Elio Ciol, la luce incisa

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Casarsa della Delizia celebra il suo fotografo

di Paolo Cartagine

 

Tre Mostre allestite a Casarsa della Delizia e visitabili fino al 30 luglio 2017 sono occasioni da non perdere per conoscere da vicino o rivisitare Elio Ciol, protagonista della Fotografia italiana contemporanea famoso in tutto il mondo, nato nel 1929 nella cittadina della Destra Tagliamento dove tuttora vive e lavora.

Nella mostra allestita nella ex-sala consiliare sono esposte 67 foto delle oltre 500 opere, (già presenti in Istituzioni internazionali) donate da Ciol al Comune, una sorta di condensazione antologica di tutte le tematiche affrontate dall’Autore.

Un’altra rassegna è al Centro Studi Pier Paolo Pasolini con due reportage sulla visita di Pasolini alla madre Susanna (accompagnato da Maria Callas con lui a Grado per le riprese di Medea), e sui funerali del grande intellettuale nel novembre 1975.

La Galleria “Il Glifo” ospita ulteriori lavori, corredati di immagini di Stefano Ciol che continua la professione del padre Elio: tre generazioni di fotografi nel Friuli Occidentale.

Tre generazioni perché il padre di Elio aveva a Casarsa bottega di fotografo con annessa camera oscura, e lì il giovane apprese i fondamenti operativi della ripresa e della stampa frequentando la scala tonale dei bianchi – grigi – neri per imparare a domarli con sapienza e dolcezza. Erano gli anni sul finire della Seconda Guerra Mondiale; lo incuriosirono, ricorda Ciol, i fotogrammi di un ufficiale tedesco “che portava a sviluppare i rullini nel nostro laboratorio. Ho visto come gli altri guardavano le cose, io ci passavo davanti ogni giorno e non le vedevo”. Poi arrivarono le Truppe Alleate e la pellicola bianco-nero infrarosso, prodotta per scopi militari che Ciol, fra i primi in Europa, iniziò a usare nei paesaggi per catturare il non visibile o l’altrimenti visibile.

Nell’Italia dei primi anni ’50 non c’erano canali informativi rapportabili ai mass media attuali, e quindi Ciol ha trovato unicamente dentro di sé ispirazione e capacità di dialogo tramite le immagini. Ha fatto parte del Circolo Fotografico la Gondola di Venezia dove ha conosciuto Paolo Monti, è stato amico di Luigi Crocenzi e di altri esponenti della fotografia italiana della seconda metà del ‘900.

Da allora – accanto all’attività di documentazione di opere d’arte in Italia e all’estero – un flusso produttivo ininterrotto fatto di innumerevoli libri fotografici pubblicati in varie lingue, di numerosi i premi, di quasi 300 esposizioni in prestigiose sedi italiane e internazionali. Sono più di quindici i Musei e le Fondazioni – tra cui MoMA e il Metropolitan Museum di New York, il Victoria and Albert Museum di Londra, il Museo Puškin di Mosca – che ospitano in maniera permanente sue immagini. Pochi sono i fotografi italiani che possono vantare una simile messe di riconoscimenti, testimoniati sul piano culturale anche da recensioni di esperti internazionali.

La sua vastissima produzione, impregnata di soluzioni espressive originali specie se si tiene conto del periodo di realizzazione, è sempre di elevata qualità. I temi privilegiati sono il paesaggio e la natura, la Storia letta attraverso l’architettura e, negli anni giovanili, il sociale dei rapporti umani; i luoghi sono in primis la montagna pordenonese, la campagna friulana e la laguna, Assisi, ma anche Armenia, Palestina, Siria, Yemen, Kenya, il Sahara, lo Yosemite National Park, e le città di Roma, Milano, Napoli e Venezia. Nel 1962 è fotografo di scena sul set de Gli ultimi di Vito Pandolfi e di padre David Maria Turoldo, girato nel Medio Friuli.

Ogni esito espressivo, qualsiasi ne sia la tipologia esteriore che lo veicola, reca traccia indelebile dell’autore, perché percezione del mondo ed esternazione di pensiero sono indissolubilmente legate a qualcosa di personale dell’indole individuale.

Ne consegue che, anche per comprendere compiutamente le foto di Ciol, è utile guardare alla “persona”. Profondamente credente, di carattere schivo, tenace e riservato, è sempre stato ammirato per l’umanità e l’amabilità nei rapporti interpersonali.

Accompagnato da una visione meditata, positiva e propositiva nell’andare alla ricerca delle meraviglie del mondo, vien da pensare che il suo processo di trasposizione fotografica parta dallo spontaneo imprimersi di un’immagine nell’animo, ovvero dalla prevalenza del sentire spirituale su ogni altro elemento funzionale a materializzare quel momento in fotografia.

Maestro di un affascinante bianco-nero per la precisa e sapiente coniugazione espressiva idea-segno, Ciol è soprattutto osservatore attento e paziente della luce, perché sa che quello che non è stato fermato in ripresa mai si potrà recuperare con la post-produzione, analogica o digitale che sia. Nelle sue foto, la luce e le ombre si rincorrono e si susseguono in un percorso che unisce occhio e mente del lettore a scoprire sempre nuove esperienze di pensiero, ad aperture di senso verso dettagli che rimarrebbero fragili ed effimeri nella realtà ma che invece, una volta catturati per sempre in ripresa, si rivelano essere stabili e assurgono a determinanti elementi semantici dell’intera struttura comunicativa.

Elemento impalpabile e imprendibile, la luce è l’essenza prima della fotografia di Ciol: intuita, percepita, studiata nel divenire delle ore e dell’altezza del sole, direzionale, radente e quasi materica, coinvolta dalla presenza delle nuvole, introiettata e dominata in ripresa, sedimentata ed esaltata in post-produzione. Non per niente La luce incisa è il titolo di un suo libro del 2008.

Tutte le sue foto – di tipo realistico e permeate dalla sua “visione” del mondo con cui intrattengono un legame forte – sono descrizioni asciutte di straordinaria modernità ed estrema efficacia a partire dalla “lettura” della luce, transitando per l’armonia e l’equilibrio delle composizioni generate da specifiche angolazioni dei punti di vista, con un taglio delle inquadrature fra sintesi e completezza informativa di soggetto, contesto e tema.

Le fotografie di Ciol sono pagine di viaggio, luoghi privilegiati per osservare.

Le sue fotografie diventano così come stazioni ferroviarie: nella continuità del percorso ciascuna porta con sé la ricchezza di una precisa posizione e configurazione. Ogni stazione è diversa, e tutte sono collegate dalla medesima linea innervata e impreziosita di diramazioni verso territori altri per affrontare esplorazioni da prospettive inaspettate. La meta è il viaggio.

Immagini da leggere e rileggere non tanto e non solo per le scelte operative, compositive ed estetiche dell’Autore – che pure ci sono e che appagano da subito lo sguardo – ma soprattutto per l’attrazione esercitata dalla penetrante intensità e profondità del messaggio, sia esso diretto o metaforico, nonché del racconto sotteso ai suoi lavori. Infinite occasioni di interpretazione che Elio Ciol ci offre con la sua sempre attuale e coinvolgente produzione.