DALL’EPISTOLARIO DI UNA REGINA

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STORIA

DALL’EPISTOLARIO DI UNA REGINA

Recuperate, grazie a tecnologie innovative, le parti “censurate” del carteggio tra Maria Antonietta e il suo amante, lo svedese Axel von Fersen

di Gabriella Ziani

Élisabeth Vigée Le Brun
Maria Antonietta e la rosa
olio su tela, 1783
Château de Versailles

La chimica, la fisica, sofisticati macchinari, tre anni di duro e paziente lavoro per un team di specialisti, e alla fine: che emozione! Le prime righe decrittate. Leggibili dopo 230 anni. E senza aver manomesso i preziosissimi originali. È l’avventura del progetto francese ”Rex” che ha consentito di curiosare nelle parti censurate delle lettere segretissime di Maria Antonietta già sulla soglia della ghigliottina e del suo chiacchierato amante, il conte svedese Axel von Fersen, che di propria mano copiava le missive e sovrascriveva con fitti tratti “ad asola” le espressioni più appassionate per renderle inaccessibili, essendo ancora più “pericolose” rispetto alle considerazioni di ordine politico. Il loro carteggio, un altro tassello dei drammatici anni della Rivoluzione francese, s’infittisce nel periodo successivo alla famosa fuga di Varennes del giugno 1791, quando Luigi XVI e Maria Antonietta furono braccati mentre tentavano di sottrarsi al loro infausto destino. Identificato come il responsabile del piano d’evasione, Fersen (ufficialmente un consigliere della regina, ma anche segreto agente diplomatico di re Gustavo di Svezia) dovette tenersi ben lontano da Parigi per paura di essere arrestato e la famiglia reale fu tenuta sotto stretta sorveglianza. La frequentazione a quel punto diventò impossibile, tra i due amanti non restava che il contatto epistolare. Gli Archivi nazionali francesi conservano questo corpus di 51 lettere, 24 di lei a lui, e 27 di lui a lei, che riguardano il periodo dal 21 giugno 1791 al 2 agosto 1792. Dopo quella data gli avvenimenti precipitano: il 10 agosto avviene l’assalto alle Tuileries, i reali sono rinchiusi nella prigione del Temple, il 22 settembre è proclamata la Repubblica, il 21 gennaio dell’anno dopo il re finisce sulla ghigliottina, Maria Antonietta lo segue il 16 ottobre.

Per decenni l’incartamento era rimasto in Svezia, proprietà dei discendenti di Fersen, finché nel 1982 fu acquistato dalla Francia. La storia di questo parziale disvelamento è ora in un libro davvero prezioso, Maria Antonietta & Axel von Fersen. Corrispondenza segreta, che nella sua perfetta introduzione storico-biografica Benedetta Craveri definisce «un autentico tour de force editoriale», e che di per sé diventa un documento, particolarmente raccomandato ai tanti esegeti di Maria Antonietta, figura iconicamente fiabesca nell’immaginario collettivo e non solo, così come l’asburgica Sissi e Diana d’Inghilterra: luoghi, vicende e tempi diversissimi, ma tratti in comune: troppo regine, troppo belle, troppo eleganti, troppo infelici e morte troppo drammaticamente.

Isabelle Aristide-Hastir
Maria Antonietta & Axel von Fersen Corrispondenza segreta
introduzione di Benedetta Craveri traduzione di Alvio Patierno L’Ippocampo, Milano, 2023
pp. 287, euro 29,90

Il complicato progetto di decrittazione è andato a buon fine con l’impiego successivo di diverse tecniche, tutte incentrate sulla possibilità di analizzare e dissociare i diversi inchiostri sovrapposti, dopo averne studiato la composizione, fino a estrapolare le righe originarie. Non tutto è possibile sottoporre a questo processo: se l’inchiostro di censura è uguale a quello della sottostante scrittura, nessuno potrà mai distinguerli, e il mistero resterà tale. Molti gli insuccessi anche attorno alle poche righe poi portate in luce, fino all’ultima decisiva operazione con la “spettroscopia a  fluorescenza a raggi X” supportata da uno scanner speciale per abbreviare i lunghissimi tempi di posa su frazioni minime di testo (ma si potrebbe usare pure la luce di Sincrotrone…). Dicono gli autori del progetto che non è stato vano un simile lungo e dispendioso lavoro, perché la tecnica messa a punto potrebbe avere molte applicazioni al di là del campo storico e culturale, non solo per trovare nei quadri i ripensamenti dell’artista coperti dalla versione definitiva, ma «ad esempio – scrivono Anne Michelin e Fabien Potter, due esponenti del gruppo – la polizia scientifica potrebbe giovarsi di questo tipo di analisi per le ricerche di falsi».

