Elettra: un sogno realizzato

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La macchina di luce di sincrotrone di Trieste raccontata da un testimone tra i protagonisti della sua gestazione e della sua nascita

di Franco Richetti

 

Elettra: storia di un sogno diventato realtà, scritto da Renzo Rosei e pubblicato dalla casa editrice Vita Activa, ha anche un secondo titolo: Elettra: a dream came true; The Trieste Synchrotron Radiation machine perché l’opera contiene anche una versione (abbreviata) in inglese, destinata agli scienziati stranieri presenti a Trieste in occasione della manifestazione ESOF-2020.

Il libro narra le vicissitudini del concepimento di questo ambizioso progetto scientifico, della sua gestazione e infine degli anni della costruzione. Descrive anche i giorni della messa in funzione di questo gioiello tecnologico (avvenuta in tempi record) e la prima fase degli esperimenti scientifici che è stato possibile eseguire usando la radiazione di sincrotrone di straordinaria brillanza emessa dalla macchina.

Da diverse decine di anni in Italia non era più stato realizzato un progetto di paragonabile impegno finanziario e di così largo respiro scientifico. Trieste era già nota in campo internazionale per il Centro di Fisica Teorica di Miramare, ma non esisteva alcuna controparte di scienza sperimentale e di eccellenza tecnologica. In sintesi, si aveva l’ambizione di costruire una macchina di assoluta avanguardia mondiale nel campo degli acceleratori dedicati alla produzione di radiazione di sincrotrone partendo (letteralmente) da un “prato verde”.

La forte motivazione del Governo Italiano a sostenere questo progetto era essenzialmente di carattere geopolitico. Nella versione inglese del libro l’Autore ripercorre velocemente le tappe della storia di Trieste e della sua parabola: da piccola cittadina di pescatori, all’epoca gloriosa in cui era una delle città più ricche e importanti della Mitteleuropa, fino all’inesorabile decadimento economico seguito alle due guerre mondiali. Al di là della retorica patriottica della ricongiunzione con l’Italia, l’amara realtà era che Trieste, per la marginalità geografica che occupava, si ritrovava a vestire i panni scomodi di una ricca nobildonna decaduta.

I primi due capitoli del libro, di carattere autobiografico, sono raccontano come può accadere che un giovane fisico ‘scopra’ e rimanga affascinato dalla ‘radiazione di sincrotrone’ e diventi nel giro di pochi anni uno dei pochi esperti italiani di questa materia; ma servono anche a gettare le basi a livello elementare per la comprensione del funzionamento delle macchine che producono questa radiazione ‘speciale’ e delle metodologie che si possono usare per fare esperimenti in una vasta gamma di discipline scientifiche. Per chi volesse approfondire questi argomenti più tecnici, il libro è corredato di due Appendici specifiche.

La narrazione continua con le prime pagine della storia che avevano indotto il fisico teorico triestino Luciano Fonda a perseguire l’idea di costruire a Trieste la grande macchina di radiazione di sincrotrone auspicata dalla Fondazione Europea delle Scienze e a indurre l’Autore a trasferirsi a Trieste per partecipare al progetto. Viene poi narrata l’Odissea iniziale che aveva indotto il Governo italiano nel 1995 a decidere di finanziare una macchina di minor energia (1,5 GeV), visto che il Progetto europeo aveva preso la strada di Grenoble in Francia.

La costruzione della macchina di luce, che intanto aveva assunto ufficialmente il nome di ‘Elettra’, cominciò all’inizio del ’91 e l’Autore si sofferma a raccontare l’indicibile ‘cavalcata’ che aveva portato a completarne la costruzione e a far funzionare la complessa macchina nel breve giro di 2 anni e otto mesi (un record mondiale assoluto).

L’ultimo capitolo è dedicato alla descrizione dei primi anni di funzionamento di Elettra, a quella delle prime ‘linee di luce’ costruite e a un numero selezionato di esperimenti che furono condotti nella fase iniziale della vita della straordinaria macchina.

Si coglie nel volume il valore attribuito ad alcuni elementi, apparentemente secondari ma in realtà preziosi per la realizzazione del sincrotrone. In primo luogo l’approccio curioso, intelligente ed umile a diverse branche della scienza. In secondo luogo riconosce il ruolo determinante della politica non solo nella fase iniziale della scelta di Trieste come sede dell’opera ma anche nella capacità, attraverso suoi esponenti significativi, di seguire le vicende e di adattarsi ai mutamenti come avvenuto all’indomani dell’accordo tra Francia e Germania, che rischiava di affossare il progetto Trieste.

Significativo anche il riconoscimento della collaborazione costante tra le diverse istituzioni culturali e scientifiche di Trieste, capaci di superare rigidità statutarie per assicurare il proprio contributo all’opera. Non altrettanto facile si rivelò all’inizio, e ne fui testimone e protagonista, il rapporto con le istituzioni che dovevano assicurare disponibilità e decoro dell’area, fornitura d’acqua e di energia elettrica con caratteristiche e potenza inusuali.

Emerge in controluce la semplicità e la disponibilità di personalità come Budinic, Fonda e lo stesso Rosei, chiamati in una certa fase della storia a perdere un po’ di visibilità nel superiore interesse della riuscita dell’opera.

Ci giunge infine dalla narrazione un invito sempre attuale a mantenere distinte ma non separate le sfere di competenza della scienza e della politica: nella scelta del sito in cui costruire il sincrotrone l’incarico venne affidato all’Area di ricerca e ad una commissione di esperti che operarono in libertà, senza pressioni di sorta, ma attenti sempre al contesto socio-politico in cui si operava.

 

 

Riquadro:

 

Renzo Rosei

Laureato in Fisica nel 1963 presso l’Università di Roma I (La Sapienza), con una tesi sul Controllo automatico di un reattore nucleare. Iniziò la carriera accademica presso il Dipartimento di Fisica dell’Università di Roma e negli USA (presso l’Atomic Energy Commission Labs. di Ames, Iowa fra il ’69 e il ’71, e poi presso il Synchrotron Radiation Center di Madison Wisconsin, nel ’79- 80). Nel 1980, ottenne la cattedra di Struttura della Materia presso l’Università della Calabria, dove ha fondato un Laboratorio di Scienza delle superfici, tuttora operante. Presso quell’Università è stato Direttore del Dipartimento di Fisica e Prorettore. Nel 1982 ha accettato la cattedra di Fisica atomica e molecolare all’Università di Trieste. Nel 1984 ha fondato il Laboratorio TASC dell’Area Science Park di Trieste. Nello stesso periodo ha portato avanti il progetto di un Laboratorio di Radiazione di Sincrotrone di terza generazione, da costruire a Trieste. Dal 1991 al 1995 ha ricoperto il ruolo di Direttore scientifico della Società “Sincrotrone Trieste”.

 

 

Copertina:

 

Renzo Rosei

Elettra: storia di un sogno

diventato realtà La macchina

di luce di sincrotrone di Trieste

Vita Activa, Trieste 2020

  1. 280, euro18,00