Fine di stagione

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Ultimi appuntamenti sui palcoscenici dello Stabile del Ftiuli Venezia Giulia

di Paolo Quazzolo

 

Ultimi appuntamenti al Rossetti con la lunga e articolata stagione proposta quest’anno dal Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia. Il cartellone della prosa ha recentemente portato sul palcoscenico triestino uno spettacolo di sicuro richiamo, l’adattamento teatrale di Uno, nessuno, centomila, interpretato da uno specialista del teatro pirandelliano qual è Pippo Pattavina. Pubblicato a puntate nel 1925 sulla rivista «La Fiera Letteraria» e in seguito apparso in volume nel 1926, Uno, nessuno, centomila è l’ultimo romanzo di Luigi Pirandello. La stesura fu piuttosto lunga, dal momento che lo scrittore siciliano vi pose mano sin dal 1909, iniziando a lavorare attorno a uno dei temi a lui più cari, ossia l’impossibilità di affermare che ciascuno di noi possegga un volto unico e immutabile. Secondo Vitangelo Moscarda, il protagonista del racconto, la sua unicità si moltiplica in centomila volti che cambiano a seconda di chi lo stia a osservare, ma questo alla fine provoca in lui l’annullamento della propria personalità causando, come preannuncia il titolo, il convincimento di essere nessuno. Ed è proprio per questo che Moscarda, alla fine della vicenda, decide di rinchiudersi volontariamente in una sorta di ospizio, isolandosi dal mondo e rinunciando a tutte le opportunità – non sempre positive – offertegli dalla vita. Il tutto nasce dal fatto che la moglie, un giorno, fa notare a Vitangelo che il naso gli pende verso destra, fatto di cui l’uomo non si era mai avveduto e che gli provoca una serie di riflessioni che lo porteranno ad avere un rapporto con se stesso e con gli altri del tutto nuovo. Quello che Pirandello affronta nel romanzo, così come in molti dei suoi testi drammatici, è il concetto del relativismo, ossia dell’impossibilità di giungere a una verità unica, in quanto le cose hanno tante facce quante sono le persone che le osservano. L’adattamento teatrale ha necessariamente dovuto operare delle scelte che tuttavia non hanno nuociuto alla resa scenica del romanzo, proponendo uno spettacolo che ha avuto quale convincente protagonista Pippo Pattavina, circondato da altri quattro validi attori (Marianela Bargilli, Rosario Minardi, Gianpaolo Romania e Mario Opinato) che si sono suddivisi i numerosi ruoli previsti dal romanzo. La regia di Antonello Capodici ha scelto la linea di una messinscena molto lineare, con l’utilizzo di videoproiezioni che hanno ricreato i numerosi ambienti in cui si svolge la vicenda. Pubblico molto numeroso, con una presenza particolarmente significativa di studenti.

 

Presso la Sala Bartoli è stato riproposto Eracle l’invisibile atto unico di Fabrizio Sinisi e Christian Di Domenico, quest’ultimo anche interprete dello spettacolo. Si tratta di una pièce inclusa nel progetto “Città dei Miti” del Teatro dei Borgia (coprodotto con il nostro Stabile) già proposto lo scorso settembre in alcuni spazi della nostra città. Rifacendosi al mito greco di Eracle, qui rivissuto in epoca contemporanea, si assiste a un capovolgimento delle sorti, laddove il protagonista non è colui che è messo alla prova, ma “è provato” dalle vicissitudini della vita. Un fatto imprevedibile causa una serie di reazioni a catena che devastano progressivamente l’animo del protagonista e la sua esistenza. In una società spesso crudele e dominata da regole disumane, assistiamo impotenti allo sgretolarsi di un buon padre di famiglia, la cui unica preoccupazione è, e sarà sempre, quella di rimanere accanto alla figlia, per lui unica fonte di felicità e serenità. Ottima l’interpretazione di Christian Di Domenico, che ha condotto gli spettatori – collocati tutti sul palcoscenico – attraverso un racconto delle numerose sfumature drammaturgiche.

 

Spettacolo del tutto particolare infine è stato Dinosaur World Live, proposto nella sala principale del Rossetti – e non avrebbe potuto essere diversamente, vista l’imponenza dei “protagonisti” – proveniente dal West End di Londra e giunto in esclusiva al Teatro Stabile. Condotto dall’attrice Romina Colabasso, lo spettacolo, destinato non solo a un pubblico di giovanissimi, ci conduce in un clima da Jurassic Park con la presenza sulla scena di imponenti dinosauri. Si tratta di splendide macchine sceniche, enormi marionette mosse con tecniche particolari che provengono dal teatro di figura, dall’impatto fortemente realistico. Si tratta di quella tecnica ideata da Laura Cubitt, la creatrice a Londra di spettacoli come War Horse, che propone una sorta di evoluzione della tradizionale marionetta ove, eliminati i fili che la muovono e accresciute a dismisura le proporzioni, si vedono pupazzi apparentemente semoventi e capaci di interagire con grande naturalezza con i personaggi umani. E così appare del tutto credibile vedere sulla scena un autentico mostro quale il Tyrannosaurys Rex, riprodotto a grandezza naturale, che si muove minaccioso verso la platea. Il numeroso pubblico composto per lo più da giovanissimi, si è lasciato gioiosamente coinvolgere in un gioco scenico che si è concluso, al termine rappresentazione, con un incontro “ravvicinato” nel foyer del Rossetti.

 

 

Dinosaur World Live