Alla fine, dunque, il segreto custodito per oltre 200 anni è venuto in parte faticosamente in luce. Che cose terribili i due avevano da dirsi e nascondere quando ormai tutto era perduto? Ecco la prima frase scoperta dai ricercatori, sono le parole finali di una missiva di Maria Antonietta datata 4 gennaio 1792: «Concludo non senza dirvi, mio caro e tenero amico, che vi amo alla follia e che mai mai posso stare un momento senza adorarvi». Già lo aveva mandato a dire poco dopo la fuga di Varennes:  «Vivo mio benamato ed è per adorarvi (…) Addio, voi il più amato fra tutti gli uomini (…) niente al mondo potrà impedirmi di adorarvi fino alla morte». E i toni di lui, che si era incrollabilmente votato alla regina (senza storia altre fuggevoli distrazioni), erano dello stesso tono adorante. Dunque, appassionate frasi d’amore, tutto qui. La prova provata dell’affaire sentimentale che legava la sventata e sfortunata figlia dell’imperatrice Maria Teresa d’Austria al devoto conte svedese fin da quando, entrambi diciottenni, nel 1774 si erano incontrati a un ballo parigino.

Carl Frederik von Breda
Axel von Fersen
olio su tela, 1800 c.a
Museo dell’Östergötlands Lövstad (Svezia)

Figlio di un ricco feldmaresciallo di Gustavo III di Svezia, Fersen era stato mandato dal padre in Francia per perfezionare la propria educazione, e in breve era entrato nella cerchia ristretta della regina, suscitando evidenti pettegolezzi, per scansare i quali se ne andò a combattere al fianco degli insorti americani. Ma a partire dal suo ritorno, nel 1783, nulla poté staccarlo dal fascino di questa lussuosa innamorata in un rapporto che, nonostante i viziosi andazzi della corte francese, doveva restare coperto dal più assoluto segreto. Sarà stato un segreto di Pulcinella, che faceva comodo a tanti, visto che Fersen a un certo punto fu sistemato in un appartamentino al di sopra di quello dell’amata. Craveri annota: «è stato altresì rilevato che le tre gravidanze avute da Maria Antonietta fra il 1783 e il 1785 coincidono puntualmente con il ritorno di Fersen alla reggia dopo una lunga assenza». Il mite Luigi XVI, si sa, era stato incapace per anni di consumare il matrimonio, né aveva alcuna autorità su questa moglie che nel 1770 gli era stata recapitata da Vienna, quindicenne e poco istruita nonostante gli sforzi di Maria Teresa, e in compenso presto catturata dal lusso, dagli sfarzi, dalle feste, dalle mode, dai giochi di società, dalle camarille, dalle spese folli per abiti e mirabolanti acconciature e cappelli. Con freddo cinismo la madre l’aveva destinata al più importante trono d’Europa, per motivi squisitamente geopolitici, e a cose fatte a nulla valevano le sue accorate e autoritarie raccomandazioni epistolari che la volevano obbligare a cambiar condotta. Per i parigini divenne l’odiata Autrichienne, sentina di tutti i vizi, oggetto di osceni pamphlets (le fake news dell’epoca…), ma nulla – se non in parte la nascita dei quattro figli, due dei quali morti in tenerissima età – la persuase a una condotta meno dissennata. Oggetto di un gran numero di biografie, a partire da quella (forse insuperata) di Stefan Zweig, gli storici concordano che solo nel momento terribile della rivoluzione, dunque dell’immensa disgrazia della monarchia e della famiglia seppe mostrare un atteggiamento maturo, dignitoso, consapevole e battagliero, fino all’ultimo tragico istante, quando a bordo di una carretta, scarmigliata, i capelli canuti, e coperta solo di una veste bianca, fu portata sul patibolo, all’età di 38 anni.

Ancora Craveri: «La principessa frivola e irresponsabile, l’incorreggibile tềte-au-vent che era venuta meno a tutti i doveri del proprio ruolo arrogandosi l’inaudita libertà di prendersi un amante e mettere al mondo dei figli sulla cui legittimità era lecito interrogarsi, mostrò di possedere tutte le virtù delle sovrane santificate dalla tradizione ecclesiastica. Edificata dall’eroismo mistico del marito, anche Maria Antonietta cercò conforto nella fede, e tra le mura della prigione riuscì a incarnare il paradigma della moglie devota e della madre cristiana».

Le disperate lettere naturalmente contengono anche altro, un continuo, concitato complottismo diplomatico volto a smuovere i regnanti europei affinché corrano in aiuto della Francia, o per lo meno dei sovrani. Cosa che non avverrà, naturalmente, per il terrore che tutti avevano di veder esplodere la rivoluzione fuori dagli argini del confine francese.

Le lettere di questo corpus (altre sono ancora conservate in Svezia) sono riprodotte in anastatica e con traduzione, ed è emozionante la sensazione di toccare carta e scrittura di quel tempo e con quelle firme, scoprire i codici cifrati che i due “clandestini” usavano, oltre a mille sofisticati trucchi per far viaggiare, in improbabili nascondigli come cappelli o scatole da biscotti e tè, messaggi in ogni senso roventi. Un libro che troverà la gratitudine degli storici, dei fisici, dei chimici, degli archivisti, dei collezionisti di rarità, dei cultori della nera storia della Rivoluzione francese, e non da ultimo dei pettegoli, per i quali un carteggio è sempre un dono della Provvidenza.

Due autografi della regina

Per la cronaca, von Fersen, tornato in Svezia, ebbe anch’egli una fine violenta. Nell’ambito di aspre, contorte lotte dinastiche, fu accusato di complottismo, assalito dalla folla, che lo aggredì con armi e pietre, finché un esaltato non gli saltò addosso con entrambi i piedi, schiacciandolo e portandolo a morte, il 20 giugno 1810.