Destini inseparabili

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Un bel film di Edoardo De Angelis

Gianfranco Sodomaco

 

Dopo ave visto Indivisibili, di Edoardo De Angelis, viene subito a mente la polemica che è nata sui giornali in questo periodo a proposito della scelta del film italiano scelto per partecipare all’Oscar quale migliore film straniero: sappiamo che la Giuria ha optato per Fuocoammare di Gianfranco Rosi, documentario su Lampedusa e la tragedia dei migranti che l’isola mediterranea ha vissuto negli ultimi anni ma che, subito, critici, registi ecc. si sono divisi tra favorevoli e contrari sulla querelle ‘film a soggetto-documentario’. Molto semplicemente io sostengo che anche un documentario può avere le stesse caratteristiche estetiche, emozionali ecc. di un film a soggetto e che quindi può partecipare a una competizione come quella per l’Oscar. Dunque d’accordo su

Fuocoammare? No, mi dispiace per Rosi ma dopo aver visto Indivisibili non ho dubbi: il film meritava di essere scelto per rappresentare l’Italia all’Oscar per tutta una serie di motivi che cercherò, brevemente, di elencare, partendo al solito dalla storia.

Dentro un ambiente campano tormentato, diviso tra camorra e normalità (l’ambiente da cui è partita tutta la filmografia del regista napoletano Edoardo De Angelis a cui accenneremo in chiusura), vivono due gemelle siamesi (fisicamente attaccate), Viola e Dasy (Marianna e Angela Fontana). Le due ragazze cantano durante i matrimoni e alle feste di paese e, grazie alle loro esibizioni, danno da vivere a tutta la famiglia. E qui cominciano subito i guai. L’operazione è condotta dal padre (è diventato il suo mestiere), esoso e sfruttatore, che raccoglie gli incassi degli spettacoli ma poi, in buona parte, li sperpera al gioco. C’è anche una madre ma è una imbelle, che non riesce a condizionare l’attività del marito, di fatto ne è complice, se non, come vedremo, alla fine, quando la vicenda delle due ragazze avrà una sua, tanto naturale quanto sofferta fine. Le cose filano lisce fino a quando Viola e Dasy scoprono, con la complicità di un medico, che possono essere separate, possono (una in particolare) vivere una loro normalità, una loro libera individualità (poter far l’amore, poter mangiare senza che all’altra le venga il mal di pancia e tutte le infinite possibilità connesse a questa normalità). Va sottolineato che questa potenzialità viene vissuta diversamente dalle due sorelle: la prima sente fortemente il bisogno del distacco, influenzata anche dalla attrazione che prova nei suoi confronti un sedicente, assolutamente non disinteressato, produttore discografico; la seconda è più ‘attaccata’ affettivamente alla sorella, ha paura che la separazione si trasformerà poi anche in una perdita. Dunque tutto all’insegna della complicazione. Ma poi Dasy e Viola cedono al richiamo ‘fisico’ e iniziano a porsi il problema della ricerca dei quattrini utili per la operazione chirurgica. A partire dal padre: sanno, sono maggiorenni, che hanno diritto ad avere i soldi che l’uomo diceva di mettere da parte per le loro figlie, Ma il padre si rifiuta immediatamente in modo aggressivo, rivelandosi per ciò che è, dicendo che non ne ha mai avuti tanti, che ne ha spesi tantissimi per la casa, per la loro stessa ‘manutenzione’: non è vero, a parte il fatto di averli giocati, egli non vuole rinunciare allo sfruttamento delle disabili su cui ha impostato tutta la sua vita. Allora le due ragazze si rivolgono al prete che, in nome dell’amore cristiano, dovrebbe avere la sensibilità necessaria per aiutare ‘il bisognoso’. Nemmeno per sogno: il prete risponde che non va separato ciò che Dio ha unito ma, in realtà, anche lui ha sfruttato, nelle sue processioni, la ‘eccezionalità’ della coppia. Resta il produttore discografico che abita, in una specie di panfilo trasformato in una casa di appuntamenti, ancorato nel golfo adiacente alla abitazione di Dasy e Viola. Le due, con una barca, lo vanno a trovare per chiedergli i soldi; lui nemmeno discute e mette insieme le banconote ma, come prevedibile, vuole la prestazione. L’interessata, in un primo momento, non si sottrae e inizia a far l’amore con lui ma poi, quando vede l’altra perplessa, sofferente, ‘tagliata fuori’, capisce che la situazione è inaccettabile e che è meglio di tutto scappare con i quattrini e tornare a riva: si tuffano e, disperatamente, raggiungono la riva lasciando galleggiare la cartamoneta che sarà raccolta, disperatamente, dal padre e dal prete. Siamo all’epilogo. Il padre, davanti alla vista dei quattrini, cede all’insistenza delle due ragazze: le ultime scene sono ambientate nell’ospedale dove è stato eseguita l’operazione e noi vediamo Dasy ‘fasciata’ che va a raggiungere, dopo una lunga camminata, Viola e la abbraccia sul letto mentre è ancora addormentata. La separazione è avvenuta, Dasy e Viola hanno conquistato la loro libertà, potranno vivere autonomamente la loro vita, ma noi siamo sicuri che continueranno a volersi bene come quando erano avvitate. Quale il messaggio complessivo del film? Da ricordare, prima di concludere, le canzoni e il commento musicale di Enzo Avitabile che contribuisce non poco a costruire l’atmosfera melodrammatica del film, un film che ci presenta uno spaccato della società italiana molto significativa, un’area ‘tormentata’ della Campania. Una terra, e un popolo, che faticosamente cerca, nonostante tutto, di mostrare a se stesso e agli altri di poter trovare le forze per dividere, per separare la propria immagine da quella del malaffare e della criminalità camorristica. Se pensiamo alle bande giovanili, formate da figli di vecchi camorristi, che infestano le strade dei ‘bassi’ napoletani e si uccidono tra loro in nome di antichi rivalità, beh, la storia di De Angelis diventa un inno alla speranza. Da ultimo la fedeltà del regista che con Mozzarella Stories (2011) ha descritto lo stesso ambiente ‘mescolando’ criminalità, musica neomelodica e mozzarelle a prezzi concorrenziali preparate dai nuovi arrivati: i cinesi. Coprodotto addirittura da Emir Kusturica. Dalle ‘mozzarelle’ alle ‘indivisibili’: un bel salto qualitativo.indivisibili-1