È ripartita la prosa

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Le platee di nuovo piene di spettatori, al termine di un periodo impossibile per i teatri

di Paolo Quazzolo

 

I teatri, ai nastri di partenza per inaugurare le nuove stagioni artistiche, sono rimasti in sospeso sino all’ultimo momento per conoscere la propria sorte: solo l’11 ottobre il Consiglio dei Ministri ha approvato, con un decreto ad hoc, i nuovi limiti di capienza per le sale teatrali, i cinema e i luoghi di cultura, che sono stati portati al 100%. Un sospiro di sollievo per gli organizzatori e un’autentica festa per chi il teatro lo fa e per chi il teatro lo fruisce. Se dal punto di vista degli spettatori c’è stato il piacere di poter tornare a sedere, senza troppe preoccupazioni, gli uni accanto agli altri, per gli attori – lo hanno affermato in molti – è stata un’autentica emozione, all’aprirsi del sipario, vedere nuovamente una sala piena.

Lo è stato soprattutto per la compagnia del Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia, che ha debuttato al Rossetti proprio l’11 ottobre, giorno del tanto sospirato ritorno al 100% della capienza. Lo spettacolo scelto dal nuovo direttore dello Stabile Paolo Valerio per l’apertura di stagione è stato un classico del repertorio goldoniano, quella Bottega del caffè scritta nel 1750 e appartenente al celebre gruppo delle “sedici commedie nuove”. Com’è noto Goldoni, a seguito di un fiasco ottenuto al termine della stagione precedente e, soprattutto, a seguito di una riconfigurazione della compagnia Medebach che rimaneva orfana di alcuni attori di prestigio, temendo in una fuga del pubblico, si impegnò a scrivere, per la nuova stagione teatrale, ben sedici commedie nuove. Si trattava di un autentico tour de force sia per l’autore, sia per i comici, dal momento che la stagione durava solo quattro mesi, e ciò significava presentare ogni settimana una commedia nuova. Nonostante tutto, Goldoni mantenne la promessa, e nel nucleo delle sedici commedie rientrano molti dei capolavori dell’autore veneziano. La bottega del caffè, messa in scena al Rossetti con la regia di Paolo Valerio, illustra la vita di un campiello veneziano, all’interno del quale si muovono le due opposte figure del caffettiere Ridolfo, uomo saggio e pacato, e quella del maldicente Don Marzio, incapace di mantenere un segreto e pronto a spargere cattiverie su chiunque. All’interno dell’imponente e ben congegnata scenografia di Marta Crisolini Malatesta, rivestita dagli eleganti costumi di Stefano Nicolao, si muove l’affiatata compagnia dello Stabile, capitanata da Michele Placido nei panni di Don Marzio, cui si oppone il riuscitissimo Ridolfo di Francesco Migliaccio.

Felice debutto anche per la compagnia della Contrada che ha avviato la stagione con l’immancabile appuntamento in dialetto triestino. Quest’anno è tornato sul palcoscenico del Teatro Bobbio Alessandro Fullin con un suo nuovo testo intitolato Le sorelle Robespierre. Accompagnato da Ariella Reggio e da Marzia Postogna, l’attore ha proposto una sorta di esilarante divertissement, all’interno del quale non si racconta una storia vera e propria. Sullo sfondo di una improbabile rivoluzione francese in ambito triestino, ove la galleria di Montuzza si trasforma in una tetra prigione, si muovono, fra battute divertenti e situazioni esilaranti, le tre protagoniste: la Duchessa de Parur (Ariella Reggio), sua figlia (Marzia Postogna) e l’implacabile carceriera Champignon (lo stesso Fullin en travesti). Il pubblico sta al gioco e la serata scorre via leggera tra risate e calorosi applausi.

Spettacolo per buongustai è invece Svevo, proposto alla Sala Bartoli dallo Stabile regionale. Scritto e interpretato da Mauro Covacich con la regia di Franco Però, l’atto unico potrebbe essere interpretato come una sorta di lezione attorno al grande scrittore triestino. Nel corso della serata Covacich cerca di smontare cliché ormai arrugginiti in favore di una rilettura che collochi Svevo nella grande temperie culturale europea di inizio Novecento. Citazioni e letture contribuiscono a ricostruire in modo prezioso e raffinato un percorso culturale la cui fruizione è destinata soprattutto a un pubblico di appassionati.

Tra le iniziative di questo inizio di stagione vanno ricordate anche le numerose manifestazioni volte a celebrare il centenario della nascita di Giorgio Strehler, a cura del Comune di Trieste, del Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia e dell’Università di Trieste. Un ciclo di conferenze al Museo Teatrale Carlo Schmidl, una serata speciale di testimonianze alla Sala Bartoli, una “passeggiata letteraria” per i luoghi strehleriani, sono solo alcune delle iniziative messe in campo per ricordare colui che, senza ombra di dubbio, può essere considerato uno dei più grandi registi europei del secondo Novecento.

 

La bottega del caffè