Fiabe di Olivia Siauss alla Rettori Tribbio

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Nelle opere della recente produzione di Olivia Siauss, quasi una parentesi nel suo itinerario artistico entro la quale sviluppa una sua fantasia legata alle illustrazioni per l’infanzia, si rivelano modalità che segnano un ritorno a esiti più compiutamente figurativi, anche se, come sempre in lei, filtrati attraverso una visionarietà fantastica che deforma gli oggetti rappresentati, assoggettandoli a un’esigenza compositiva lucida e perentoria dal punto di vista dello stile. È così che viene ripartito lo spazio secondo un rigoroso ritmo sia per quanto attiene alle forme che per quel che promana dagli equilibri cromatici, chiamati essi stessi a sottolineare la scansione della superficie dipinta attraverso accordi, legature e contrappunti che si sovrappongono al disegno di base per esercitare la loro allusiva suggestione. Sotto il profilo dei contenuti è richiamato esplicitamente l’intento illustrativo e narrativo dei libri di fiabe.

I dipinti presentati in questa esposizione personale sono quindi vivaci composizioni realizzate con la tecnica dei pastelli acquerellati, distinguendosi dalla cifra stilistica dell’autrice, ambito in cui l’astrazione è più pura e concretata principalmente in luminosi acrilici su tela, di generose dimensioni, nei quali ai rossi squillanti si contrappone quasi sempre il nero, in saturazioni che sono agevolate nella resa cromatica dalla stessa materia dell’acrilico, che consente una maggiore saturazione del colore sulla tela, fino ad assumere su di essa spessore materico. Nelle presenti opere su carta, per il diverso movente dell’agire pittorico e per la stessa differente resa del pastello, tutto si attenua e l’immagine, pur rimanendo aderente all’impostazione di fondo, soprattutto cromatica, di impronta espressionistica, si annacqua (è il caso di dirlo) rendendosi esplicitazione di una più trasognata ispirazione, che prendendo per mano l’osservatore lo conduce in una dimensione onirica, dove tuttavia permane – grazie alla consumata perizia esecutiva dell’artista – il rigoroso controllo sull’impianto compositivo dell’opera, declinato nelle due diverse componenti di segno e di colore, diverse sì, ma concorrenti nel produrre un risultato finale equilibrato e coerente. Il dato oggettivo di partenza nel lavoro della Siauss è quasi sempre la natura, o comunque l’ambiente fisico col quale l’artista si confronta e nel quale è immersa, sia esso un paesaggio urbano o naturale, sia una natura morta. Logicamente, una maggiore adesione al figurativo sottolinea e rende esplicita la narrazione sia del dato percettivo di partenza che della successiva elaborazione lirica dettata dalla sensibilità acuta della pittrice.

Olivia Siauss è artista ormai di larga, pluridecennale esperienza: le radici del suo impegno affondano nei primi anni Settanta, quando aveva iniziato l’apprendistato nella Scuola di figura allora gestita da Nino Perizi e poi nella non facile specialità della calcografia che, sotto la guida di maestri altrettanto eccellenti, la impegnò per circa un decennio. Si direbbe, osservando anche i dipinti di oggi, che la liberazione dalla monocromia delle grafiche continui ad inebriare il suo entusiastico senso del colore, che non può passare inosservato, fin da un primo sguardo, contagiando l’osservatore che diviene immediatamente partecipe dell’emozione – estetica ed esistenziale – che ha indotto l’artista a dar corpo all’opera.

 

Walter Chiereghin