchi di Venezia è l’esempio più noto). Lo schema è apparentemente semplice: loggia su portico racchiuso da due corpi angolari a torre, caratteristico dei cosiddetti palazzi fondaco, nella zona mercantile di Rialto, realizzati nel corso del Duecento. Pur mutando alcuni elementi soprattutto per quanto riguarda la forma degli archi adottati per le polifore al centro della facciata questa tipologia rimase costante nei palazzi veneziani dal medioevo al XIX secolo.

Purtroppo la realizzazione di Zaninovich è compromessa irrimediabilmente, come si può verificare tutt’oggi, a causa di una serie di modifiche: la serie continua di finestre è stata accorciata e l’entrata “secessionista” totalmente mutata. Alterata anche la facciata laterale sulla via Belpoggio elaborata in base ad un linguaggio più tradizionale con paraste che intercalavano ampie vetrate ad arco e trifore soprastanti; sopra a questi elementi sono state aperte le finestre di un piano aggiuntivo, ricavato dimezzando l’altezza del salone da ballo. Quest’ultimo, destinato ai ricevimenti, era affiancato da una lunga sala, adibita a ricevimenti privati.

L’edificio suscita interesse anche dal punto di vista costruttivo poiché la costruzione del corpo di fabbrica presentò allora notevoli difficoltà tecniche dovute al sito con accentuata pendenza sul lato di via Belpoggio. Zaninovich fu così costretto a collocare su di un piano elevato la sala da ballo e la sala per i ricevimenti e destinare il piano terra e i locali di servizio (portineria, spogliatoi e cucine), lateralmente rispetto allo scalone che collega l’ingresso principale con il piano superiore. È interessante rilevare che Zaninovich, nel suo tirocinio viennese, dimostrò di aver appreso non solo gli insegnamenti stilistici, ma anche quelle modalità costruttive che prevedevano la necessità di un veloce sfollamento dai saloni in caso d’incendio o di calamità, progettando due uscite d’emergenza che si aprivano direttamente sul giardino. È probabile che la Società Triestina Austria abbia scelto Zaninovich proprio in base in base al suo curriculum che comprovava una notevole abilità costruttiva. Sappiamo infatti che a Vienna, giovanissimo, l’architetto aveva mosso i suoi primi passi come progettista di ponti. Il professor Marco Pozzetto, insigne studioso della Wagnerschule, mise in evidenza che Zaninovich lavorò tanto in veste di progettista che di direttore dei lavori per l’impresa Pittel e Brausewetter di Vienna nella realizzazione del ponte per il Giubileo di Lubiana ora Zmajski most (Ponte del drago). Fu coinvolto parimenti per il ponte sulla Schwarza a Payerbach, l’Hohe Brücke sul Graben a Vienna, il ponte a Langbadbach sull’Ebensee e un ponte a Varsavia.

Queste esperienze gli permisero, come dimostrano le soluzioni planimetriche per l’edificio della Società Triestina Austria, di sviluppare con rigore costruttivo qualsiasi progetto e servirsi di un linguaggio architettonico che fosse in relazione tanto con le novità della Wagnerschule quanto con la tradizione locale vicina ai modelli eclettici più in voga ideati da Ruggero Berlam (la scelta di finestre neo-fiorentine è l’indice più evidente di questo adattamento).

Dopo questa prestigiosa commessa Zaninovich si affermò come uno degli architetti più attivi a Trieste nel primo decennio del Novecento. Egli infatti costruì, su terreni di sua proprietà, tre case che confermano la sua originalità mai dissociata dalla concretezza costruttiva.

 

Giorgio Zaninovich, Società Triestina Austria, 1906