Diario triestino
Alberto Brambilla | Il Ponte rosso N° 43 | marzo 2019 | poesia
di Alberto Brambilla
Ci sono più nonni che nipoti oggi:
Carnevale di Trieste, Piazza Unità.
Non trombette allegre o filanti stelle:
solo colorati coriandoli volanti
nel ciel che già fu detto piovorno.
Bianco enorme metallico cetaceo
come spiaggiato sulle tristi Rive
richiama centinaia di turisti.
Io sognavo di Conrad e di Salgari,
altri viaggi altri mostri marini.
Scendeva sul viso il sole, nella piazza,
e osservavo il mondo a un tavolino:
intorno scorreva senza fretta la noia
scivolando su fiumi di parole.
Quante vite ho vissuto in via Cavana,
panino prosciutto cotto (senape e rosmarino?),
scendendo sino a Piazza Hortis;
e davanti all’Istituto Nautico pioveva,
ricordi il nostro primo incontro?
Con te ho sparlato di quella coi capelli rossi
che mi aveva fulminato con lo sguardo
mentre in un nero cercavo buona sorte.
Noi leggevamo insieme un altro passo
mentre i piccioni imploravano insistenti
una briciola soltanto, che vi costa?
Poi scese il gabbiano e infine la cornacchia
la gerarchia sociale a ribadire.
E incontro per caso due vecchi di Savona
persi a Trieste, domenica mattina.
Lei è di qui? Cosa si può vedere, noi
però abbiamo un’ora solamente.
Ricapitolo veloce i monumenti
Piazza erbe il canale Spiridione
balbetto qualcosa in confusione:
non saprei scusate sono di Zagabria;
loro mi guardano io sono bambino.
In stazione lentamente verso il treno
però un caffè me lo farei, sicuro.
Saluto Sissi perduta fra i rifiuti
di feste notturne ormai svanite;
e poi gli occhi azzurri incrocio
di un tossico smarrito come un cane.
Ahi Trieste! Non è questo il commiato
che per te da te avevo immaginato.
marzo 2019.